Donne sotto violenza

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Rosaria (Aprea), ma Rosi per gli amici e per lui, Antonio(Caliendo), non sentì nemmeno arrivare il primo pugno, né lo vide: avvertì un improvviso dolore inaspettato che la sconcertò, le fece perdere il senso della realtà.
Percepì lo scossone seguito da quella fitta violenta che la fece cadere quasi per terra: e solo quando si rialzò del tutto, si rese conto che era stato lui, Antonio, il suo fidanzato.
E ne aveva preso definitivamente coscienza  perché si accorse  che stava “caricando” il braccio per, colpirla ancora … dirigendo il pugno, con mira accurata, ben calibrato, allo stesso posto del primo, ebbe il tempo di pensare, quasi  con distacco e umorismo: e qui il dolore fu ancora  più lancinante, e senti sulla guancia lo scorrere del sangue …
Lo sconcerto fu pari al panico: le era parso che sorrideva, al suo commento. Il fatto che aveva incrociato quel ragazzo, « … Una volta ameno lo era, e che le aveva fatto inutilmente la corte, e avevano parlato del più e del meno», ma lo diceva con un sorriso , il sorriso radioso di chi aveva fatto la sua scelta e la manteneva, nonostante tutto.
E forse erano state proprio queste parole, si diceva nella sua mente, a scatenare la sua ira su di lei con improvvisa furia selvaggia, con un balzo come di un animale feroce in agguato nella notte.
Forse queste parole gli avevano ricordato che l’aveva già perdonato una volta, quando per una crisi di gelosia, lei incinta, l’aveva mandata in ospedale; e che lui era venuto in lagrime da lei per chiederle di perdonarlo; e anche lei piangendo si era fatta convincere che. «Sì, sono stato un po’ irruento – aveva detto – ma la gelosia è la forza di quercia del mio amore per te».
Sì, proprio queste belle parole aveva sentito da lui …
Le aveva sentite, queste parole, che sgorgavano dal suo cuore: e lei, anima semplice e innamorata, e che aveva trovato finalmente con lui sua stabilità; che si sentiva protetta da quella sicurezza , così attenta e costante , gli  aveva creduto: e aveva ritirato la denuncia.
Ricordava, come in una serie di flash back, come il sacerdote della Parrocchia da cui andava in Confessione, Padre*****,  l’aveva esortata al perdono «che è dei Cristiani» e che lui era “un buon giovine anche se un po’ focoso”: così rammentava che gli aveva detto quel prete.
E le veniva a mente con un folle e veloce senso di ironia, che erano le stesse parole usate dai suoceri, che da Casal di Principe, il paese di famiglia, le avevano telefonato.
La madre  piangendo, l’aveva  esortata e pregata tra le lacrime “di non inguaiare, il padre di tuo figlio che sta per nascere».
Anche se poi, passata la prima fase in cui tutti dovevano dire: «Ma com’è brava Rosaria che ha ritirato al denuncia … », subito dopo , appena potevano, o facevano loro stessi cadere apposta il discorso sull’argomento, dicevano “che era colpa sua se il loro figliolillo era così geloso … Perché lei era troppo bella ed era fatta apposta  per ingelosire i bravi ragazzi come il loro bel figlio, che era tanto innamorato di lei! »
E tutti  questi pensieri, le venivano a ondate, e li avvertiva come tanti successivi colpi che le si accanivano, ma dentro di lei, in quegli interminabili secondi in cui si sentiva cadere.
In realtà pochi decimi di secondi, ma in cui sembrava essersi definitivamente fermato, come bloccato nel ghiaccio, il pensiero: e ogni immagine del passato le appariva ferma e raggelata dal dolore …
Come anche le tornavano in mente le parole della madre, che le dicevano che chi l’ha fatto una volta …
«Ma che dici, ma’! Tu ti sei fissata con lui, perché è di Casale! E che colpa ne ha lui se è nato nel paese di Sandokàn e di Cicciotto ‘e Mezzanotte (i capi del clan di casalesi)!», questo rispondeva a  sua madre che la guardava con insistenza: e non si faceva ingannare dalle sue parole; solo che aveva trovato uno più tosto di lei nell’avere influenza su sua figlia.
Ma  Rosi sapeva, nel segreto dei suoi ricordi, che le volte erano state molte più di una: anche se si erano limitate a schiaffi e pugni che non avevano lasciato tracce.
O, almeno, lei così credeva: ma sua madre, che la scrutava sempre con attenzione, aveva paura di lui: ma per lei.
E quante volte, lei e il suo compagno , avevano riso di questa paura!
Perché il suo Toni, quando voleva, sapeva essere simpatico e affascinate e molto divertente.
E in quei momenti, quando rideva sereno e di cuore, lei era felice! Sì, felice di averlo incontrato, di stare con lui; felice di sentire, le notte, nel loro letto, il suo odore: di amarlo. In quegli istanti, quando stava anche col loro figlio, dimenticava tutto …
Come se quegli episodi fossero avvenuti in un tempo e in luogo remoto, lontani da lei e non invece capitati solo qualche settimana prima: anzi che forse non la riguardavano e avevano a che fare con una persona che non era lei.
Lontani da “quel” presente che sembrava così ricco di promesse.
E in quella nebbia dove l’avvolgeva il dolore, la mente andava da sola a riprendere dal flusso fangoso della memoria, frammenti apparentemente sconnessi.
E stranamente quello stesso dolore si era improvvisamente attutito, perché era lo shock che la “graziava”:  sapeva fin troppo bene che questo sarebbe venuto, intero e tutt’insieme, dopo.
Ora era caduta per terra. «Non dovevo dirglielo … non  dovevo … Dovevo sapere che questo mio ex spasimante gli faceva ombra … Come a quel Concorso di Bellezza a Pesaro, quella volta che avevo vinto, e lui mi fa la scenata … Terribile! Davanti a tutti: che vergogna!…
E sono dovuta scappare come una ladra, di nascosto, perché uno degli sponsor mi aveva fatto un complimento, e lui l’aveva sentito. E per evitare che entrassero in contatto me lo sono trascinato fuori dal teatro … È stata colpa mia  … Sì, sì, solo colpa mia …
Dovevo capirlo che non sarebbe finita! Che l’incubo avrebbe perso altre forme sempre più pericolose!», si diceva in quella situazione di semi incoscienza causata dalla violenza.
«Ma perché? ..Perché?»
Domenica 12maggio 2013: Rosaria Aprea, splendida ragazza 26enne di Macerata Campania (Caserta)  è stata oggetto di una violenza selvaggia “per amore”, da parte del suo compagno  Antonio Caliendo.
(Foto: web)

Francesco “Ciccio” Capozzi