Eduardo Nappa, Gran Maestro in Napoli


L’uomo è alla fine dei suoi giorni in senso fisico: il cancro polmonare ha devastato per un anno il corpo di Edo Aram, il misterioso seppur gentile decimo Gran Maestro dell’Ordine Osirideo Egizio Scala di Napoli – arcana arcanorum.
Quel giorno del 21 luglio dell’anno del Signore Gesù 1983, il più segreto sodalizio che si riallaccia direttamente all’antico Egitto dei faraoni etrapiantato in Napoli nell’anno 67 d.C. con la famosa colonia egizio alessandrina , situata tra i decumani, a ridosso dell’antico teatro greco romano di Neapolis.
Gli alessandrini poi gradualmente si fusero con la popolazione e le tradizioni di Napoli, con i profughi albigesi della Provenza nel 1244; ancora con gli arabi e i templari italiani a loro volta fuggiaschi tra 1308 e 1310.
Questi ultimi erano giunti a Napoli aiutati da molti ordini conventuali: i benedettini, i circestensi, i celestini, gli antoniani e poi i francescani.
I templari si confondevano tra gli alchimisti speziali di convento, in particolare a San Martino e San Biagio dei librai, m nche tra i copisti amanuensi di preziose opere di storia e di filosofia, classica e cristiana, tra cui alcuni trattati di filosofia dei rosacroce, confraternita laico religiosa cristiana.
I Rosacroce, pervenuti ad un grado elevato di coscienza e di calibro intellettivo, indicando sé stessi con un unico signes , r+c, crearono la Schola napolitana filosofica, con esponenti come Beccadelli detto il Panormita, Giovanni Pontano, Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Cagliostro, fino ad arrivare a diversi esponenti della famiglia dei pricipi di Sansvero, scienziati ed alchimisti, tra cui Raimondo de Sangro.
In tempi più recenti seguì la scuola anche Pasquale de Servis, detto Itzar, nato nel 1818 a Caserta e morto a Portici nel 1891, amico di Kremmerz, al secolo il porticese Ciro Formisano.
Eduardo Nappa chiese di essere cremato e di cambiare il nome del sodalizio dei 24 allievi Osiridei dell’Arenella, Cenacolo di Studi Rosicruciani “Eugenio Arama”, dedicato al filologo inglese,in Cenacolo “La fenice”.raccomandando ai suoi allievi di prendere quella famosa cassetta di legno che fu portata in salvo e nascosta durante la II guerra mondiale a Villa Lebano.
La cassetta trovata in casa Nappa nel luglio 1983 conteneva i 7 manoscritti di Cagliostro, ed era passato di mano in mano a fidatissimi studiosi.
I manoscritti vennero dapprima conservati in casa da Vincenzo de Sangro fino al 1783 e poi consegnati nel 1795 al barone Lorenzo de Montemayor; da questi furono affidati nel 1821 a Domenico Bocchini e nel 1840 a Pasquale de Servis, il famoso Izar di Portici.
Passati nel 1893 a Kremmerz, vennero consegnati nel 1896 a Lebano e da questi nel 1910 al genero Giuseppe Cuccurullo, che a sua volta li affidònel 1948 a Vincenzo Gigante che nel 1953 li sottopose agli studi Antonio Ariano.
L’anno successivo passarono nelle mani di Antonio d’Aquino ed nel 1962 giunsero al nostro Eduardo Nappa.
E la storia continua …

Michele Di Iorio