Il vero attore è …

te voglio contà nu cunto«Il vero attore è chi sa far credere vera una cosa che vera non è».
Sono parole di un grande artista, Gennaro Vitiello.
A Torre del Greco mi sono inaspettatamente  immerso in una dimensione teatrale che ha le sue origini in questo straordinario personaggio che ha segnato la storia del teatro vesuviano.
Un grande artista che nella seconda metà del secolo scorso ha sperimentato nuove forme di linguaggio, imponendolo, sempre attento al teatro di sperimentazione, legato profondamente al territorio e alla Città, quasi fosse un bisogno di aprire alla Cultura, e un bisogno di rompere con una tradizione di teatro dialettale alla ricerca del facile consenso.
Vitiello era esponente di quelle nuove forze che si trovarono a lottare contro il teatro ufficiale, fin dagli anni  cinquanta dominato da gruppi intellettuali incapaci di accogliere le novità che emergevano da quella terra magmatica e da sempre ricca di energie creative.
Lunedì 6 Gennaio, per le strade di Torre del Greco, ho vissuto  la magia di Te voglio cuntà nu cunto, una serie di narrazioni e affabulazioni della tradizione orale popolare, con la  regia di Marco Luciano ed Emilio Massa e la partecipazione di attori e musicisti straordinari.
Oltre ai bravi Massa e Luciano, le strade e i vicoli di Torre del Greco sono state animate da Daniela Esposito  con le note, a volte struggenti e melanconiche, altre ironiche e gioiose della sua fisarmonica;  Gianluca D’Agostino, ‘a seccia,  presenza inquietante, che ci ha accompagnati durante il percorso, insieme alla allegra Annamaria Palomba  con la sua mimica, sempre leggera e ironica e auto ironica, e poi Gaetano Battista con il suo trombone e il suo fuoco sputato con le parole e fisicamente dalla bocca, e poi donn’Anna interpretata dalla brava Danila Sanniola.
Un viaggio tra i vicoli, dove negli androni di alcuni vecchi e popolari palazzi, con scorci direttamente sul Vesuvio, i racconti hanno preso vita personaggi di miti e leggende dell’antica tradizione orale: ‘o munaciello, colapesce – uomo metà uomo e metà pesce – e il mito delle sirene, la stessa donn’Anna, e tanti altri personaggi dei racconti del territorio e del patrimonio linguistico partenopeo.
Per terminare il percorso narrativo, dove per sfondo c’era la inquietante presenza del Vesuvio incanalato otticamente dalle facciate dei palazzi di uno stretto vicolo, la narrazione del  sogno di ‘a seccia, il racconto terribilmente attuale di una verosimile tragedia nel caso di una eruzione del vulcano, trattato con una estrema drammaticità e allo stesso tempo tanta leggerezza.
Un viaggio, quindi, dentro i miti, le leggende e le superstizioni del napoletano, passeggiate all’ombra di chiese, palazzi antichi, vicoli bui, piazze e piazzette con le loro mille storie di presenze, apparizioni, fatti inesplicabili e occulte vicende.
Ogni pietra, i portali, le statue, i giardini, le edicole votive, le finestre custodiscono una leggenda, un racconto, un mistero da raccontare, da indagare, da spiegare.
Te voglio cuntà nu cunto è uno spettacolo itinerante, un percorso durante il quale il pubblico si trova di volta in volta in un mondo nuovo e affascinante.
Il progetto è stato voluto e organizzato da Cordelia Vitiello, presidente dell’associazione Scena Sperimentale Gennaro Vitiello.
Gli attori hanno sempre interagito con il pubblico rendendolo partecipe alla rappresentazione, parte integrante di essa. L’interazione ha avuto il suo culmine nella tombolata, organizzata giù al porto, dove Emilio Massa ha saputo intrattenere gli spettatori rendendoli tutti protagonisti attivi, dai bambini agli anziani, facendo vivere quei numeri con la più tradizionale cabala partenopea, ‘a chiammata, dove ogni numero diventa una storia o una canzone da raccontare.
Forse il Comune di Torre del Greco avrebbe potuto prestare più attenzione a questa manifestazione; per esempio si è sentita l’assenza di un vigile urbano che accompagnasse gli attori e gli spettatori, come pure l’assenza di una adeguata pubblicità dell’evento: moltissime persone di Torre non sapevano di questa passeggiata. Ed è mancato anche il dovuto risalto alla straordinaria figura di Gennaro Vitiello, cui la performance fa strettamente riferimento.
Ma questa è una triste realtà che caratterizza la cultura dalle nostre parti: si preferisce esaltare tutto ciò che viene “da fuori” senza rendersi conto che abbiamo delle straordinarie personalità creative, diffuse capillarmente sia sul territorio, sia nel tempo.
(Foto by Mario Scippa)

 Mario Scippa