Positano Teatro Festival, "Pulcinella e l'erede universale"

POSITANO – Dopo aver inaugurato il palcoscenico di Liparlati, il Positano Teatro Festival si sposta in un’altra location di Positano: sarà la piazzetta di Montepertuso ad ospitare questa sera, sabato 3 agosto alle 21, il nuovo spettacolo di “Le pecore nere”, diretto da Massimo De Matteo, che si è aggiudicato il premio Le Maschere 2011 come miglior attore emergente.
Il titolo è “Pulcinella e  l’erede universale, testo che lo stesso De Matteo e Sergio Di Pola hanno tratto da una farsa di Carlo Sigispmondo Capece. In scena, oltre allo stesso regista, Peppe Miale, ci sono Sergio Di Paola, Antonella Morea, Ernesto Lama, Gennaro Silvestro, Pino L’ Abbate, Gioia Miale ed Elisabetta D’Acunzo.
Carlo Sigismondo Capece, forse, conosce il Trinchera e umanizzando le maschere le spinge dai “vezzi” ai “vizi”.
È un mondo di mostri quello che circonda il vecchio zio protagonista di questa storia.
Da una parte le morbosità assillanti, le necessità, il lascito, le sue ultime volontà, dall’altra l’attesa spasmodica di una rinascita.
Tutti attendono la sua morte, ne hanno bisogno.
È una generazione in attesa. Anche Pulcinella nei panni del nipote urla: “questa è casa mia! Fai presto a fare quello che devi fare!”. Metafora antica ma assolutamente eloquente dei nostri giorni, della nostra condizione economica e soprattutto politica.
E questa sorta di limbo trasforma tutti in mostri, attorno a un protagonista ingombrante che, infatti, non cede il posto nemmeno al Pulcinella ma, piuttosto, è pronto ad una cura rinvigorente, una sorta di lifting che possa permettergli di sposare una donna che potrebbe essergli figlia, rubandola al nipote che nel frattempo invecchia come tutti quelli che come lui attendono delle decisioni, un’eredità, una qualunque , che dia loro un ruolo, un posto nella società. Ma Carnevale non muore mai e non brucia sulla pira dove, piuttosto, vanno in fumo le speranze di un’altra giovane generazione, l’ennesima.
È questo che genera decadenza ed è decadente, la nostra società che non da speranza a chi ha coscienza. E vive l’ottuso e l’ignorante e s’arricchisce il superficiale.
Ma il vecchio, lui, ha voluto così. Non facendo quello che doveva fare, è lui il vero mostro.