Cos'è la storia

Cos'è la storiaÈ il passato che ritorna.
La storia, da sempre tramandata alle future generazioni, è sempre scritta dai vincitori, mai dai vinti.
La storia è vera o falsa, che a dir si voglia,  e può anche far male.

La storia che ho ascoltato, letto, studiato in gioventù, mi è stata tramandata anche da gente comune, come l’ha vissuta e sentita raccontare a sua volta.

Ciò di cui parlo non è una novità ma un’analisi del tutto personale, un’autentica riflessione su alcuni fatti successi in Italia e nel mondo contemporaneo.
Sono anni che penso di scrivere qualcosa su quanto successo prima che nascessi.
È un pensiero che riguarda il popolo ebreo, la loro sofferenza, il loro peregrinare, sempre maltrattati, sempre perseguitati.
«Il Suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli», dissero i loro avi quando crocifissero Gesù. Mai a parer mio tanta profezia si è dimostrata vera.
Negli anni ho letto vari testi riguardanti la storia della guerra, in cui campeggiavano i due più noti persecutori d’ebrei e altre genie europee.
Il libro Treblinka narra del famoso campo di sterminio nazista in Polonia. Questo testo mi ha dato una visione completa delle indicibili persecuzioni subite dal popolo eletto.
Il popolo ebraico ha radici profonde, più di 3000 anni, ed è associato a noi cristiani da una fratellanza di fondo.  Da duemila anni noi cristiani lo perseguitiamo, non ci ricordiamo più che sono i nostri fratelli maggiori, che Gesù nostro Signore era uno di loro.
Hitler, il führer tedesco, dominatore della scena durante la prima metà del secolo scorso, covava verso questo popolo un odio particolare. Pare anch’egli in realtà fosse ebreo, e anche la sua compagna Eva Braun: è stato scoperto di recente dall’analisi genetica fatta su un suo capello.
Che l’abbia mandato Dio a perseguitare la sua gente, a rinnovare la memoria di quelle fatidiche frasi? Non credo proprio. Non vedo un Dio persecutore.
L’animo umano non è perfetto, spesso giudica i fatti, emette sentenze, non ricordandosi d’essere solo una piccola formichina nel cosmo.
In quel periodo non c’era solamente Adolf Hitler ad avercela con il popolo eletto. Il compagno Joseph Stalin, tiranno del popolo russo, anch’egli vissuto nello stesso cruciale periodo, non ha poi tanto scherzato con gli Ebrei. Le voci che circolano in ambito internazionale affermano che ne abbia fatti ammazzare quasi nove milioni.
Mi duole se sbaglio di qualche migliaio, ma gli Ebrei fatti liquidare da lui non sono mai stati ricordati ufficialmente; eppure fanno parte della storia degli eccidi, delle famose distruzioni di massa, ordinate da un tiranno vincitore, ma non valgono per la storia, sopratutto per gli storici indottrinati politicamente.
Le giovani generazioni non dovevano sapere, neppure immaginare che anche il comunismo russo è stato un massacratore d’Ebrei. Gli avvenimenti scritti dai vari storici di parte che seguono il vincitore, dovevano passare tutti sotto mentite spoglie.
Hitler, naturalmente perdente nel conflitto internazionale, era e doveva a tutti i costi essere il solo criminale colpevole  di eccidi e distruzioni. Americani, Inglesi, Francesi ed altri partecipanti al conflitto mondiale, risultati vincitori assieme alla grande Russia, finsero di non sapere delle epurazioni staliniste.
Neppure dagli occidentali gli Ebrei erano granché ben voluti, per lo più erano, e tuttora sono, i più ricchi al mondo, quindi i più invidiati ed odiati fra il genere umano. Il Dio Denaro non perdona.
Stalin ha soppresso, o per così dire fatto eliminare, circa 9.000.000 e più di sionisti; oltre a questi, anche circa 21 milioni di russi, suoi compatrioti, per un totale di 30 milioni di persone, ma  non bisognerebbe mai dirlo. Tutto è stato tenuto seminascosto fino alla sua tragica fine, e anche dopo per molto tempo.
Non vorrei che i numeri svilissero il mio pensiero, ma fra questi vi erano donne, bambini, vecchi, uomini, innocenti, villaggi e città intere che si dimostravano contrari al sistema, pertanto fatte scomparire per ordine del compagno Joseph.
Così narra la storia, raccontata da chi l’ha vissuta e dai pochi storici sfuggiti alla censura politica protettiva degli Stati alleati.
Dovremmo  rammentare  ed onorare nel giorno del ricordo – anche noi italiani – la storia, dei nostri connazionali, compagni  indottrinati al comunismo, che volendo viverlo in prima persona, si sono trasferiti in Russia dopo l’ultima guerra,  accompagnati all’avventura da Togliatti Palmiro, il capo indiscusso del comunismo italiano. Sono scomparsi tutti nei vari campi di concentramento della Siberia.
