L’antica sede templare di Napoli

Di Iorio e MirielloNAPOLI – Grande successo dell’evento di presentazione sul ritrovamento dell’antica sede templare, del Cammino simbolico di Santiago di Compostella e del significato delle croci rinvenute sul camminamento di ronda del Maschio Angioino che si è svolto martedì 6 maggio  al Palazzo comunale di San Giacomo.
L’interessante dibattito, promosso dalla ricercatrice Laura Miriello, prolungatosi per più di quatto ore, ha visto la sala colma di 155 persone, tra cui il Gran Maestro Templari e il Gran Cancelliere d’Italia, ben quattro assessori comunali, otto giornalisti italiani nonché sei corrispondenti di giornali esteri.
Alla presentazione sono intervenuti,oltre alla dottoressa Miriello, lo storico e scrittore Michele Di Iorio, Antonello Ventre, Tullio Pojero, direttore del Dipartimento di Architettura, Francesco Vernetti, l’assessore alla Cultura Nino Daniele, Armando Pannone, ricercatore medievalista, la giornalista Fiorella Franchini e Ciro La Rosa della L.A.R.T.I.
Si è dunque discusso sugli approfonditi studi sull’importante presenza templare a Napoli iniziati tra il 1981 e il l 1993 da Michele Di Iorio e la storica Bianca Capone di Torino, poi coadiuvati da Fulvio Bramato, e quindi continuati da Carlo De Frede nel 1966 e da altri studiosi dell’Italia meridionale e ripresi dall’investigatrice storica Laura Miriello.
L’antico Ordine templare fu fondato in Francia nel 1118 da Ugo de’ Pagani in funzione delle crociate in Terrasanta. Ufficializzato nel 1128 al congresso di Troyes dall’abate benedettino Bernardo di Chiaravalle, divenuto poi santo, i Cavalieri Templari ottennero diverse proprietà su tutto il territorio italico.
Sotto il regno normanno di Napoli e Sicilia, dal 1143 i Templari ebbero commende e chiese a Trani, Molfetta e Trapani, godendo di esenzioni fiscali concesse dal papa sin dal 1139 nonché la possibilità di portare sui mantelli e tuniche, scudi la simbolica la croce rossa.
Dal 1169 i beni templari cominciarono gradatamente ad aumentare in tutto il meridione.
In Basilicata, a Matera, i templari furono presenti dal 1170, a Troia dal 1195 e a Foggia dal 1196, ad Otranto dal 1198,a Messina dal 1209 e dal 1212 a Melfi.
Federico II di Svevia favori l’Ordine dei Cavalieri Teutonici del Gran Maestro Hermanno de Salza nel 1229 espropriando ai Templari molti beni in puglia e in Sicilia, affidando nel 1141 Castel del Monte agli stessi Teutonici.
Vittorioso a Benevento Carlo I d’Angiò, i privilegi e i beni vennero restituiti ai Templari del regno di Napoli e Sicilia.
Nel 1279 Carlo iniziò la costruzione della reggia napoletana in stile gotico, il Maschio Angioino, affidando l’opera ad  architetti e maestranze  francesi; fece inoltre edificare il Complesso monumentale di Santa Chiara e la bellissima chiesa di Sant’Eligio al Mercato, che nel 1270 venne data ai Templari.
I Cavalieri avevano già una Commenda vicino la Porta delle zizze, vicino al porto, dove ora si trova la caserma Zanzur del Comando di Legione della Guardia di Finanza, già sede della Dogana vecchia.
In città i Templari costruirono due ospedali crociati per ospitare i reduci dalla Terrasanta nonché gli inferni della capitale, uno dei Cavalieri di Malta a San Giovanni a mare e l’altro dei Templari a Sant’Eligio.
Nel 1282 fu costruita l’abbazia circestense di Real valle Scafati con scorta e proprietà dei Templari di Salerno; inoltre v’erano altre proprietà a Cava de’ Tirreni e chiese e commende a Benevento, Solofra, Avellino, un grande ospedale a Capua con commenda filiale a Maddaloni.
Una presenza templare ben radicata su tutto il territorio campano, dunque, rafforzata da altre commende e fattorie ad Aversa, Casalnuovo, Marigliano, Avella, una grangia agricola a Pozzuoli e proprietà agricole fuori  la Porta Capuana di Napoli, oltrepassato il Ponte di Casanova sul fiume Sebeto ed un’altra sulla strada che va verso a Pomigliano d’Arco, nell’attuale cimitero di Poggioreale. Infine il castello di Cicciano, a protezione dei poderi agrari e delle chiese dell’agro nolano.
