L'etica dell'incompiutezza


NAPOLI – Nell’ambito del progetto espositivo Pelle e Pellicola da Spazio Nea di via Costantinopoli venerdì 6 settembre  alle 19.30 si terrà il vernissage del filmaker e giornalista Mario Franco “L’etica dell’incompiutezza”, a cura di Pasquale Lettieri, con allestimento Tonino Di Ronza.
Con L’etica dell’incompiutezza il filmaker Mario Franco invita a riflettere sullo “stato d’animo” della società contemporanea e di questi tempi che hanno fatto dell’incertezza una condizione di esistenza quasi permanente attraverso  due esperienze visive diverse, due lucidi racconti per immagini lontani tanto  geograficamente quanto storicamente,  per descrivere la precarietà della nostra epoca.
I due film – Ma l’amore no (2004, 29′), dedicato alla figura e al lavoro di Lucio Amelio, e l’inedito  Non luogo Cina ((2013, 15′)   saranno proiettati  fino al 26 settembre.
Con Non luogo Cina, Franco ci offre, invece, uno sguardo privilegiato sugli spazi spersonalizzanti e privi di precisa identità della Cina contemporanea come aeroporti, alberghi, treni veloci, che ne stanno alterando tanto il volto quanto le abitudini sociali.
«La Cina mi è parsa un luogo irreale, che sta cancellando le sue tradizioni e la sua storia millenaria – afferma l’artista – Grattacieli, centri commerciali: tanti luoghi non identitari ma efficientissimi, un enorme paese sovrappopolato con un’economia che cresce troppo in fretta».
Oltre alle proiezioni, la mostra è arricchita dall’esposizione di sei fotogrammi tratti dai video, alcuni dedicati a Warhol e Beuys.
Da questo mosaico di sguardi, frames, istanti, Mario Franco trae lo spunto necessario per riflessioni sulla perdita di fiducia nella compiuta realizzazione delle umane aspirazioni.
Dichiara infatti il filmaker: «Possiamo vivere questa incertezza come un’etica nuova,  un’etica dell’indeterminazione, capace di “illuminare/orientare” la conoscenza, accettando un’incompiutezza che nessuna fede può più colmare.
Le avanguardie artistiche con il rifiuto dell’opera finita e perfetta, lo avevano capito da tempo.
Per me, che non ho mai portato a termine nulla, l’etica dell’incompiutezza nasconde e custodisce il segreto di un vero lusso: quello di chi esibisce il suo isolamento e fa della sua vita un inutile dispendio: un insulto silenzioso alla laboriosa menzogna della società e del mercato».
Il progetto espositivo Pelle e Pellicola si propone come un’antologia di filmati realizzati dal 1969 fino all’ultima esposizione di Terraemotus alla Reggia di Caserta; da gennaio ha visto alternarsi nella galleria del centro storico partenopeo artisti come Aniello Barone, Guglielmo Longobardo, Fabio Donato, Peppe Capasso, Giovanni Di Capua.
Dalle parole del gallerista si coglie l’origine e il senso della Collezione: un’esperienza unica e irripetibile nata a ridosso del terremoto del 1980, con grandi opere create ad hoc destinate a una istituzione permanente napoletana. Appare chiaro nella pellicola  l’obiettivo di Lucio Amelio: scuotere la città, sfidare l’abulia autoreferenziale del napoletanismo, superare i confini non solo cittadini, ma anche italiani ed europei. Così poté nascere l’incontro Warhol-Beuys, un impensabile dialogo tra due artisti antitetici, entrambi interpreti delle inquietudini del  ‘900 nell’approssimarsi della sua fine.