La verità del pentito

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La verità del pentito7_nNAPOLI – All’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di via Monte di Dio, lo scorso lunedì 13 ottobre, è stato presentato il libro di Giovanna Montanaro “La verità del pentito. Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza”, con una prefazione del presidente del Senato Pietro Grasso.

L’incontro, introdotto dal referente regionale di Libera, Fabio Giuliani, è stato moderato dal giornalista Dario Del Porto.

Oltre all’autrice, sono intervenuti il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il presidente onorario della Federazione delle Associazioni Antiracket, Tano Grasso e il sociologo Isaia Sales.

La sociologa Giovanna Montanaro è stata consulente della Commissione parlamentare antimafia, e già da molti anni si occupa di temi inerenti le questioni di criminalità organizzata, in particolare interrogandosi sul rapporto tra mafie ed istituzioni e sui casi di pentitismo.

Il suo  ultimo lavoro, edito da Sperling e Kupfer, contiene le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, dettagliatamente riportate, al fine di stabilire una connessione tra le stragi e gli efferati delitti di mafia, che hanno violentemente scosso il nostro paese, in particolare riguardanti le stragi del ‘92-‘93,  che costarono la vita, tra le altre vittime innocenti, ai giudici Falcone e Borsellino.

In questo libro, a partire dai numerosi dettagli forniti dall’ex mafioso, riscontrati e vagliati dagli inquirenti, l’autrice ripercorre il corso lineare degli avvenimenti, ricostruendo l’effettiva versione e successione dei fatti.

L’unicità del caso di Gaspare Spatuzza sta nella sua scelta di diventare collaboratore di giustizia in seguito ad un ripensamento sulle sue azioni delittuose unitimante a una profonda conversione religiosa.

Killer siciliano della famiglia mafiosa di Brancaccio, Spatuzza è stato coinvolto in tutte le stragi compiute dal 1992 al 1994, come nell’uccisione di Don Puglisi, e nel rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Arrestato il 2 luglio 1997, dal 2008 Spatuzza ha scelto di collaborare con la giustizia e di contribuire a chiarire alcuni precedenti casi giudiziari, con l’apporto delle sue rivelazioni. Nel 2011 è stato definitivamente ammesso nel programma speciale di protezione.

Attualmente le sue affermazioni sono ritenute tutte valide ed hanno contribuito ad approfondire e a riconsiderare le stragi passate, come quelle di Capaci del 23 maggio 1992 e di via D’Amelio del 19 luglio 1992 consentendo di riscrivere in alcuni tratti la storia giudiziaria e portando alcuni innocenti che erano stati precedentemente condannati ad essere scagionati.

 «Spatuzza ci dice qualcosa che va oltre il procedimento giudiziario. E’ uno dei pochi casi – ed è questa la ragione che mi ha intrigato nel libro della Montanaro –  in cui la collaborazione con lo Stato è successiva ad un serio ravvedimento della propria coscienza. È il risultato di una rielaborazione morale. Uno dei protagonisti di alcuni episodi più efferati messi in atto in Italia, ha messo in discussione la sua appartenenza all’organizzazione mafiosa e a quel mondo» ha commentato Tanio Grasso.

La sociologa Giovanna Montanaro ha potuto intrattenere, a ragione del suo instancabile desiderio di fare luce su alcuni degli episodi più drammatici della storia del nostro Paese un lungo ed esclusivo colloquio con Gaspare Spatuzza, che precedentemente aveva negato di poter collaborare con i giornalisti finché il suo processo non fosse stato portato a termine, garantendo, grazie ad ulteriori studi e confronti, la veridicità delle confessioni del pentito.

«Oggi possiamo dire che Spatuzza ha detto la verità –  ha affermato Isaia Sales -Come si legge nel libro di Giovanna Montanaro, dice tutto quello che sa, ma non una parola in più. Dicendo quello che sa, egli ne esce devastato. Egli rappresenta l’unico caso in cui il termine “pentito” può coincidere con quello di “collaboratore di giustizia”. In questo caso, è il movente a colpirci. Non è escluso che ci sia una motivazione di volersi rifare una vita ad una cinquantina d’anni, ma sappiamo che, principalmente, la sua decisione scaturisce da motivazioni più forti e da un’inaspettata adesione alla fede cristiana».

La verità del pentito

Francesca Mancini