Una presenza dell’Ordine del tempio tanto significativa che nel 1295 il Gran Maestro Jaques de Molay dell’ordine mondiale templare venne da Cipro a Napoli al Maschio Angioino per il conclave che elesse papa il cardinale Caetani con il nome di Bonifacio VIII, soggiornando nella domus templare vicino al porto.
Bonifacio VIII donò ai Templari il convento di Torremaggiore in Puglia; il 27 agosto proprio da Castel Nuovo il re inviò la lettera di notifica della donazione disponendo davanti a lui che fra Guilinus, luogotenente di de Molay, presti il giuramento come nuovo Gran Precettore del Tempio di Napoli e Sicilia. Re Carlo esentò inoltre i Templari da qualsiasi imposta regia.
Intanto da Parigi cominciavano ad incombere le minacce oscure sull’Ordine del re Filippo il Bello: pressato dai debiti, diede inizio alla terribile persecuzione dei Templari al fine di impadronirsi del loro inestimabile tesoro.
I Cavalieri templari prevennero il tentativo, dividendo il tesoro in più parti e nascondendolo insieme all’archivio in diversi luoghi segreti.
il 10 settembre 1307 de Molay ebbe notizia che l’archivio e gran parte del tesoro erano in salvo; gli arresti  dei Templari cominciarono il 13 ottobre 1307 con quello di de Molay e di molti dignitari del Tempio; vennero atrocemente torturati, ma pochi parlarono del segreto del tesoro.
La persecuzione si allargò in tutt’Europa, giungendo anche nel regno angioino, dove l’autorità regia, dovendo uniformarsi alla volontà della corte di Francia, sequestrò i beni templari, sebbene in parte poi fossero restituiti loro per altre vie.
Per ritornare al Maschio Angioino, caduti i francesi salirono al trono gli Aragonesi; nel 1459 re Ferrante volle completare Castel Nuovo. Fece venire a Napoli Guglielmo Sagrera da Majorca, al suo seguito v’era Matteo Forcimanya, alla cui opera si deve l’Arco di Trionfo, cui lavorò anche Pietro De Martino da Milano e il grande dotto ermetico Leon Battista Alberti.
L’epigrafe latina augurale per re Alfonso venne dettata da Antonio Beccadelli il Panormita, altro ermetista famoso dell’Accademia Antoniana, poi detta Pontoniana, di Napoli.
A quest’epoca degli artisti catalani risalgono probabilmente le croci rinvenute sul camminamento di ronda del Castello. Certamente ispirate da quelle del  cammino di Santiago di Compostella, percorso di sacrificio e di devozione tra Francia, Spagna e Catalogna, che però secondo il piano di salvezza del tesoro templare non finiva però  a Santiago ma a Tomar, in Portogallo.
Da lì proseguì poi per il sud Italia: le croci del Maschio Angioino riportano la continuazione del grande segreto del tesoro templare, passato agli spagnoli e catalani del neoordine templare di Montesa e poi condiviso con i neotemplari portoghesi di San Cristobal tra 1312 e 1319.
Il segreto probabilmente fu portato da quei luoghi e scolpito sul camminamento di ronda del Maschio Angioino tra 1443 e 1459; il codice contenuto nelle croci fu decifrato da Tommaso Campanella quando vi era prigioniero nel 1591 e ricomposto nel suo libro Utopia o la Città del Sole del 1602.
E la ricerca continua ad opera di appassionati studiosi, che investigano storicamente sui Cavalieri Templari, dispersi, torturati, ma mai scomparsi né domi, alla ricerca del tesoro soprattutto dei loro alti ideali. E proprio qui, a Napoli.
Lo Speaker ha incontrato l’assessore comunale alla Cultura Nino Daniele che ha sottolineato: «La scoperta delle incisioni con i simboli dei Cavalieri Templari nel Maschio Angioino è l’ulteriore conferma di quanti segreti e di quanti misteri ancora custodisca il Castello, un vero scrigno di tesori di cultura e di arte che ha attraversato tante epoche della storia della nostra città e di molte di esse, anche di quelle meno note del medioevo, contiene al suo interno tracce e testimonianze.
Ringrazio Michele Di Iorio e gli altri ricercatori per il lavoro che hanno compiuto e sono certo che i loro studi potranno contribuire non solo a gettare nuova luce sulla storia di Napoli, nei suoi rapporti col Mediterraneo e con l’Europa, ma accrescere ancora di più il fascino e l’interesse della nostra città per visitatori e turisti di tutto il mondo, certi che ogni visita a Napoli potrà riservare loro inattese e stupefacenti scoperte».