Gli Archivi della Conoscenza


Italia, anno del Signore 1925: domina sotto la monarchia sabauda di re Vittorio Emanuele di Savoia il governo di Benito Mussolini, che dopo alcuni tentai attentati di militari italiani sulla sua persona mise fuori legge la massoneria italiana in tutte le sue filiazioni, ordinando il sequestro nazionale di archivi, logge,elenchi, materiale, arredamenti, dando così inizio ad un processo nazionale sugli affiliati per obbligarli ad abbandonare la fratellanza se volevano mantenere posti civili e militari e la tessera del partito fascista.
Alcuni degli affiliati, tra perquisizioni, confische, sequestri di beni mobili e immobili di tale antichissima fratellanza laica mondiale in Italia, tra requisizioni di archivi, giornali, riviste, libri sia muratòrii che kremmerziani, scelsero la via del carcere politico, del confino, dell’esilio, come il Gran Maestro nazionale Domizio Torriggiani a Roma.
A Napoli, come al tempo dei processi ai templari italiani del 1308, tutto sparì d’incanto e nessuna polizia umana trovò nulla all’ombra del Vesuvio,
Si racconta che n camion della Marina militare, entrò nottetempo dai sera in Palazzo Sansevero di piazza San Domenico Maggiore; ne scesero decine di giovani marinai, quasi fanciulli, della nave convitto militare Caracciolo in rada nel porto di Napoli.
Giunti in mattinata da Miseno, i marinai erano accompagnati da due sottoufficiali agli ordini di un borghese stretto nel suo cappotto scuro, su cui spiccava il distintivo nazionale del fascio; caricarono dunque centinaia di casse di legno inchiodate, contenenti documenti che andavano dal 1815 al 1925, riguardanti praticamente tutte le generazioni che vissero il risorgimento di Napoli.
Una volta terminata l’operazione, il camion della Marina prese la SS18 ed entrò a Portici, fermandosi brevemente al convitto di marina militare; la notte successiva proseguì per Torre Annunziata.
Deviò dunque per Trecase dirigendosi verso l’ antica Villa Lebano, di proprietà del famoso avvocato napoletano Giustiniano.
Il borghese distinto in cappotto scuro nel 1936 portò con sé il segreto nella tomba; uno dei due sottoufficiali morì in guerra a Capo Matapan nel 1940.
L’altro sottufficiale era Antonio Ariano di Napoli, classe 1888, volontario in Marina militare dal 1900, distintosi come silurista a bordo di mas e di siluranti nella guerra di Libia e del Peloponesso nel 1911, affondando nel 1918 con un maiale d’assalto, al comando di un certo Luigi Rizzo, una corazzata austriaca.
Pluridecorato e promosso sergente maggiore silurista il nostro Antonio Ariano, dopo l’impresa navale di Fiume al fianco del poeta Gabriele D’annunzio, s’imbarcò su di una torpediniera e nel 1919 raggiunse il grado di Maresciallo contabile.
Ariano nel 1921, tramite il comandante Luigi Rizzo, il futuro ammiraglio morto nel 1950, aveva conosciuto a Napoli Pasquale Del Pezzo, duca di Campodisola, nato a Berlino nel 1859, valente schermitore, poeta, scrittore, filosofo,  professore universitario di matematica dal 1886 all’Ateneo napoletano,erudito di spirito vivace ed arguto dalla brillante versatilità:
Habitué di teatri e del Cafè Gambrinus, era anche socio dell’Accademia di Matematica di Francia, dell’Accademia dei Lincei, del Circolo di Matematica di Palermo, presidente dell’Accademia Pontaniana di Napoli, preside della Facolta di Matematica all’Università “Federico II” e assessore comunale alla Pubblica Istruzione; nel 1901 divenne Magnifico Rettore.
Del Pezzo fu amico del principe Michele de Sangro, valente scienziato, botanico r agronomo, morto nel 1891 e del principe Alessandro d’Aquino di Caramanico, neo principe di Sansevero, di cui ereditò per matrimonio sostanze e titolo quando si estinse la famiglia.
Il prof. Del Pezzo abitò con la sua famiglia paterna in napoli al Palazzo di vico del Grottone a Chiaia e dal 1890 in un palazzo di largoSan Marcellino insieme con la sua prima moglie, la scrittrice svedese Anna Carlotta Leffler, più giovane di dieci anni, realista e femminista, poetessa, morta per un attacco acuto di appendicite acuta nel 1892.
