Oltre i confini del male – Insidious 2


La famiglia Lambert cerca di trarsi fuori dalle passate esperienze di possessione: ma stavolta toccherà al capofamiglia …
Dopo il successo del primo, che con un mln e mezzo di dollari ne aveva incassati più di 90, non poteva mancare il sequel: che con 5 mln, già ora solo in Usa sta a quota 90.
Ma non sono dei successi inaspettati: sono in realtà delle intelligenti operazioni produttive, basate su un approccio complessivo di vasto respiro.
Si tratta di puntare su vicende ben scritte, che abbiano la loro forza su situazioni ben costruite, che siano horror o splatter, o poliziesco poco importa: l’importante è che, pur aderendo al genere, ben identificato, lo declinino in modi vari e non prevedibili: anche mettendovi delle variazioni ironiche. In cui gli effetti speciali, affidati a specialisti e artisti, non noti ma competenti e talentosi, siano coerenti e funzionali ai personaggi e alle situazioni.
Con attori, magari non celebrities, ma bravi e sperimentati, e/o recuperati da passate glorie. E poi un regista che sia in grado di sorreggere il tutto: che possegga il senso della solidità narrativa; che non si senta un “auteur”, all’europea, ma – almeno – un valente artigiano, che sappia intrigare il pubblico.
E la qualità di questo film (USA, 13), ci ricorda l’opera del geniale Roger Corman, che li costruiva con le strategie di cui sopra, che poi sono risultati dei classici, ma a posteriori, come Totò … Contemporaneamente ci spiega l’arcano del perché il cinema hollywoodiano sia quel che sia.
Il produttore è Jason Blum, che ha dato vita ad una company specializzata in film a low budget, che obbediscano a quelle regole: a lui si deve il primo”Insidious”. Insieme a questi, l’altro producer del film, Oren Peli, ha costruito la saga di “Paranormal Activity”, anche come regista. Mentre James Wan, regista, e lo sceneggiatore, Leigh Whannel hanno costruito la saga di “Saw-L’enigmista”, in diverse funzioni: di regia, produzione, script.
Qui hanno costruito una struttura narrativa che ci “porta” dall’inizio alla fine, senza inceppi: grazie al ritmo e alla visionarietà, che utilizza elementi semplici e perfino tradizionali, ma in modi efficaci: la fotografia è del grandeJohn R. Leonetti, fratello minore dell’ancora più dotato Matthew F. Leonetti.
Il montaggio è di Kirk M. Morri, specializzato in film horror. Si serve di effetti, ma soprattutto di attori bravi e quasi – ma non del tutto – sconosciuti: Rose Byrne, che qui ha un ruolo più defilato rispetto al primo, è nota attrice brillante, e versatile; mentre il marito, Patrick Wilson, un valido character, cioè attore di contorno, qui ha un ruolo più significativo, in quanto è lui il posseduto.
Barbara Herschey è attrice di grande passato.
A me però, colei che ha più colpito è la strega cattiva: Danielle Bisutti, di una prestanza fisica e scenica che la rendono terribile e pregnante, per quanto poco appaia.

Francesco “Ciccio” Capozzi