Nuovo aumento tariffario per il Consorzio Unico Campania

NAPOLI – Dal  primo aprile, i titoli di viaggio Unico Campania saranno adeguati al tasso di inflazione programmata per gli anni 2012/2013 in virtù dell’art. 39, comma 1, della Legge Finanziaria Regionale del 2008.
Così recita l’avviso ufficiale del consorzio dei trasporti campani, annunciando novità decisamente poco rassicuranti per l’utenza.
Infatti, il citato adeguamento si traduce in un immediato aumento dei titoli di viaggio che avverrà dal primo giorno dell’imminente mese di aprile, in una data che nell’immaginario collettivo risuona come uno spiacevole scherzo dell’ironica sorte!
In base al nuovo schema tariffario il biglietto base aumenterà da 1,20 a 1,30 euro; il biglietto della successiva fascia U1, la fascia che fu “inventata” dal nulla nella primavera del 2011 per escludere dal biglietto di base i comuni confinanti col capoluogo campano ovvero l’area suburbana che va da Pozzuoli a Portici passando per Arzano, aumenterà da 1,60 a 1,70 euro; e ulteriori aumenti toccheranno anche gli abbonamenti: l’abbonamento mensile metropolitano costerà  41,20 euro, mentre quello mensile per la fascia U1 dagli attuali 48 euro arriverà a costare la “cifra-beffa” 49,50 euro: praticamente per  soli cinquanta centesimi non arriva a 50!
Il nuovo adeguamento delle tariffe avviene proprio nell’anno peggiore per il trasporto pubblico campano, in cui i viaggiatori devono fare i conti con un servizio sempre più scadente e dalle corse sempre più ridotte.
Infatti oltre al già consolidato disastro della Circumvesuviana, le cui corse affollate si sono oramai ridotte ad un solo treno all’ora e l’eliminazione delle corse dell’alba e della tarda sera, anche la linea 1 della metropolitana di Napoli subirà ulteriori tagli delle corse a causa della mancanza di fondi.
Senza dimenticare poi i numerosi disservizi quotidiani delle linee ferroviarie regionali, soggette a continui ritardi e ricorrenti soppressioni delle corse.
Le associazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra ritenendo che l’utenza campana non sia più disposta a sostenere un rincaro non adeguato alla discutibile qualità del servizio.
Alcuni esperti sostengono che, oltre alla tristemente nota mala gestione delle finanze regionali, uno dei principali problemi sia proprio il Consorzio Unico Campania, accusato di non aver saputo gestire in maniera adeguata i fondi destinati alle compagnie unificate sotto il marchio.
Infatti prima del biglietto Unico ogni singola compagnia erogava il suo relativo biglietto, e l’incasso era quasi netto e premiava la compagnia più utilizzata, mentre col sistema Unico Campania il consorzio polarizza interamente l’incasso dei titoli di viaggio, e ripartisce i fondi alle varie compagnie in modalità mai dettagliatamente spiegate.
Infatti  in molti sottolineano che il vertiginoso aumento dei biglietti nel corso degli anni sia avvenuto proprio durante la gestione del consorzio Unico, sottolineando che buona parte degli incassi serve soprattutto a sostenere l’esistenza stessa del consorzio.
Insomma i sostenitori di questa tesi ritengono che le varie compagnie ormai ridotte sul lastrico dovrebbero uscire dall’Unico nella stessa maniera in cui la Repubblica italiana dovrebbe uscire dall’euro, rilevando curiose analogie tra il biglietto unico e la moneta unica.
Già da tempo una delle varie compagnie di trasporti della Campania, la compagnia casertana di trasporto su strada Clp, ha già annunciato l’intenzione di uscire dal consorzio Unico Campania e di erogare direttamente i propri titoli di viaggio.
Ma questo tipo di operazione, se da un lato comporterebbe maggiori entrate nelle casse delle singole compagnie, da un altro lato comporta irrimediabilmente un aumento dei costi per i viaggiatori che si vedrebbero costretti ad acquistare molteplici e differenti titoli di viaggio a seconda del tipo di linea che dovrebbero utilizzare durante i loro spostamenti.
Ancora una volta a rimetterci sono i cittadini che devono fare i conti con una metropoli sempre più paralizzata, in cui l’impossibilità di sostenere le spese del trasporto pubblico si sta rivelando in maniera preoccupante un nuovo indicatore dell’indice di povertà.
(Foto: web)

Francesco Bartiromo