I Nomadi, 50 anni: un ricordo

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È con me Giaquinto Gennaro, ischitano, l’allora titolare del complesso  “I Nomadi”.
Molti non lo sanno: ma fino al ‘62, il nome del complesso che poi si trasformerà nei famosi Nomadi, era “I Monelli”; e fu in quell’estate che Beppe Carletti, il cuore e la memoria del complesso, conobbe questo suonatore di basso, che faceva il sarto, di Casamicciola.
Che ci racconta: «Il nostro era un complesso come tanti in quegli anni: due chitarre, il basso e la batteria; alla voce ci alternavamo io e il batterista…”, una pausa, come una sospensione sul suo volto: qualcosa da cercare intensamente  nelricordo.
Poi riprende: «Niente … Non riesco a ricordare il nome; a stento una vaga traccia del suo volto. Bah! … il passato …
Eravamo fan dei Beatles, ovviamente; ma io portavo nel cuore anche gli Animals: mi stregava la voce di quel gallese, Eric Burdon, e mi piacevano anche i RollingStones.
Ma bisognava scegliere: o fare musica, quindi dedicarsi, oppure  fare qualche serata per divertirsi, guadagnandosi qualche soldo, ma senza impegnarsi più di tanto.
E comunque bisognava lasciare l’isola, muoversi, darsi da fare: ma a farlo ero disposto solo io.
E fu proprio quando stava maturando l’idea di mollare che conobbi in un bar di Ischia Beppe Carletti, villeggiante, che aveva fatto delle serate a Napoli.
Mi aveva sentito, e parlavamo della musica: mi dava dei consigli, mi faceva delle lodi, ma anche delle critiche; però vedeva che ero triste.
Mica ti offendi se ti parlo così? È che mi siete piaciuti e volevo …
No, no, non è per questo … Anzi ti ringrazio dei complimenti. E che proprio non va più …
Gli spiegai le difficoltà; e che quindi avremmo sciolto il Gruppo.
E proprio Beppe fa: Però è veramente forte il nome: I Nomadi . Voi che venite dalle isole, solo per il fatto di andare il terraferma dovete diventarlo per forza … Date un’idea di ciò che siete o volete essere. Non le solite cagate pseudo americane …
Beh, si: era questa l’idea…Ma poi, ha vinto un’altra idea di vita… – conclusi mestamente.
Lo guardai, e mi venne d’impulso: Ma perché? Lo vorresti tu il nome?
Si perché no? Anzi mi piacerebbe …
Però da buon reggino terragno, furbo, non si accontentò della stretta di mano: volle andare dal notaio, stesso a Ischia. Pattuimmo anche una cifra. E fu  stesso Beppe a proporla , per evitare grane esuccessivi ripensamenti …
E debbo dire la verità: la tentazione di riaprire una discussione sulla proprietà del nome ci fu. Era divenuto famoso, una specie di marchio: pensai di farci un po’ di soldi …»
(Nel dire questo, il tono della voce, si abbassa: come se avesse una specie di riserbo nel parlarne; e lo sguardo diviene improvvisamente sfuggente: ripensamento? vergogna?).
«Anzi più che una tentazione, perché misi in mezzo degli avvocati: ma quando si andò a vedere quanto era stato scritto dal notaio, nessuno volle continuare. Anzi mi sconsigliarono di fare causa.
E così divenni mio malgrado un fan di questo gruppo, perché per una piccola frazione ne ero parte. A dire il vero: ero io che mi sentivo così …
(Nel dire ciò, il tono della voce risale, e anche lo sguardo assume una direzione  più ferma)
«E quando nel ‘63 – esattamente 50 anni fa – “uscirono” ‘sti Nomadi, mi resi conto della forza della “voce”: Augusto Daolio.
Anzi, gli unici, veri “nomadi”, erano questo cantante dall’aria fragile e spirituale, ma dalle convinzioni indomite e profonde, come la sua voce, e Beppe: gli altri si trovarono quasi per caso; nessuno condivideva davvero e fino in fondo le idee di questi due: né Chris (Dennis, tastierista e voce, entrato nel ‘74) né Paolo (Lancellotti, percussioni fin dal ‘69).
Che poi se ne andarono nel luglio ‘90: loro pensavano che le vedute politiche di quei due erano estremiste e intralciavano il loro lavoro e l’affermazione di pubblico che stavano avendo.
Non avevano capito che erano proprio quelle idee, e come le portavano avanti, la differenza: ciò cheli caratterizzava e li distingueva da tutti gli altri gruppi. Che potevano avere un po’ di successo, ma se non avevano un loro profilo sarebbero scomparsi.
Perché, poi, sono diventato il responsabile del Nomadi Fan Club di Ischia, li ho conosciuti di persona: e Beppe si ricordò benissimo di me.
E debbo dire che mi fece un’accoglienza calorosa … e mi presentò come un fratello agli altri. Se avesse saputo che ho tentato di fargli le scarpe …
E comunque quella fu la grande crisi: I Nomadi sembravano spacciati …
Ma non fu così. Non vendevano più dischi a milioni di copie, come “Io vagabondo”,e  Francesco Guccini, con cui avevano fatto le canzoni più famose  (“Dio è morto”, “Noi n on ci saremo”, ecc.), da tempo si era messo in proprio.
Però  facevano sempre le serate. E quando dico sempre, intendo sempre: estate e inverno; tutti i mesi e i giorni dell’anno; all’aperto e al chiuso. A volte due o tre nella stessa notte.
Al sud e al nord; certo al nord di più; ma al sud non scherzavano.
E dovunque andavano facevano folle. Perché erano instancabili; livelli tecnici elevati, canzoni bellissime e in ogni situazione in grado di cogliere l’umore profondo  dei gusti di tutti i pubblici che si alternavano davanti al palco, fossero feste di piazza civili o patronali, matrimoni  (si, facevano anche questi), feste o concerti  dal vivo.
E stai sicuro: chiunque li invitasse, dopo li faceva tornare. Comunque la vera crisi fu nel ‘92: per un tumore morì Augusto Daolio, davvero the voice e per un incidente stradale Dante Pergreffi, bassista, con loro, fin dall’84, giovanissimo.
Le due sorti sembrarono schiantare la pur forte volontà di Beppe, ormai l’unico restato.
Io l’andai a trovare: era smagrito, non aveva più quella luce negli occhi.
Andava spesso a Novellara, il paesino dove era nato Daolio,che tra l’altro gli era amicissimo, come in pellegrinaggio, e fu lì che gli venne l’idea, che poi lo ha “salvato” dalla depressione: fare in quella piazza per lui un evento ricordo annuale, ogni febbraio, essendo nato il 18 febbraio (1947).
Un memorial in cui le canzoni si sommassero all’impegno, sia politico che sociale.
E così Beppe Carletti , tra l’altro diventato Cavaliere della Repubblica, continua da solo per lo più, ma anche con gli altri del gruppo, che lui ha rifondato e ricreato,  a spostarsi come un vero nomade “dentro” ,ad affermare le ragioni di un impegno che va dalla musica a tutte le altre buone cause di solidarietà.
E poi ha trovato delle voci che hanno ben sostituito Augusto: prima con Danilo Sacco e ora Cristiano Turato.
So’ 50, ma sono ben portati … »
(Foto: web)                                                                                                                                          

Francesco “Ciccio” Capozzi