Donna Marianna, ‘a cap‘e Napule

donnaMariannaNAPOLI – Pulsa il sangue nelle vene della città, percorre le strade antiche, s’insinua nei vicoli più nascosti e lontani.

La città partenopea  non è solo bollore di rossa passione, lava del Vesuvio. È anche strega dalle arti magiche ed esoteriche nel silenzio delle cappelline votive dove ardono i ceri per il culto dei morti e nelle falci di luna degli spiriti erranti.

È poesia di mare, d’azzurro e di sole che si respira insieme alla lucentezza delle onde e al profumo inebriante della salsedine.

Donna Marianna, ‘a Cap‘e Napule, ne rappresenta l’anima e il simbolo della storia: è una scultura di un capo femminile con un’acconciatura di capelli risalente all’epoca greca.

Un tempo la statua era posta nelle vicinanze di piazza Mercato; attualmente è collocata sullo scalone di Palazzo San Giacomo, sede del comune di Napoli.collocazione della statua nel municipio di napoli

Gli scrittori Carlo Celano e Giovanni Antonio Summonte nei loro libri, rispettivamente “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli” e “Dell’historia della città e regno di Napoli” attribuirono la testa marmorea ad un’antica statua di Parthenope, la sirena fondatrice di Neapolis la cui presunta tomba si troverebbe sulla collina di Sant’Aniello, a Caponapoli. Altri studiosi affermano che la scultura rappresenti la dea Afrodite venerata in un tempio di epoca romana.

Nel corso del tempo è stata oggetto di molti restauri, spesso discutibili, a seguito di numerosi atti vandalici. Venne mutilata per la prima volta del suo naso durante i moti insurrezionali guidati da Masaniello, danneggiata durante la Repubblica Partenopea del 1799 e durante la II guerra mondiale, quando piazza Mercato divenne un obiettivo per i bombardamenti.

Alessandro di Miele, ricco napoletano, ritrovò la statua abbandonata in piazza Mercato e la fece mettere su una base di piperno collocandola nei pressi della chiesa di Sant’Eligio. Nel 1879 Donna Marianna”ebbe ricostruito con perizia il naso riacquistando il suo aspetto originario.

Nel 1961 entrò a far parte della collezione del Museo Filangieri per poi essere trasferita definitivamente a Palazzo San Giacomo. Alcuni anni dopo fu posta una copia della statua originale nell’atrio della chiesa di San Giovanni a Mare, con l’intento di restituirla al suo quartiere natale.

Il nome di Donna Marianna probabilmente, trasse ispirazione dalla rappresentazione allegorica della Repubblica Francese di una giovane donna chiamata Marianne.

Un’altra teoria invece sostiene che il nome le fu dato nell’800 quando la scultura venne posta  davanti alla chiesa di Santa Maria dell’Avvocata dove era custodito un busto della Santa celebrato durante la festa di Sant’Anna. Dall’analogia tra i nomi Maria e Anna sarebbe nato il nome Marianna. Infatti, nella festività di Sant’Anna le fanciulle avevano il compito di adornare ‘a Capa ‘e Napule di fiori e nastri, rendendole omaggio con delle danze.

Inoltre, la scultura ha ispirato il goliardico popolo napoletano che alla vista di una persona con la testa grossa, ha dato origine al detto «Me pare donna Marianna ‘a Cap‘e Napule!»

Si racconta che il giornalista Giovanni Artieri, con l’archeologo Amedeo Maiuri ed  Augusto Cesareo, giornalista e paroliere della fortunata canzone “Luna Caprese, giunsero in piazza Mercato per sincerarsi dei danni causati dai bombardamenti e al posto della statua di “Donna Marianna” trovarono solo un piedistallo.

Una bella napoletana dagli splendidi occhi neri vedendoli aggirarsi tra le macerie, disse loro: «Donna Marianna nun ce stà cchiù, s’à so’ purtata stammatina. Mo ce sto io» (Donna Marianna non c’è più, se la sono portati via stamattina. Adesso ci sono io)

Donna Marianna, ‘a capa ‘e Napule
Donna Marianna, ‘a cap‘e Napule

 Tiziana Muselli