Primo Maggio, Pietrarsa a porte chiuse

Pietrarsa (3)PORTICI – doveva essere la giornata di libera apertura quella del Primo maggio 2014 al Museo Ferroviario di Pietrarsa, giorno scelto dai militanti del Movimento Neoborbonico per organizzare la cerimonia di commemorazione dell’eccidio di Pietrarsa, avvenuto nel 1863, ma così non è stato, e i numerosi visitatori accorsi hanno trovato solo porte chiuse.
L’associazione culturale del Movimento Neoborbonico, che da anni si adopera per una rilettura della storia dell’Unità d’Italia, aveva scelto proprio il giorno della festa dei lavoratori per ricordare gli operai uccisi dai soldati dell’esercito “sabaudo” durante uno sciopero nello storico ex stabilimento ferroviario del Regno delle Due Sicilie, voluto da re Ferdinando II di Borbone.
Il manifesto ufficiale dell’evento annunciava l’apertura del Museo con ingresso libero proprio in occasione della cerimonia commemorativa, ma contrariamente a quanto annunciato i visitatori accorsi hanno ricevuto l’amara sorpresa di trovarlo chiuso: l’impossibile quindi accedere ai padiglioni ove sono conservate le antiche locomotive.
Infatti il sito di Pietrarsa è rimasto aperto giusto il tempo necessario per lo svolgimento della commemorazione, dopo di che i pochi addetti alla vigilanza hanno dovuto invitare l’utenza accorsa a lasciare il sito, con sommo disappunto da parte dei visitatori delusi.
Petrarsa (2)Il Real Opificio di Pietrarsa, tra le prime officine d’Europa per la costruzione di locomotive a vapore, conobbero il loro declino pochi anni dopo l’unità del Regno d’Italia; con la cacciata dei Borbone lo stabilimento di Pietrarsa passò nelle mani della famiglia reale dei Savoia – lo stesso destino che hanno conosciuto tutti gli altri beni immobili borbonici – che da subito attuarono una politica di lenta e progressiva diminuzione di produzione delle officine a favore delle industrie settentrionali dell’Ansaldo, nelle quali venne concentrata la maggior parte della produzione ferroviaria.
Fino a che il sito, oramai dequalificato, venne svenduto ad un imprenditore privato, tale Jacopo Bozza, che attuò subito una drastica politica di riduzione aziendale che portò al dimezzamento degli 850 operai originari.
La situazione degenerò il 6 agosto del 1863, quando gli operai decisero di unirsi in sciopero per protestare contro i licenziamenti e il notevole ritardo del pagamento degli stipendi. Le tensioni furono tali che i proprietari del sito chiesero con urgenza l’intervento di un contingente dell’esercito per “mettere ordine” nello stabilimento, e fu così che durante una violenta carica del plotone dei bersaglieri accorso al sito rimasero uccisi gli operai, e vi furono una ventina di feriti.
PietrarsaL’evento del Primo maggio 2014 poteva essere una buona occasione sia storica che culturale se il pubblico accorso alla manifestazione fosse stato accolto in un Museo aperto, cosa auspicabile in una tale data dove quasi tutti i musei e i monumenti del capoluogo sono aperti al pubblico in vista del Maggio dei Monumenti; invece è stata una occasione mancata.
I cancelli dello stabilimento di Pietrarsa si sono chiusi subito dopo la commemorazione, lasciando un diffuso senso di desolazione che oramai caratterizza da mesi l’adiacente ferrovia “deserta” a causa dell’interruzione delle corse causate dal parziale crollo di Villa d’Elboeuf dello scorso febbraio, che ci ha lasciato una tratta ferroviaria “morta”, quella che è la prima d’Italia e la terza in Europa.
Oramai il treno non passa più per Pietrarsa.Pietrarsa (1)
 
 
 
 
 
(Foto by Francesco Bartiromo)

Francesco Bartiromo