Andrea, vittima del cyberbullismo

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Andrea. Oltre il pantalone rosaVOLLA – All’Accademia Musicale” Giuseppe Verdi” di Volla lo scorso 11 dicembre Teresa Manes ha presentato il suo libro Andrea. Oltre il pantalone rosa,  Grauseditore.
Il dibattito, moderato dal Comandante della locale Stazione dei Carabinieri, Salvatore Manna, ha visto gli interventi del vicesindaco del Comune di Volla, professoressa Simona Mauriello,  del parroco del Quartiere Sanità che ha portato la sua esperienza nell’ambito della rieducazione dei ragazzi che frequentano il quartiere, attraverso seminari e laboratori, ed il preside dell’Istituto “G.Verdi” professor Mastrogiacomo.
Ad un anno dalla scomparsa di suo figlio, che drammaticamente si è tolto la vita lo scorso 20 novembre, Teresa Manes ha deciso di compiere un percorso catartico, trovando nella scrittura il mezzo attraverso il quale metabolizzare il dolore lancinante per il suicidio del figlio, Andrea Spezzacatena, le cui ragioni appaiono a lei ancora oscure ed incomprensibili.
Il libro, con la prefazione della psicologa Maria Rita Parsi, è una sorta di diario che comprende i momenti anteriori alla notizia della morte di Andrea fino alle rielaborazioni successive e all’analisi di quello che purtroppo non è solo un raro caso, ma un fenomeno sociale di elevata complessità.
Andrea, un ragazzo di soli quindici anni, che conduce una vita apparentemente normale, diviene vittima di un’ingiusta persecuzione omofoba a causa dei suoi atteggiamenti estrosi.
La madre, ignara delle afflizioni che turbano Andrea, scopre dai suoi compagni di classe e dalla sua pagina Facebook l’esistenza di un falso profilo in cui il ragazzo appariva travestito a Carnevale da donna, profilo che Andrea sembrava non aver mai gestito direttamente.
Così va pericolosamente diffondendosi, insieme con l’avvento delle nuove tecnologie, il dilagante fenomeno del cyberbullismo.
Dal quadro giuridico del bullismo, stilato da Eugenio Pini, avvocato dei signori Manes e Spezzacatena, e  in incipit al volume della Manes, si legge: «Il cosiddetto cyberbullying è l’estrinsecazione informale della condotta in esame, molto diffusa ma facilmente rilevabile a causa dell’anonimato con cui agiscono gli aggressori, consistente nella divulgazione in rete di video o immagini ritraenti la vittima mentre viene umiliata o ridicolizzata dal gruppo oppure nell’uso di sms, e-mail, mms, chat, social network per molestare, minacciare o diffamare la vittima stessa».
Anche la stampa si rende colpevole di cattiva informazione, interpretando  il caso come la storia di un ragazzino omosessuale in contrasto con la società.
Non è però direttamente la condizione oggettiva e materiale a decretare l’estraneità e l’esclusione sociale di Andrea, ma è piuttosto un errore di interpretazione, un’etichetta affibbiatagli ingiustamente: il ragazzo dai pantaloni rosa a causa di un paio di pantaloni stinti in lavatrice che era solito portare, per comodità.
Importanti fattori possono essere annoverati come colpe in questa drammatica vicenda: la mancanza di comunicazione, per cui i ragazzi vivono internamente le proprie ansie e turbamenti estremizzati dall’adolescenza, evitando il confronto con famiglia ed Istituzioni.
Ma anche l’esistenza di una società civile ancora profondamente retrograda ed ottusa, come questo articolo pubblicato sul sito Pontifex.roma e riportato nel suo libro dalla Manes: «La famiglia nella quale il bambino s’inserisce è composta da genitori separati e questo, secondo gli insegnamenti del Catechismo, già la dice lunga sui disastri prodotti dalla crisi della famiglia (…) Probabilmente il bambino aveva tendenze gay e sarebbe stato utile farlo curare. Se quella mamma avesse per tempo capito l’inclinazione del figlio, che covava in lui il malessere dell’omosessualità, sarebbe intervenuta per tempo con adeguati ausili medici».
«Il vero problema è la solitudine – argomenta Maria Rita Parsi nella prefazione – nella quale i ragazzi si trovano a vivere quando si sentono diversi all’interno della comunità dei pari, senza ricevere alcun aiuto da mediatori qualificati che sappiano cogliere le loro richieste di sostegno e dare una risposta piena e competente ai loro dubbi e problemi».
Il preside Mastrogiacomo nel corso del dibattito ha sottolineato «Anche il Ministero suggerisce agli operatori della scuola maggiore attenzione e di  sensibilizzazionesul bullismo che comincia dalla scuola dell’infanzia, si amplifica nella scuola elementare  e diventa eclatante nella scuola media e superiore.  È necessario intervenire concretamente favorendo progetti formativi con il coinvolgimento delle famiglie e delle Istituzioni».
Parte del ricavato della vendita del libro Andrea. Oltre il pantalone rosa sarà destinato alla lotta contro il bullismo e il disagio giovanile, attraverso un progetto portato avanti dalla stessa autrice Teresa Manes, che può essere visualizzato sul sito www.oltreilapantalonerosa.it

Francesca Mancini