Il sogno meraviglioso di Pietro Nardiello

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pietro nardielloNAPOLI – Nel foyer del teatro Bellini di Napoli, lo scorso 20 novembre, Pietro Nardiello ha presentato il suo nuovo libro “Un sogno meraviglioso” della Grauseditore. All’evento hanno partecipato l’autore; lo scrittore e critico letterario Silvio Perrella; la psicologa Eva Monteforte; la docente di letteratura Renata Scielzo. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Armida Parisi. La presentazione, inoltre, è stata impreziosita dalla lettura di alcuni brani del romanzo curati dall’attore Nello Mascia, ospite d’eccezione, e dagli interventi musicali in tema realizzati da Imma Russo, mezzosoprano e Ignazio Scassillo, cantautore.
L’autore in “Un sogno meraviglioso” racconta la sua vacanza a Soverato, in provincia di Catanzaro, insieme ad un gruppo di amici nel camping “Le Giare”. Quel camping che tra la notte del 9 e 10 settembre 2000 venne completamente distrutto dall’alluvione causata dallo straripamento del torrente Beltrame che sorgeva vicino, provocando la morte di 13 persone di cui un corpo mai ritrovato. Si tratta di una “tragedia annunciata” di cui nessuno ha voluto assumersi la responsabilità, la cui verità è emersa in un processo con tre condanne. Il volume è un viaggio nei ricordi, nel profumo di una clima goliardico e vacanziero, nella nascita di un amore. Infatti è proprio nel camping che Pietro Nardiello conosce Marilena, divenuta poi sua moglie.
Nel suo libro, Nardiello ha voluto restituire a “Le Giare” il volto umano che la tragedia gli ha rubato nei fatti e nell’immagine collettiva, recuperando la memoria affettiva di quello che fu “un sogno meraviglioso”. Magicamente, così il camping si ripopola di vacanzieri, di giochi estivi, balli, canzoni, falò sulla spiaggia e di un giocoso trenino che trasportava i turisti dal campeggio al mare. “Il campeggio è un luogo semplice ma magico, al quale è facile affezionarsi. Una famiglia che cresce ed aumenta. Un temporale vissuto insieme, una canzone o una foto sbiadita. Il campeggio è una favola a lieto fine, quel luogo che si racconta ai bambini, che c’era una volta, tanto tempo fa. L’isola che, in inverno, non c’è”. Rilevante e penetrante è il contatto che l’autore ha con i luoghi tramite uno spirito percettivo acuito, scoprendone il grande patrimonio naturalistico, archeologico, culturale e religioso. Scoprendone gli odori dei prodotti alimentari tipici.
Di grande suggestione è il racconto della processione della “Madonna a mare” e d’immensa delicatezza è la preghiera ritrovata in una chiesetta: espressioni di “un piccolo mondo antico” prezioso e nascosto. In questa dinamica tra uomo e ambiente l’autore denuncia gli aspetti negativi che impediscono a questa terra di decollare, a cominciare dall’autostrada Salerno-ReggioCalabria dagli ammodernamenti mai realizzati “il “più lungo corpo del reato” d’Italia fatto di scandali, morti ammazzati, appalti truccati, cantieri finti, calcestruzzo impoverito, promesse elettorali, tangenti, infiltrazioni camorristiche e ‘ndranghetiste e di politici interessati alla deviazione del percorso per contentare i propri bacini elettorali”. E ancora, gli incendi dolosi, l’abusivismo edilizio, un turismo non valorizzato, “un territorio a grave rischio idrogeologico, in cui la natura ha dimostrato di sapersi riprendere quello che l’uomo le ha sottratto”. Ciò svela una politica corrotta, uno Stato assente e un popolo che si accontenta, che non vuole vedere oltre l’orizzonte.
Renata Scielzo ha osservato: «L’aspetto sociale e l’accusa si legano tra loro, mescolandosi e creando una denuncia elegante, sobria. Un libro catartico che offre lo spaccato sociale di un’Italia degli anni ’90 e che è mosso da un grande atto d’amore e coraggio da parte dell’autore. Atto d’amore per la compagna e per la Calabria. Il caso fa nascere la storia d’amore, ma non è il caso che induce il disastro, invece frutto dell’egoismo umano, e rilevante è ricordarne la memoria.” La narrazione è tracciata con la penna della semplicità e della quotidianità, ma anche con rispetto e poesia consentendo al lettore di vivere sulla pelle le sensazioni trasmesse. La lettura psicologica, vagliata da Eva Monteforte, ha evidenziato “quanto nel dolore si senta l’esigenza di condividere la propria esperienza. Nel raccontare i momenti gioiosi trapela uno lo sguardo triste del narratore, ma anche un senso di colpa a causa di ciò che è avvenuto. Nel volume, quindi è presente una dissociazione tra sogno (amore e gioia) e incubo (la tragedia)».
«Tragedia che violenta l’armonia tra le voci, l’amore nascente, anche se i protagonisti si salvano», ha commentato Silvio Perrella. L’evento si è concluso con l’esposizione di 13 lumini in memoria delle vittime. Pietro Nardiello, giornalista e scrittore, ha ideato e diretto il “Festival dell’Impegno Civile”, l’unica rassegna in Italia realizzata esclusivamente nei beni confiscati alla camorra promossa dal Comitato don Peppe Diana di Casal di Principe. Tra i suoi libri “A casa del boss”, “Il Festival a casa del boss”.

Tiziana Muselli