L’Accademia Ercolanense ritorna alla sede originaria

accademia_ercolanensePORTICI (NAPOLI) – Alla sala Cinese della Reggia borbonica di via dell’Università, sede del Dipartimento di Scienze Agrarie della Federico II, venerdì 12 dicembre si è svolta la suggestiva cerimonia della celebrazione dei 260 anni dell’Accademia Archeologica Ercolanense, fondata nel 1755 da Carlo III Borbone re di Napoli e di Sicilia tramite il suo solerte primo ministro avvocato Bernardo Tanucci al fine di illustrare e catalogare i reperti archeologici dell’antica Ercolano rinvenuti sin dal 1738 dall’ingegnere militare spagnolo Alcubierre, e poi degli scavi di Paestum dal 1750 e di Pompei dal 1748, compiuti sotto il brigadiere generale del genio militare borbonico Medrano.
I reperti dei siti archeologici campani furono raccolti nella Reggia estiva di Portici. Carlo III chiamò a sé valenti studiosi come monsignor Bayardi per illustrare i reperti e i papiri di Ercolano, che poi ne pubblicò il catalogo nella sua monumentale opera completata nel 1780. Per quanto ponderosi gli scritti di Bayardi non erano però esaustivi né il suo apporto sufficiente, tanto che il re convocò anche Giuseppe Canart per il restauro dei marmi e Tommaso Valenziani per quello dei bronzi. Antonio Piaggio ebbe invece il compito di decifrare i papiri di Ercolano insieme al Bayardi.
Tre anni dopo il sovrano fece istituire ufficialmente la Regale Accademia Ercolanse, sotto il presidente Benardo Tanucci. Era composta da 15 membri tra consiglieri, il Bayardi stesso, e filologi, come Alessio Simmaco Mazzocchi, Giacomo Castelli, Salvatore D’Aula, Pasquale Carcani, Pasquale Grassi conte di Pianura, Girolamo Giordano, padre Francesco Maria Maurugi, padre Somasco Maria Della Torre, direttore dellalreal Stamperia di Napoli, lo scrittore e storico abate Ferdinando Galiani, Mattia Zarillo,lo scrittore Francesco Maria Valletti e il barone Domenico Ronchi.
Segretario perpetuo dell’accademia fu il Valletta, ma a causa della salute cagionevole fu sostituito da Pasquale Carcani. Venuti a mancare due membri, furono sostituiti dal marchese Berardo Galiani e Giovan Battista Basso Bassi.
Il re vedendo che i lavori di Bayardi andavano a rilento e che in 10 anni non era riuscito a decifrare i papiri perché non riusciva a svolgere i rotoli in parte carbonizzati senza disntegrarli, chiese aiuto a Raimondo de Sangro perché intervenisse con l’uso dei suoi ritrovati alchemici.
Infine nel 1758 invitò Winckelmann per supportare gli studiosi. Il noto archeologo ritornò a Napoli su invito dell’ambasciatore inglese lord Hamilton, anch’egli archeologo dilettante e appassionato vulcanologo, ma non riuscì comunque a svolgere i papiri e fu allontanato dalla Reggia.
Regnante Ferdinando IV, il ministro del Portafoglio di Casa Reale e degli Esteri Domenico Caracciolo il 15 aprile 1787 nominò nuovi membri dell’Accademia Ercolanense:  Francesco La Vega, Emmanuele Campolongo, Saverio Gualtieri, Michele Arditi, Pasquale Baffi, Andrea Federici, Domenico Diodati, Saverio Mattei, Carlo  Rosini,  Francesco Daniele e il nuovo segretario perpetuo Gaetano Rinforzi Carcani, figliastro del defunto già segretario, succedendo a Giovan Battista Basso Bassi.
il 10 maggio del 1787 fu approvato lo statuto sociale dell’Accademia. Nel 1792 per i decessi di alcuni soci, subentrarono Michele Arcangelo Lupoli, Vincenzo Cala, il marchese Filippo Mazzocchi, nipote di Alessio Simmaco. Le riunioni continuarono anche nel periodo murattiano, quando re Gioacchino diede notevole impulso agli scavi archeologici regolari di Pompei e alla decifrazione dei papiri ercolanensi con l’ispettore generale di Pubblica Istruzione, il canonico Andrea de Iorio da Procida, famoso letterato e archeologo, che scrisse molti trattati sui ritrovamenti.
Nel 1816 l’Accademia Ercolanense fu ripristinata da Ferdinando I con presidente lo storico Scotti, noto erudito e direttore della Real Biblioteca di Palazzo Reale, prefetto della biblioteca universitaria e di quella militare di Castel Nuovo, nonché direttore generale di Pubblica Istruzione.
Nel 1884 per la prima volta una donna, la principessa Enrichetta Capecelatro, erudita e letterata, divenne membro dell’Accademia.
L’Accademia Ercolanense dopo l’unità italiana decadde gradualmente e con la prima guerra mondiale fu definitivamente chiusa.
Rifondata il 13 dicembre del 1996 su iniziativa del dottor Aniello De Rosa, qualche anno dopo l’Accademia istituì il Premio Euromediterraneo.
Il primo studioso ad essere insignito nel 2006 fu il ministro italiano Luigi Nicolais per la Ricerca e Innovazione. Nel 2007 il Premio toccò all’ammiraglio Roberto Cesaretti, comandante generale delle Forze NATO in Europa.
Nel 2008 e 2009 furono coinvolti i dottorati di ricerca dell’Università Federico II e della S.U.N., assegnando il premio nel 2008 al Magnifico Rettore Guido Trombetti e nel 2009 al suo omologo Francesco Rossi. Nel 2010 il premio andò al cardinale S.E. Crescenzio Sepe.
La sede dell’Accademia dal 1996 al 2013 fu ad Ercolano in Villa Aprile di corso Resina.
Nel 2011 l’Accademie Ercolanense si adoperò per il gemellaggio con la Cina nel campo dei dottorati di ricerca archeologica comparata.
Nel 2012 il Premio Euromediterraneo toccò al professore Paolo Masi, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie e nel 2013 a Pietro Grasso, presidente del Senato.
Nel 260esimo anniversario della sua fondazione, l’Accademia Ercolanense ha insignito del Premio il professor Luigi Carrino, presidente  del C.I.R.A. (Centro Italiano Ricerche Aereospaziali).
Un premio speciale è andato anche a David Woodley Packard, il mecenate americano che dal 2013 sostiene gli scavi di Ercolano.
La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco di Portici Nicola Marrone, del sindaco di Ercolano Vincenzo Strazzullo, oltre a numerose autorità civili e militari.
Dal 13 dicembre 2014 la sede dell’Accademia Ercolanense è ufficialmente ritornata nella sua sede originaria della Reggia borbonica.
Nell’occasione sono stati messi in visione a Villa Savonarola di corso Garibaldi, sede della Biblioteca comunale di Portici, libri pregevoli del ‘700 e dell’800 appartenenti all’antica Accademia, datati 1755 al 1798 e le Memorie – dal 1809 al 1867 in particolare – con copertine di cuoio, finemente rilegate.

Michele Di Iorio