Presumibilmente, vista la vera vita che si viveva in Russia, volevano ritornare a casa. Avrebbero però rotto la ferrea cortina del silenzio instaurata da Stalin, denunciando quanto avveniva allora nella grande Madre Russia comunista.
Fiduciosi nel comunismo i nostri volontari finirono tra le braccia dell’amico Stalin, il quale piuttosto che  rimpatriarli – con il tacito accordo di Togliatti – fece loro conoscere il grande nord, il freddo  dei gulag siberiani.
Naturalmente anche questo fa parte della storia Italiana, scritta ed imposta dai vincitori nazionali: con il silenzio hanno avvalorato le tesi del vero comunismo.
Tra la guerra e la fine della stessa vi è purtroppo anche la storia delle Foibe jugoslave, tenute nascoste sempre per ordini supremi dai vincitori nazionali. Eccidi resi pubblici da pochi anni, dopo che la vecchia nomenclatura comunista si era arresa all’oblio del tempo.
Centinaia di migliaia furono gli Italiani residenti in Istria e Dalmazia, precedentemente Italiane, massacrati dagli Jugoslavi neocomunisti per il possesso delle loro terre. Ora, degnamente, queste vittime hanno diritto al Giorno della Memoria, negato loro per decine di anni di complice e vile silenzio.
Ritornando alla storia riguardante i nostri fratelli maggiori, gli Ebrei, è noto – e lo hanno dimostrato i fatti del tempo – come non fossero poi ben visti da buona parte dei popoli, sia Arabi che Europei, al loro ritorno nella terra avita di Palestina, anche se per centinaia d’anni avevano vissuto in simbiosi con questi ultimi, mantenendo viva la propria identità e fede.
Chi emerge dalla quotidianità ha una marcia in più, chi sa fare i propri affari è odiato dal popolo che resta indietro. Purtroppo è lo scibile umano a far sì che l’uomo abbia a comportarsi in questo modo.
Anche Hitler e Stalin venivano da umili origini. L’avvento al potere ha fatto sbocciare in loro l’odio razziale, spingendoli ad ordinare i massacri esecrabili del secolo scorso..
Una riflessione: questi piccoli uomini nell’arco della loro vita politica divengono Grandi della Storia, se vincono, naturalmente. In caso contrario – se perdono – finiscono per esser considerati paranoici persecutori.
Alla fine sono sempre figli del popolo che li ha allattati, cresciuti ed insegnato  loro mettere una gamba davanti all’altra: che siano i predestinati o che sia colpa dei loro precettori?  Sono forse figli dell’ipocrisia che viaggia assieme all’insegnamento falsato nella forma e nella sostanza, da sempre propinataci dai mentori delle varie religioni, fautori delle  contrapposizioni dei poteri temporali del mondo?
Personalmente ritengo iniquo, falso e di parte, raccontare e scrivere solo la storia del vincitore, dimenticando lo sconfitto.  Anch’egli può avere buoni principi ed intenzioni.
Tutti siamo soggetti all’errore. Una decisione o un ordine errato ed anche il più navigato dei comandanti porta la sua nave contro gli scogli, o ad incagliarsi su  una secca.
A mio parere sono da condannare ed esecrare coloro che hanno ordinato la distruzioni di massa del popolo eletto, che hanno perpetrato crimini contro l’Umanità, ma anche i loro mentori che addestrano all’odio per l’Ebreo.
Leggendo fra le pagine che narrano dei campi di concentramento e di repressione voluti da Hitler per sopprimere Ebrei, Zingari e tutti gli altri innocenti, colpevoli solamente di non andargli a genio, il mio pensiero va agli Ebrei dei ghetti polacchi, cecoslovacchi, tedeschi, ucraini e di tutta l’Europa dell’Est, del Sud e dell’Ovest, perseguitati e mal sopportati anche dalle popolazioni cristiane del posto.
Gli Ebrei hanno dimostrato una sublime rassegnazione andando incontro alla morte, senza quasi mai ribellarsi: agnelli destinati al macello! Al pensiero mi sento partecipe per quante sofferenze, quanto male, quanto odio hanno dovuto sopportare. Mi si riempie il cuore di dolore, di compassione, di mestizia, ma anche di tanta rabbia.
È umanamente impossibile accettare la morte così senza reagire, senza colpo ferire, negando a se stessi una verità così lampante! Si può ben affermare, che gli aguzzini, sono stati aiutati a compiere il macabro lavoro dal loro atteggiamento remissivo.
Per finire, voglio rivolgere a chi leggerà questo scritto una preghiera: dobbiamo far sì che non siano dimenticate tutte le vittime cadute, torturate, offese nella loro dignità umana non solo dai Nazisti di Hitler, ma anche le vittime di tutte le religioni e razze fatte eliminare dal compagno Stalin.
(Fine prima parte)

Gilberto Frigo, l’uomo del nord