Caro ministro Bray …

DCIM100MEDIACaro ministro Bray,
le scrivo da Portici. Mi rivolgo a lei come persona che, so per certo, è sensibile all’Arte e ai problemi che comporta la conservazione dei Beni in un Paese dove la Storia ha lasciato tracce ininterrotte attraverso i secoli.
Le vorrei parlare di Villa d’Elbeouf, l’antesignana delle dimore vesuviane del Miglio d’Oro, patrimonio dell’UNESCO, che a buona ragione si può definire la culla dell’archeologia moderna.
Credo comunque che lei queste cose già le conosca; quindi, non voglio tediarla oltre.
Signor ministro, se lei venisse a  Portici via mare, la vedrebbe subito: bella imponente, con la scala a forcipe che abbraccia le onde. Man mano, avvicinandosi si troverebbe però davanti ad un fantasma, all’ombra dello splendore che era.
In parte, in piccola parte, sono stata testimone di quello splendore: Villa d’Elbeouf rimase viva fin quando fu ancora abitata.
Non molti anni fa era dunque ancora viva; da piccola spesso andavo a casa di amici che abitavano lì e correvo libera su quella grande terrazza protesa sul mare, ubriacandomi di sole e di vento marino. Un ricordo bellissimo.
Poi cominciò la speculazione: gli inquilini vennero sfrattati e la villa fu lasciata nell’abbandono. La decadenza la rese teatro di vandalismi, incendi, persino di qualche morte violenta.
L’incuria dei proprietari che si sono succeduti, il disinteresse della Fondazione Ente Ville Vesuviane, l’impossibilità da parte dell’Amministrazione comunale di intervenire, hanno annunciato per anni quello che è successo qualche giorno fa: si è verificato un primo crollo.
È stata una fortuna che i calcinacci della facciata posteriore, cadendo sui binari della prima tratta ferroviaria d’Italia, la Napoli-Portici, non abbia provocato altre tragedie.
Non le farò la cronaca delle situazioni paradossali che negli anni hanno riguardato la Villa; sono sicura che sarà a conoscenza anche di queste questioni, e, ripeto, non voglio tediarla.
Però vorrei farle una domanda: perché il Ministero non ha preso a cuore Villa d’Elbeouf come invece è stato per Carditello?
Lo scorso gennaio, superando tutte le difficoltà, è stato firmato un accordo preliminare tra la  Società Gestione Attività che ha acquisito i crediti del Banco di Napoli  e il MiBAC per la cessione della storica tenuta di Carditello al ministero stesso al costo di 2 milioni e mezzo di euro.
La salvaguardia di Carditello ci riempie di gioia e ci da la speranza che forse si potrà fare lo stesso per Villa d’Elbeouf.
Viene però da chiedersi perché non sia stato fatto nulla prima del crollo. Anzi, perché non è stato concesso all’Amministrazione comunale di ottenere i finanziamenti per affrontare questa titanica impresa ed esercitare il diritto di prelazione sull’acquisto dell’edificio storico simbolo di Portici.
Eppure la Cassa Depositi e Prestiti di Roma, ente che precipuamente finanzia tali progetti, cui il sindaco Marrone e il suo staff si erano rivolti, in un primo tempo sembrava avesse dato buone speranze di concedere i fondi necessari.
Mancava solo che il Parlamento appoggiasse la richiesta del Comune, ma quest’ultimo logico passaggio è stato disatteso, ignorato, non appoggiato da alcun parlamentare che la Città ha contribuito a far eleggere. Eppure, Villa d’Elbeouf è parte essenziale del progetto di riqualificazione di tutto il waterfront porticese: una mission che è stata a cuore a tutti gli ultimi amministratori succedutisi a Portici.
Signor ministro, ecco Villa d’Elbeouf, che si erge sul mare ancora drammaticamente bella, nonostante tutto.
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Adesso i porticesi attraverso ci vedono il mare.
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Vorremmo che tornasse ad essere il simbolo del nostro orgoglio, prima che sia troppo tardi.
Grazie per la sua attenzione.
La saluto distintamente

Tonia Ferraro