L'antiquario acquista per sé o per il cliente?

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Era tanti anni fa. Ero a Montpellier, nel sud della Francia, dove si svolgono importanti fiere di antiquariato solo per addetti al settore.

I Grand Deballage duravano un sol giorno; si davano appuntamento migliaia e migliaia di antiquari da tutto il mondo per mezza giornata di frenetico scambio e compravendita di oggetti antichi.

Quella mattina era presto, incominciai a girare per la fiera in cerca di qualche oggetto da comprare da portare a Napoli.

In uno stand vidi una certa affluenza di commercianti discutere animatamente. Mi avvicinai per osservare di quale oggetto parlassero.

Erano  una decina di antiquari, francesi, italiani, tedeschi, spagnoli, c’era anche un cinese,  disposti in cerchio; al centro su una sedia c’era un oggetto di una bellezza straordinaria.

Mi avvicinai all’oggetto;  loro parlavano, discutevano di quale epoca potesse essere, di quale scuola.

C’era chi diceva del cinquecento, chi una riproduzione ottocentesca, chi diceva era un dipinto su rame, qualcun’altro  una maiolica, ma nessuno parlava di smalto.

Era uno smalto antico, di Limoges, un luogo della Francia dove si sono prodotti ipiù importanti smalti dipinti tra la fine del cinquecento e i primi anni del seicento.

Era importante per qualità e dimensioni e anche per la particolare composizione; enorme, una placca ovale centrale, dove era rappresentata la battaglia di Isso e  quattro scene laterali dove si raccontavano le più importanti scene prima e dopo la battaglia.

Sulla scena laterale a destra , quella inferiore, era dipinto il maestro di Alessandro.

Aristotele, il vecchio filosofo vestito di rosso e con la Barba bianca, il riferimento filosofico di Alessandro, e maestro di vita.

Me ne innamorai subito di quell’opera d’arte.

Senza inserirmi nella discussione chiesi chi era il proprietario. Si presentò, era un giovane antiquario di Tolon, un paesino sul mare vicino Nizza. Aveva lo sguardo felice e di brava persona. Gli chiesi il prezzo. Costava una fortuna,   lo acquistai senza battere ciglio. Doveva essere mio.

Ritornai a Napoli felice di quell’acquisto; lo fotografai e con quelle fotografie in mano passai giorni interi nella biblioteca nazionale del Palazzo Reale per reperire tutte le informazioni sull’autore e sull’epoca.

Era effettivamente uno smalto dipinto del cinquecento, un pezzo rarissimo per dimensioni e qualità, realizzato da un maestro smaltatore limusino.

Portai con me questo pezzo nelle più importanti mostre e fiere di mezza Europa. Tutti apprezzavano la bellezza ma nessuno lo acquistava.

Dopo molti mesi ad un’importante manifestazione internazionale di antiquariato a Parma si avvicinò un vecchio signore.

Era un signore elegante, molto anziano; si aiutava a camminare con un bastone. Non era italiano, forse spagnolo. Mi fece capire che voleva  una sedia. Gli procurai la sedia. Si sedette di fronte all’opera e la osservò a lungo senza dire niente.

Delicatamente la toccava, l’accarezzava. Si girò verso di me, mi chiese il prezzo. Dopo mi fece una sua offerta, concreta; dopo giusto due minuti di trattativa, giungemmo ad un accordo.

Si alzò dalla sedia, chiese del bar, mi disse che sarebbe ritornato per pagare. Si allontanò.

Puntuale ritornò dopo circa quindici minuti. Pagò in contanti tutta la somma e, un po’ in spagnolo, un po’ in francese e un po’ in italiano,  mi disse: «Vede, caro amico, io per tutta la mia vita ho comprato, in tutto il mondo, smalti del cinquecento, ma non ho mai visto un pezzo di così tanta bellezza.

Io sono vecchio, avevo due clienti, due ottimi clienti che me li acquisavano. Uno era un americano, l’altro un russo.

Erano i più grandi collezionisti di smalti antichi al mondo. Purtroppo sono morti tutti e due, e io ora non saprei a chi vendere quest’opera che ho appena acquistato da lei.

Vista la mia veneranda età non sò neanche fino a quando potrò godere di quest’opera.

Ma mi sono passati tanti smalti tra le mani che è mio dovere morale acquistare questa meraviglia, anche se non la venderò mai più, e avrò sicuramente poco dempo per goderne,  dovevo acquistarla. Grazie».

(Foto: web)

Mario Scippa