Fu anche amico dei Borbone Due Sicilie e sostenne l’azione nella guerra di Spagna del duca di Calabria, pretendente al trono; fervente teosofo e massone dal 1891, nel 1902 divenne Venerabile della Loggia del Vomero Unione e lavoro, associazione culturale democratica di stampo socialista.
Nel 1908 aderì alla massoneria filofrancese di Roma di piazza del Gesù raggiungendo il  massimo grado di Muratore dei 33 d’Italia.
In seconde nozze nel 1905 sops  la svedese Elin Carsson, donna dolcissima, buona e profonda sua ammiratrice per tutta la vita; andò ad abitare in fitto all’ultimo piano di Palazzo Sansevero, nell’appartamento detto di Maria d’Avalos e di Gesualdo da Venosa, dove si raccontava che nel 1590 il grande musicologo avesse massacrato per gelosia la moglie; dal 1848 al 1853 nelle stesse sale aveva abitato anche il direttore di polizia borbonico cavalier Pecchenedda.
Pasquale Del Pezzo nella sua casa tenne un valente salotto letterario riunioni massoniche, poetiche e matematiche; dal 1914 al 1916 fu sindaco di Napoli e dal 1919 senatore del regno d’Italia per il collegio napoletano.
Tra le sue molteplici attività dal 1912 al 1925 ricoprì anche la carica di direttore della Caracciolo, la nave asilo per bambini poveri della Marina militare ancorata nel porto, sulla quale all’epoca Antonio Ariano era maresciallo contabile di Marina.
Fu nel 1925 che Pasquale Del Pezzo diede le dimissioni da direttore della nave scuola Caracciolo e da senatore a Roma, desiderando rimanere neutrale nei confronti del fascismo; per prudenza si mise in sonno dalla massoneria italiana,rimanendo direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Facoltà di Agraria di Portici, dedicandosi ai suoi studi umanistici e matematici. Mori nel 1936.
il suo ex aiutante di Marina , il maresciallo napoletano Ariano, dal 1935 al 1937 prese invece parte alla guerra d’Etiopia e alla guerra di Spagna e infine nel 1938 alla campagna bellica d’Albania; s’imbarcò inoltre sull’incrociatore portaelicotteri Bartolomeo Colleoni, varato dall’Ansaldo di Genova, fecendo il giro di crociera che tra il 1938 e il 1939 toccò Ceylon, India, Cina e Giappone.
Il Colleoni nel 1940 venne poi affondato dagli inglesi a capospada, al largo di Creta; fatto prigioniero e tradotto ad Alessandria d’Egitto, fu capo degli italiani nel campo di concentramento n.19 di Ramgar presso Calcutta, India.
Tradotto a Tunisi nel 1942 con una nave ospedale inglese, dopo l’armistizio nel 1943 fu trasferito a Malta, dove fece parte della flottiglia d’assalto anglo-italiana di liberazione  dai tedeschi, in Corsica, a Capri, a Genova e a Ostia; nel 1943 fu promosso Alfiere di Vascello del governo monarchico di Badoglioe nell’agosto 1944 ricevett i gradi di Tenente di Vascello e cavaliere dei Savoia e di San Maurizio e Lazzaro.
Il 26 aprile 1945 prese parte allo sbarco e liberazione di Genova dai nazifascisti,  guadagnandosi la promozione a Capitano di Corvetta ed in seguito quella a Capitano di Fregata.
Ariano fu anche vicedirettore del campo profughi internazionale di Agnano e poi direttore del Real Spaccio della Marina Militare e direttore della V zona osservatori industriali della ricostruzione di Napoli e vicesindaco di San lorenzo e Vicaria, eletto nelle liste monarchiche dal 1946 al 1956.
Riprese in massoneria a Napoli nel 1946 e a Roma nel 1948, come 31 della Libera Muratoria Scozzese,dirigendo la Loggia de Sangro; arrivò al vertice muratorio divenendo 33 d’Italia.
Tra 1948 e 1949 prese parte alla restituzione di tutti i documenti delle Gilde di Napoli; erano proprio quelli che erano state portate in salvo una notte del 1925 e nascoste a Villa Lebano …
La restituzione dell’archivio della Conoscenza avvenne nell’anno del Signore 1953; Ariano mori tre anni dopo in Napoli, il 6 marzo 1956.
(Foto: web)

Michele Di Iorio