La storia di Irene, una dolce poesia

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Il mare, un ventre pieno di liquido amniotico dove nascono e annegano sogni, desideri, paure, speranze, amori.
Un liquido amniotico che accoglie le storie, la vita.
La donna anfibia vive metà della sua vita sulla terra, metà nell’acqua, come una sirena, mezza e mezza.
Come una poesia, metà nella veglia, metà nel sogno.
Come una città, Napoli, metà sotto, metà sopra.
Che bello questo racconto, sentivo la voce del poeta mentre stanotte lo leggevo a voce alta. Raramente mi capita di sentirmi leggere mentre leggo e capita solo quando leggo una poesia.
La storia di Irene è una dolce, amara poesia.
La libertà del poeta è svincolarsi dalla griglia della narrazione per dare suono alla parola, e dal suono colore e sapore all’immagine. Brevi frasi che racchiudono immagini, slegate tra loro  ma come le stelle disegnano illuminando  il cielo di notte.
Poesia, che meraviglia.
La bellezza, attraversa questo libro con una forza e una potenza, quella  evocata solo dalle parole dei libri antichi, quelli eterni, o quelle parole delle  canzoni che rimandano al mito della nascita dalle acque del mare della dea dallo sguardo strabico.
È dolce ascoltare la voce del vecchio uomo in riva al mare.
Quei racconti, inventati o che ritornano come antichi frammenti ripuliti dalle incrostazioni e avvolti da quella affascinante patina che solo il tempo può ammorbidire, come fa con  gli spigoli delle cose e dei pensieri.
La storia di Irene di Erri De Luca, è un libro senza fine e senza inizio. Come la vita di Irene si svolge ora e qui, da sempre e per sempre.
In ogni frase c’è la storia del libro, in ogni frase c’è un universo appena abbozzato, e viaggiando in questo universo di universi si viene proiettati in quel magico labirinto di specchi, di borghesiana memoria, dove ogni immagine è speculare, è il riflesso, è il doppio, di quella vera e originaria, fino a far perdere le tracce di quella da cui tutte le immagini hanno avuto origine.
Il mare è la metafora della memoria, il mare è l’origine della vita, è quel grande liquido amniotico della Madre Terra, che partorisce e accoglie la vita, tutta la vita.
Grazie Erri De Luca,  per aver scritto questa dolce poesia.
Grazie Maestro.

Mario Scippa