Città mia, ti condivido

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facebookDifficile risalire all’autore del virus che ha contagiato in questi giorni gli appassionati utenti di Facebook.
In alcuni comuni meridionali le persone discutono simpaticamente su chi debba aggiudicarsi il primo posto per quantità di utenti tra le varie pagine territoriali.
Pare che queste ultime esistessero già da qualche anno, ma è in questi giorni che tutti sembrano essersene accorti o che comunque vi abbiano prestato attenzione.
Complice la difficoltà  ad uscire dalla spaventosa crisi economica, politica e sociale che investe il Paese,ecco che da Nord a Sud aumenta il desiderio di condivisione.
Nessun pollice partenopeo sfugge infatti alla tentazione di cliccare un “mi piace” sulla pagina :”Sei di Napoli se…” per esaltare pizze, sfogliatelle, monumenti  e lungomare. E così agli amanti di Sordi, amatriciana e “DolceVita” piace :”Sei di Roma se …” o “Sei di Palermo o di Catania se … “ invece ci si contende il primato dei cannoli sulla pagina. E viv via il fenomeno si estende anche tra gli altri comuni italiani.
Si moltiplicano infatti giorno dopo giorno, gli utenti FB di tutte le età; molti i giovanissimi che si lasciano coinvolgere nonostante non abbiano granché di cui provare nostalgia.
Smarriti in una società senza prospettive valide, si aggrappano alla pagina  come uno strumento per sentirsi più vicino ai propri genitori o nonni. O attraverso la tecnologia desiderano forse appagare carenze affettive; affetto  dimostrato come spesso accade solo con beni materiali secondo i dettami di una società consumistica.
A volte viene tirata in ballo anche la questione del razzismo, sempre discussa in rete, ed ecco che i ragazzi postano frasi discriminatorie e link che inneggiano a vesuvi e pianure padane varie.
Non sorprende che siano gli over 50 in primis a postare foto di paesaggi, ora  cancellati dalla speculazione edilizia, di tabaccherie, bar e personaggi storici locali: condividere i ricordi in compagnia virtuale dei vecchi amici ritrovati risolleva lo spirito, anche se ogni tanto può scendere una lacrima.

Nina Panariello