Santiago de Compostela, il Cammino


Da più di 1200 anni innumerevoli penitenti vanno alla tomba di San Giacomo Apostolo; percorrono i sentieri di terra battuta in trenta tappe, ciascuna di circa 30 km.
Pernottano in rifugi più o meno attrezzati, si rifocillano e la mattina riprendono il Cammino.
È un viaggio fatto attraverso i Pirenei, con due percorsi principali: uno francese ed uno spagnolo, che a loro volta si diversificano in più itinerari.
Ci possono essere tante motivazioni per compiere a piedi un pellegrinaggio tanto lungo; c’è chi sceglie il Cammino per mettersi alla prova, chi lo vede come semplice percorso di trekking, chi non ha nessuna motivazione particolare, chi lo percorre a cavallo in otto giorni, e c’è chi percorre il Cammino per Fede.
Certo è che tutti sono affascinati, attratti, sentono che devono andare – quasi chiamati – a percorrere interamente la strada per Santiago.
Il porticese Peppe Trignano, alla soglia dei settant’anni, non si è organizzato con amici per andare; ha percorso, solo,  il  sentiero guardandosi intorno ma teso alla meta, con improvvisati compagni di viaggio che man mano diventavano fratelli.
Ha scelto il percorso francese: circa 800 km.
Con occhio fotografico ha fissato nella sua mente e sulla pellicola i paesaggi, i particolari, i volti.
Il suo obiettivo era  raggiungere  Compostela.
Durante il Cammino, ha tenuto a mente quello che sembra un diario di viaggio, ma che è soprattutto un voler trasmettere le sue sensazioni, le sue emozioni.
Peppe Trignano ha voluto affidare il suo diario a Lo Speaker, raccontando il suo Cammino.
Cos’è stato per te?
Il Cammino s’intreccia con la vita: tutte le difficoltà, il tempo, l’ansia, la voglia di arrivare …
Camminando realizzi che in effetti sono cose senza importanza.
E così via fino alla Croce di ferro a circa trecento chilometri da Santiago: quando sei lì, come vuole l’usanza depositi l’oggetto che hai portato da casa da lasciare in mezzo alla montagna di tante cose depositate dai pellegrini, e capisci che il vecchio è rimasto alle spalle e ti sei rinnovato in modo positivo.
Cosa hai lasciato?
Una conchiglia che avevo raccolto su di una spiaggia di Torre del Greco durante la preparazione atletica al Cammino; un’altra l’ho depositata davanti alla Madonnina.
Naturalmente, non ho lasciato solo conchiglie, ma il fardello negativo della mia vita. Da quel momento ho incominciato a cambiare diventando man mano una persona nuova.
Sali alla Croce di ferro – che poi  è un palo di legno con un piccola croce in cima: quella originale pare l’abbiano trasferita a Santiago – e quando scendi per affrontare l’ultima parte del percorso hai dunque realizzato gli errori fatti nella vita e sai quali sono quelli che assolutamente non devi fare più.
Ed è lì che comincia il tuo percorso interiore.
Può sembrare strano, assurdo, inveritiero, ma incominci veramente a cambiare.
Tornato da Santiago ti sei trovato ad affrontare la tua quotidianità. Com’è stato?
Subito diverso. Oggi affronto le cose con serenità. So che la vita è difficile, però so che gli altri hanno per me un’importanza che prima non avevano.
Ognuno di noi ha un suo egocentrismo che condiziona: adesso no, mi piace stare con gli altri, mi piace dare quello che ho.
Non sarà molto, saranno anche chiacchiere, ma quello che ho cerco di non tenermelo per me e darlo agli altri.
Anche se ho sempre avuto una grande fede in Dio, fino ad allora non ero stato un buon cristiano, perché ero egoista.
Così come per i soldi: non è che ci abbia mai tenuto molto, ma oggi non mi interessano per niente.
Qual è una sensazione forte che oggi provi?
Certamente quella di non essere solo, nel senso che non avevo compreso che Dio era con me. Adesso so che Dio, i Santi, la Madonna esistono e sono con me.
È un fatto che io ora sento fortemente.
Perché hai fatto il Cammino?
Per ringraziare Dio, è stato senz’altro un atto di fede.
E gli altri compagni di viaggio che motivazioni hanno avuto?
Bisogna pensare al Cammino come alla vita. Lo fa gente di ogni parte del mondo: c’è chi fa semplicemente trekking, chi cerca l’avventura, chi ha perso il lavoro e chiede una grazia, come pure ci sono tanti giovani che si trovano, si amano.
Cioè è tutto: non si può dire che  ci siano motivazioni comuni: lungo il Cammino trovi le vicende più disparate.
