Pane, amore e … salame

SHITZ - un momento dallo spettacolo (ph Wanda Perrone Capano)NAPOLI – Arriverà al Teatro Elicantropo giovedì 24 aprile 2014 alle 21 c onrepliche fino a domenica 27, la compagine Idiot Savant/Ludwig con il deridente Shitz – Pane, amore e…salame, tratto da un testo del drammaturgo israeliano Hanock Levin, spettacolo che ha esordito alla XIV edizione del Festival Primavera dei Teatri e vincitore del premio speciale della giuria critica al Festival Scintille di Asti e il premio per il miglior spettacolo di prosa al Festival Spoletopen.
Idiot Savant si è formata nel 2010 con alcuni allievi della scuola del Piccolo Teatro di Milano. La compagnia teatrale prende il nome da un paradosso: la medicina definisce Idiot Savant individui che, in concomitanza con un ritardo mentale dovuto a malattie, presentano paradossalmente dei veri e propri talenti che spesso appaiono all’improvviso, inspiegabilmente. 
Shitz racconta la storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea che si presenta al pubblico con un irriverente cinismo, un distacco grottesco, che paiono delinearne i componenti con tinte fumettistiche e irreali.
Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro, per la propria realizzazione, che far sposare la figlia Shpratzi.
Finalmente, a una festa, l’emarginata Spratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi.
Dopo i festeggiamenti folli ed estenuanti del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti, che trascinerà sardonicamente la famiglia da un’illusoria meritata felicità agli abissi dello sconforto.
Il pane e salame del titolo rimandano al pretesto del cibo, che rappresenta la cupidigia e l’avidità e crea conflitti in famiglia, al collasso quando arriva l’intruso, nel più classico dei modi.
Una satira che condanna l’inanità di ogni voracità umana: la sete del palato, quella di potere, quella di affermazione del proprio Io (non insieme agli altri, ma attraverso gli altri).
Un cabaret sfigato, recitato senza vittimismo: ciò che fa tanta pena è la grande convinzione di poter realizzare i propri intenti, riempirsi di desideri fino a scoppiarne.
Né l’amore né l’odio riescono a vincere in questa commedia: non c’è sentimento, ma solo fame. Una fame che lascerà, però, insaziati tutti i suoi protagonisti.
Il testo di Levin, tradotto da Matthieu Pastore, riadattato e diretto da Filippo Renda, analizza questa situazione con sguardo satirico, criticando gli istinti spesso bassi e deplorevoli che muovono la società.
La scenografia essenziale e i costumi umili rappresentano la povertà d’animo dei personaggi, e gli attori interpretano dei caratteri grotteschi e quasi bestiali, rivolti esclusivamente al guadagno e all’ingordigia.
Dalla nazionalità  dell’autore deriva il sottile umorismo yiddish che percorre lo spettacolo, e dalla creatività della compagnia Idiot Savant/Ludwig nasce il riadattamento musicale delle scene tragicomiche che lo animano.
La famiglia Shitz è interpretata da Mauro Lamantia, Laura Serena, Matthieu Pastore, Giuseppe Salmetti; l’accompagnamento alla chitarra è di Giuseppe Barbaro.
Nonostante tutto gli attori non recitano la mostruosità: si limitano – e niente può essere più limitante – ad essere ingoiati dal loro istinto di sopravvivenza, mal digeriti e rigurgitati in una realtà contorta che li deforma e, da spettacolari, li rende scandalosi.
I personaggi subiscono, nella loro “corsa alla pancia piena” un imbruttimento progressivo che li farà sembrare, causa la loro spietata necessità di giustificare la proprio esistenza, dei mostri di egoismo.
(foto by Wanda Perrone Capano)