NAPOLI – L’ Associazione Culturale “Napoli Centro Storico“ , con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura ed al Turismo del Comune di Napoli, ha organizzato alla Chiesa di San Severo al Pendino di via Duomo un incontro sulla Prospettiva nella pittura Napoletana che si terrà Sabato 29 novembre alle 17.
Nell’occasione verrà presentato il libro di Adriana Dragoni “Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte Napoletana” nel quale l’autrice descrive una teoria affascinante sull’uso della prospettiva in funzione della dimensione spazio – tempo.
Lo Speaker ha incontrato Adriana Dragoni per parlare del libro.
Da quale esperienza personale nasce l’idea di questo libro?
Dal mio sconcerto riguardo l’accusa fatta ai vedutisti napoletani di fare errori di prospettiva, dovuto alle seguenti osservazioni: la facilità dell’applicazione della prospettiva – quella per antonomasia, cioè la toscana – che contrasta con la sapienza di una città, Napoli, che ha la più lunga continuità storica nel mondo occidentale. Roma divenne una città di preti e poi luogo di contadini durante il trasferimento del Papato ad Avignone e Atene divenne per secoli villaggio islamico.
È nata anche dalla conoscenza delle pitture conservate nel Museo Archeologico napoletano che dimostrano la perizia artistica e la realizzazione di una prospettiva anomala. Una ribellione che esprimevo, appena ventiduenne, nella mia tesi di laurea, all’affermazione del famoso critico Roberto Longhi che l’unica lecita visione realistica fosse la realizzazione della «scatola chiusa del mondo». E poi l’esame sostenuto all’università su “La prospettiva come forma simbolica” di Erwin Panowski.
Quali sono le principali scuole pittoriche che si sono sviluppate in Italia?
La scuola toscana, romana, lombarda ecc. Su tutte prevale la scuola toscana, che basa la sua superiorità sulla invenzione della prospettiva, su cui sono stati fondati i canoni estetici classici, come la centralità, la simmetria ecc. Firenze ha così ha, da secoli, il primato nell’arte, nell’artigianato e un ottimo posto nel turismo.
In che misura hanno influito le varie scuole europee nel vedutismo Napoletano?
Non ravviso influenze straniere sul vedutismo napoletano, piuttosto una napoletanizzazione dei pittori stranieri.
Come potrebbe essere valorizzato il patrimonio artistico di Napoli?
I critici stabiliscono il valore dell’arte. Finora, a proposito dell’arte napoletana hanno parlato di arte romana per le pitture pompeiane ed ercolanesi, arte giottesca per le pitture dopo il 1200, arte fiamminga per quelle del 1400, arte caravaggesca per quelle del 1600 e poi arte attardata oppure … finalmente europea!
Il libro “Lo spazio a 4 dimensioni…” rivendica e scopre l’identità napoletana sin dalla Neapolis magnogreca. Infatti quelle definizioni sono smentite dalle pitture del Museo Archeologico, simili a quelle che si dipingevano, all’epoca, anche a Napoli.
Se, come affermò Kant, lo spazio e il tempo sono le forme del nostro pensiero, la scoperta della prospettiva spazio-tempo afferma l’identità della civiltà napoletana, di cui l’arte è espressione.
Da qui, come afferma Vincenzo Pacelli nella presentazione del libro, potrà realizzarsi una valorizzazione dell’arte e dell’artigianato napoletani del passato e del presente. Nonché un incremento del turismo nella nostra città e una correzione dei piani urbanistici cittadini.
Inoltre possiamo osservare che la prospettiva toscana, che si basa sulla concezione ormai obsoleta dello spazio a 3 dimensioni, oggi si è estremizzata portando ciascun uomo a sentirsi autorizzato all’egoismo più gretto, anche nei confronti della natura.
La prospettiva napoletana si basa invece su una concezione più ampia e più adatta a comprendere il mondo attuale. Forse è proprio ciò che può sanare la crisi della civiltà occidentale.
Antonio Vitale