Eugenio Bennato a Villa Campolieto

Eugenio BennatoERCOLANO –  Quando la musica chiama i ribelli del Sud rispondono.
Sono state centinaia le persone accorse venerdì 28 marzo a Villa Campolieto per ascoltare la coinvolgente musica di Eugenio Bennato.
Prima tappa del Festival delle Ville Vesuviane, la residenza vanvitelliana del Miglio d’Oro in occasione del trentennale del suo restauro ha accolto fiera i suoi visitatori con un interessante visita guidata che ha preceduto l’apertura di Questione Meridionale, emblematico titolo del concerto di Bennato accompagnato dal basso di Stefano Simonetta e dal tamburello di Chiara Carnevale, passionali note musicali colorate dalla voce soave di Sonia Totaro che al ritmo incalzante del Sud  ha danzato con energia incantando il pubblico.
L’artista partenopeo ha avviato la kermesse ironizzando sulla superstizione del ‘600, secondo cui il ritmo del tamburo apparteneva al demonio e pertanto era vietato suonarlo.
E via subito con Taranta Power, passando attraverso La Ballata di Lucia, che tornata dal Nord riscopre la ricchezza del Sud … E la scuola dei briganti balla e balla col ritmo indifferente ‘e chi nun vo’sapè niente.
Il mondo corre forte come il vento per Bennato, ma non sente ciò che lui sente … « E chi va lento resta indietro col suo talento, ma la lentezza canta canzoni che nessuno sa».
Grande coinvolgimento del pubblico al canto della storia di Michelina De Cesare, brigantessa ventisettenne alla quale, nonostante fosse ferita, non furono risparmiate sevizie e violenze prima di ucciderla.
A questo punto i fan l’hanno accompagnato con la voce: «È così che va la vita … tra Inferno e Paradiso … tra un colpo di fucile e un sorriso».
Commozione si respira nella sala dagli eleganti affreschi sulle note di una delle sue più celebri canzoni: «Sarà una spina nel fianco quanne campa Ninco Nanco, sarà una spina nel cuore quanne more».
A metà concerto Bennato canta della Napoli Capitale del mondo che dopo l’Unità d’Italia divenne solo un foglio di via per andare in America.
Dopo il brano il cantautore non si è risparmiato nel ricordare al pubblico il reale motivo per cui si è svolto l’evento: con gli occhi rivolti al soffitto e alle raffinate pareti settecentesche della Sala Eugenio ha sottolineato quanto l’eleganza delle architetture e degli arredi della dimora nobiliare borbonica testimonino la ricchezza della Napoli Capitale. Proprio per questo invidiata e soprattutto temuta dalle potenze economiche europee.villa campolieto
Un patrimonio di cui bisogna essere fieri, dimostrandolo  attraverso la curiosità di  conoscere i luoghi storici che simboleggiano quella prosperità.villa campolieto2
Prosegue al ritmo di taranta Il Grande Sud, che sarà quell’anonima canzone di chi va per il mondo e si porta il Sud nel cuore.
«None none none none … Piglia lu libro e va alla scola … Quanno te ‘mpari a legge e scrive … tanto te ‘mpari a fà l’amore», canta Eugenio con  la voce degli emigranti.
Termina il concerto la popolarissima Briganti, non in scalette ma eseguita su inneggiante richiesta del pubblico in piedi ad applaudire soddisfatti Bennato.
«Ho visto giusto qualche brigante in sala … Perciò ve la dedico» , scherza con simpatia l’autore del Che Mediterraneo sia.
Posate le chitarre, posati i  tamburi.
Il messaggio di Eugenio Bennato è che questa musica deve cambiare.
E allora, che rinascita sia.
(Foto by Giorgina Vitiello)

Nina Panariello