La storia infinita del Diamante del Tirreno

San Marco d'AlunzioSAN MARCO D’ALUNZIO (ME) – «Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato…»
Potrebbe  iniziare così, sulle note della famosa canzone,  il racconto di questo antico paese, detto Diamante del Tirreno.
San Marco d’Alunzio è incastonato sulla sommità del monte Rotondo a 548 m s.l.m., protetto a sud dalle rigogliose foreste del Parco dei Nebrodi. Una terrazza naturale che si affaccia sulle dolci acque del Tirreno, la cui vista spazia tra il faro di Cefalù fino alle mitologiche isole Eolie, con la possibilità, nelle più limpide serate, di scorgere le luci di Palermo.
Gli scoscesi versanti a N-O-E danno l’immagine di un sito elevato a vedetta con una formidabile difesa e una posizione quasi inaccessibile che lo vide oggetto di una complessa vicenda storica fra popoli dominatori che ambirono conquistarlo per farne il centro della loro vita politica, amministrativa, economica e religiosa.
San Marco d’Alunzio, paese ricco di storia e di opere di inestimabile valore artistico ed architettonico è divenuto Città d’Arte nel 2001 ed entrato a far parte del Club ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) I Borghi più belli d’Italia nel 2008. Ha avuto anche il riconoscimento dalla Guida Verde Michelin che gli ha attribuito 2 stelle.
Le innumerevoli testimonianze del passato  si susseguono come in una spirale senza  inizio e senza fine, giacché il sito è considerato un museo a cielo aperto; vi si possono ammirare ben 22 chiese, 4 monasteri, 2 musei, la galleria d’arte GADAM comunale, i ruderi di un castello Normanno, un tempio greco del IV secolo a. C. e altre  strutture d’arte.
Il borgo affonda le proprie origini nel periodo compreso tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro; fu colonizzato dai Greci, nel IV sec. a.C., che ne fecero un sito di grande importanza politica e religiosa. Dotato di cinta muraria, vi furono edificati templi, come il Tempio di Ercole, ancora esistente.
Si costruì un’agorà e diverse necropoli, scoperte negli scavi tra il 1970 e il 2000 che hanno restituito un notevole numero di corredi funerari, altri oggetti e il kottabos, detto anche il gioco del vino, un interessante oggetto ludico, comune nel mondo greco, unico ritrovamento in Sicilia.
Nel 406 a.C., e fino al 250 a.C., la cittadina emise la prima moneta; fu battezzata  Alwntiov. Il nome sembra una derivazione dalla  parola fenicia Aluth o ebrea  Aloth, che ha lo stesso significato di “luogo eminente”.
Durante la dominazione romana, Haluntium, così chiamato, venne trasformato in un sito ricco; durante il periodo Augusteo divenne Municipium Aluntinorum, conservando le proprie leggi locali.
La cittadina conobbe un grande sviluppo artistico ed economico di cui esiste ancora una  testimonianza nei monumenti archeologici e in una vasta letteratura epigrafica. Fu dotato di  un acquedotto, di una cinta muraria con quattro porte urbiche, come la porta di Sant’Antonio, l’unica rimasta.
Nell’età dei Flavi, venne citata da Plinio il Vecchio per la dolcezza del suo vino con aroma mielato molto apprezzato a Roma.
In seguito subì i soprusi di Gaio Licinio Verre, governatore romano.
Altre testimonianze giungono da Marco Tullio Cicerone nelle Verrine: scrisse che fornì una nave alla flotta di Verre per liberare i mari dai pirati. Haluntium, durante il periodo romano, continuò a coniare monete; se ne contano altre 6 emissioni, dal 250 a.C. al 44 d.C.
Nel VI secolo, sotto la dominazione Bizantina, la città di Haluntium cambiò  nome: divenne Demenna.  Trascorse un periodo di splendore e prosperità sia sotto il profilo culturale che religioso. Di questo periodo ci restano Chiese ad impianto a croce greca – un esempio è la Chiesa di  San Teodoro, monete, fibule, monili, sigilli ed altri manufatti. Con i Bizantini si affermò il cristianesimo orientale e la devozione verso santi bizantini.
Nel X secolo gli Arabi, dopo un assedio durato diciassette giorni, riuscirono a penetrare nella città di Demenna; vi costruirono una moschea, nel quartiere detto della Moschita. Introdussero nuove colture: gli agrumi, canna da zucchero, cotone, lino, il gelso, il baco da seta.
La presenza Araba portò notevoli benefici sia dal punto artistico  e letterario,  ma anche tecnologico; divenne il centro amministrativo e politico di una vasta zona della Sicilia.
Sconfitti gli Arabi  dai Normanni nel 1061, Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero di Altavilla, posero la prima base in Sicilia proprio su quella altura che fu la greca Alontion e la romana Aluntium. Vi costruirono un castello e fu scelto come punto di partenza e presidio militare per la conquista della Sicilia.
Il sito prese il nome di San Marco; fu sede privilegiata dei Normanni che per circa dieci anni (1101-1112) lo scelsero come capitale provvisoria del regno.
San Marco, dopo una breve parentesi di dominio aragonese, passò al conte Abbo Filingeri, su concessione del re Martino I di Sicilia, il 2 settembre 1398; in questo periodo divenne  importante nell’industria agricola.
I Filingeri commissionarono importanti opere che abbellirono le Chiese aluntine: sculture  della scuola di Giacomo Serpotta, del Domenico Gagini, dei Li Volsi, tra gli altri, dipinti del Giuseppe Tommasi, dei  Manno, del Russo, del Concida.
La famiglia Filingeri rimase in questa contea, che comprendeva un vasto territorio, fino al 1804.
Altri reperti archeologici rinvenuti nella cittadina sono presenti anche al British Museum di Londra; un disegno realizzato da Jacques Callot il 25 settembre 1620 da un’imbarcazione, e monete greche; nel Museo Munzkabinet di Berlino con una moneta greca; nel Museo “Antonio Salinas” di Palermo con vari reperti; nel Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa con monete, una testa giovanile marmorea di età ellenistica; altri ancora fanno parte di diverse collezioni private.
Nel 1867 la cittadina ottenne con Regio Decreto la possibilità di aggiungere  a San Marco il nome Alunzio per ricordare le antiche origini: ed ecco che oggi è conosciuto come San Marco d’Alunzio.
Si invitano quanti volessero approfondire la conoscenza di questa infinita storia antica, che accomuna tutti i nobili popoli, a visitare il Borgo per entrare a far parte della sua magia.

Donatella Castrovinci