A metà del percorso anche nei tuoi compagni di viaggio hai notato qualche cambiamento?
Si. Posso raccontare ad esempio del compagno di viaggio con cui ho condiviso tutte le tappe del Cammino.
In un percorso così lungo succede infatti che ti accompagni a persone per un tratto, altre per una sola tappa e poi non riesci più a rincontrarle.
Invece io e lui abbiamo avuto gli stessi tempi, gli stessi recuperi; quindi ho potuto assistere al cambiamento.
Era un uomo che aveva problemi familiari: a metà Cammino, pur rimanendo consapevole di non poterli risolvere, li affrontava in modo diverso, con serenità, senza astio.
Al momento, neanche te ne accorgi: ne diventi consapevole solo dopo.
Il suo era un cambiamento interiore assai importante: non puoi cambiare le cose, ma sei tu ad essere cambiato.
E questo ti permette di affrontare diversamente i problemi.
Fino a quel momento era stato scapestrato, leggero, donnaiolo, ma quando gli capitò l’avventura non ne approfittò, mentre prima era quello che cercava.
Era diventato un uomo maturo: ai suoi problemi trovava soluzioni giuste e serene.
In cosa consiste la preparazione fisica al Cammino?
Sono partito dopo un certo tipo di preparazione, dopo uno studio del percorso che avevo scelto.
Ho camminato appoggiandomi a bastoni adatti per questo tipo di fondo stradale per ammortizzare le sollecitazioni alle articolazioni, non solo per l’equilibrio e per l’appoggio: all’inizio mi guardavano tutti, poi alla fine hanno capito che è stata una cosa saggia.
Ma ho sbagliato altre cose, ad esempio ho speso tanti soldi per comprare indumenti tecnici che poi davano lo stesso risultato di quelli economici, uno zaino speciale con un contrappeso sul davanti ma che poi si è rivelato troppo pesante. Alla fine del percorso anche un chilo in più che ti sei portato appresso ti ha affaticato maggiormente.
Poi, mi sono trovato ad affrontare situazioni diverse di cui non avevo tenuto conto. Ma anche questo è una cosa bella, tanto che la prossima volta che andrò in pellegrinaggio a Compostela farò lo stesso identico Cammino, proprio per rivivere le stesse esperienze in base all’esperienza precedente.
Qual è la spesa che si affronta?
Ci sono alberghi comunali dove paghi un piccolo contributo, oppure addirittura gratis lasciando poi una piccola offerta, o altrove, se non trovi posto, pur non pagando neanche lì grosse cifre: questa è una spesa quotidiana.
La cifra maggiore la spendi per il cibo perché mangi davvero tanto.
La media giornaliera di spesa è di 50 – 60 euro, cui vanno aggiunte le spese del viaggio di andata e ritorno oltre a quelle sostenute per l’abbigliamento tecnico.
Ad esempio, le scarpe: hanno un costo di più di 200 euro.
La cifra totale da preventivare è di circa 2500 – 3000 euro.
Io ho comprato cose nuove, ma puoi anche rivolgerti all’usato e risparmiare qualcosa.
Quando sei arrivato a Santiago?
Il 2 giugno; abbiamo sentito la Messa dei Pellegrini, poi abbiamo presentato la scheda che con i timbri apposti ai diversi ostelli e rifugi dove pernottavamo che attestava il compimento di tutte le tappe ed abbiamo ricevuto la Compostela, il documento in latino con il tuo nome e la data di arrivo.
Qual è la conclusione che hai tratto da quest’esperienza?
Racconterò di una tappa dove pernottammo a casa di una signora.
Questa donna era stata ammalata di cancro e aveva fatto due volte il Cammino.
Al di là dell’ospitalità, fu un’esperienza che divenne una sorta di fratellanza, di condivisione, al punto che con amore la signora si mise a darci consigli utili.
Ad un certo punto prese un pacco di assorbenti e ne mise uno per parte nelle nostre scarpe, per creare un sorta di cuscinetto per ammortizzare la pesantezza dei passi in un cammino così lungo e nello stesso tempo assorbire il sudore acido che favoriva le ulcerazioni ai piedi, raccomandandoci  di scegliere sempre quelli dello spessore e morbidezza giusti.
In quel momento ho capito cos’è l’Amore per gli altri: non bisogna dimenticarlo mai, anzi si deve sempre tentare di realizzarlo, non dev’esserci egoismo.
Tutto ciò me l’ha insegnato una persona che ha messo da parte ogni cosa per sostenere i pellegrini nel loro Cammino.

La Compostela

(Foto gentilmente concesse dall’autore Peppe Trignano)