Palinuro, tesori tutti da scoprire

PALINURO – Palinuro, località del Cilento, rinomata per le evocazioni mitologiche virgiliane e per il fascino straordinario delle sue coste, è meta ambita di turismo balneare per certi aspetti elitario.
Accade, tuttavia, che ai bagnanti rapiti dal fascino di un mare e di una natura ancora selvaggia ed incontaminata, sfugga un aspetto altrettanto interessante: una storia solida e ricca di quest’area che risale al V secolo a.C il cui scavo recente ha consentito di reperire preziose tracce del suo passato, raccolte nel piccolo Museo locale “Antiquarium di Palinuro” nato dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni archeologici, la Provincia di Salerno, il parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni ed il comune di Centola.
L’apertura dell’Antiquarium, situato nel centro storico di Palinuro, risponde all’intento di tramandare l’antica cultura del luogo, e rilanciare il legame di questa terra con la sua antica storia.
Ad accogliere il visitatore curioso ed illustrare i pochi ma preziosi reperti presenti, una guida gentile e ben preparata che presenta il corredo funerario rinvenuto nelle tombe ad inumazione, costituito da ceramiche a motivi geometrici, segno della presenza di una civiltà indigena e da vasi greco -coloniali con coppe ioniche, coppette a fasce, brocche, crateri  di diretta derivazione greca ad attestare così la presenza di due civiltà.
La ricostruzione di rapporti tra collettività così diverse è attestata dalla presenza di alcune monete arcaiche,segno dell’autonomia gestionale delle comunità indigene legate alla metropoli achea. Una delle monete, datata 530/520 a. C. presenta la legenda in lettere greche PAL-MOL chiaro riferimento  a Palinuro e all’antica città di Molpa .
Le monete sono attualmente in America per l’allestimento di una mostra temporanea.
Davvero interessanti per la loro rarità sono alcuni pezzi, come una “Pizia”, una sorta di roulette in terracotta per la lettura di vaticini affidati a sacerdotesse preposte alla lettura del futuro ed alcune anfore a figure nere.
Al termine della visita ci si sofferma a scambiare qualche osservazione con la guida,
che fa notare la necessità che si attui al più presto un ampliamento della struttura per ospitare altri reperti di pregiata fattura purtroppo ammassati in depositi e dunque non accessibili al pubblico.
L’apertura dell’Antiquarium è inoltre affidata alla disponibilità di volontari e l’ingresso è gratuito. È legittimo chiedersi come sia possibile in un Paese come il nostro, il cui patrimonio archeologico, artistico e culturale non ha uguali in tutto il mondo, non riuscire a valorizzare opportunamente questi tesori che potrebbero costituire una fonte di lavoro e di ricchezza.
Ma perché siano fruibili occorre salvaguardare, investire in formazione,assumere addetti alla sorveglianza, là dove ci sono siti archeologici chiusi per mancanza di personale o mal gestiti.
Il confronto con le politiche di tutela del patrimonio archeologico in altri paesi d’oltralpe è naturalmente a tutto svantaggio dell’Italia. La discussione lascia un’inevitabile sensazione di impotenza, ma non cancella il piacere di aver “scoperto” inaspettatamente un gioiello di grande valore.
Francesca Mancini