Uno, nessuno e centomila

 NAPOLI – Al Teatro Antonio Niccolini dell’Accademia di Belle Arti di via Bellini è in scena”Uno, nessuno e centomila”; ultima replica dello spettacolo giovedì 23 maggio alle 11.
La piéce, basata sull’omonimo romanzo di Luigi Pirandello, è stata adattata e diretta da Tonino Di Ronza.
«Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi la vita…Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento; il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo…Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare… muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non in me, ma in ogni cosa fuori».
Inizia così, con le ultime parole del romanzo pirandelliano, lo spettacolo di Tonino Di Ronza.
Quelle parole con le quali il protagonista congeda la sua individualità giungendo all’accettazione della sua non identità, della sua mimesi con il mondo della natura.
La trama è nota: il protagonista Vitangelo Moscarda, figlio di un banchiere usuraio, è sconvolto dall’osservazione casuale di sua moglie Dida, secondo la quale il naso del marito  pende verso destra.
Scopre così altri apparentemente irrilevanti difetti che lui stesso non aveva mai notato ma che lo portano a realizzare che l’immagine che gli altri hanno di lui non è la medesima che egli ha di sé.
Si accorge così che non c’è un solo Vitangelo Mostarda ma molti altri, centomila altri, e giunge alla rivelazione di non essere uno, ma centomila, e con ciò nessuno.
Il suo primo intento è quindi quello di eliminare l’opinione che gli altri hanno di lui, e la sua prima mossa è lo sfratto di un certo Marco Di Dio, al quale in seguito regala il suo stesso appartamento.
In un progressivo processo di liquidazione della propria individualità e di penetrazione nel mondo della natura – «Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento; il libro che leggo, il vento che bevo» – il protagonista attua da sé la propria liberazione.
La scenografia, ricca e dettagliata, realizzata dagli studenti del Corso di Scenografia a cura di Fabio Cantucci, si occupa di ricreare gli interni e gli esterni della casa di Vitangelo Moscarda, con lo specchio, imponente ed indispensabile, il negozio del barbiere, lo studio del notaro Stampa in Via Crocifisso numero 24.
L’opera pirandelliana è stata adattata in maniera fedele e gli inserti musicali e le coreografie sul retro di un pannello trasparente sono state funzionali ad alleggerire i monologhi di Moscarda, altrimenti spesso di non facile fruizione.
La figura del protagonista Vitangelo Moscarda, sottoposto ad un triplice sdoppiamento, nelle interpretazioni dagli attori Agostino Chiummariello, Pasquale Frulio e Massimo De Matteo e tutto l’universo di attori che gravita intorno ai tre protagonisti, cimentandosi in un’esperienza ardita e coraggiosa, quale può essere la riduzione di un romanzo pirandelliano, hanno saputo dare il giusto peso e la rilevanza necessaria ad uno dei testi più suggestivi di tutta la letteratura italiana ed internazionale novecentesca.
(Foto: locandina)

Francesca Mancini