Vesuvio e Campi Flegrei: lo stesso dna

NAPOLI – I Campi Flegrei sono una caldera, un’ampia zona di origine vulcanica situata a nord-ovest della Città.
Ultimamente le reti di monitoraggio hanno registrato, come dichiarato dal direttore della Sezione INGV di Napoli dell’Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini « … variazioni significative dei parametri sismici, geochimici e di deformazione del suolo rispetto ai livelli ordinariamente registrati»
Il bollettino settimanale dell’istituto di Vulcanologia infatti tiene costantemente monitorati i Campi Flegrei, e conferma che il suolo continua a sollevarsi con una velocità media, dall’inizio del 2013, di circa 1 cm/mese.
Secondo l’Ingv il bradisismo in atto non permette di formulare  « … ipotesi interpretative dei fenomeni in corso e non si evidenziano, al momento, variazioni tali da far presupporre situazioni di criticità a breve termine».
Di diverso avviso il prof. Giuseppe Mastrolorenzo e la prof. Lucia Pappalardo, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Infatti sottolineano che è probabilmente la caldera con il più elevato potenziale vulcanico, le cui dinamiche non possono essere prevedibili, in quanto la fisica del bradisismo è ancora in fase di studio e pertanto non verificabile.
Secondo i due vulcanologi dunque oltre ad effettuare un monitoraggio continuo bisogna preparare un piano di emergenza adeguato, dal momento che tutti segni indicano che il sistema è in una fase tale da far ipotizzare un’imminente evoluzione.
Lo scorso 22 novembre ci fu un incontro con il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, cui parteciparono, oltre al prof. Martini, i sindaci di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, i Commissari straordinari dei Comuni di Marano e Quarto e all’assessore all’urbanistica del Comune di Napoli, Luigi De Falco  l’assessore alla Protezione Civile della Regione Campania, Edoardo Cosenza,  e il Vicario del Prefetto di Napoli.
Nella sessione di lavori si decise per l’allargamento zona rossa  e per l’aggiornamento del Pso (Piano Strategico Operativo) portando a 24 i comuni interessati dal piano di evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio e della caldera vulcanica flegrea, un territorio sul quale vivono da 600mila a 800mila abitanti.
Inoltre la zona rossa venne divisa in rossa1, quella più adiacente ai vulcani, e rossa2, cioè quella che risentirebbe dei danni collaterali.
Il fenomeno del bradisismo flegreo è periodico;  si verificò dal 1969 al ‘70 riacutizzandosi nel 1980 e toccando il culmine nel 1983-84. Entrambe le volte rientrò.
I Campi Flegrei, in quiescenza dal 1538 sono legati al Vesuvio, che dorme dall’ultima eruzione del 1944, da un’enorme unica camera magmatica, un’area che potrebbe essere maggiore di quanto ipotizzato fino adesso.
Il magma del Vesuvio e quello dei Campi Flegrei hanno lo stesso dna.
Il Marsili, il vulcano sottomarino più grande d’Europa, è invece un sistema separato; infatti la composizione magmatica è diversa.
Secondo il prefetto Franco Gabrielli a tutt’oggi c’è « … ancora un’eccessiva insensibilità e una mancanza di consapevolezza. Nella zona dei Campi Flegrei la percentuale di gente che non conosce il rischio su cui letteralmente è seduta, raggiunge percentuali tra il 70 e l’80%. Insensibilità che spesso si traduce in un atteggiamento non adeguato delle Istituzioni» che, invece, avrebbero il compito di informare la cittadinanza.
Secondo i Verdi Ecologisti: « … si continuano a dare in modo avventato rassicurazioni alla popolazione, facendo convegni unilaterali, come quello a Città della Scienza. Ogni giorno la cittadinanza subisce di fatto una violenza non potendo partecipare ai processi decisionali, non viene correttamente informata dei pericoli che corre ma soprattutto non è a conoscenza di nessun piano di fuga in caso di emergenza. Oltretutto a dicembre 2012 le trivellazioni in atto sono arrivate a 500 metri di profondità e chiediamo che non si vada oltre: è troppo pericoloso».
Secondo il vulcanologo prof. Mastrolorenzo dal momento che il bradisismo nell’area è in fase ascendente, bisogna applicare il principio di precauzione e sospendere le perforazioni profonde previste dal Deep Drilling Project, il progetto di perforazione (in acronimo CFDDP), perché gli effetti sono imprevedibili e potenzialmente pericolosi.
Il Deep Drilling Project è in atto a Bagnoli nell’area ex Italsider, che ha livelli altissimi d’inquinamento; le trivellazioni producono fanghi di risulta che sono quindi ricchi di elementi estremamente pericolosi.
I dubbi sono tanti, e non solo scientifici.
La scelta di trivellare profondamente un’area in cui è in atto il fenomeno del bradisismo ascendente senza aver preventivamente disposto un piano d’evacuazione è se non altro azzardata.
Andare a trivellare proprio nell’area ex Italsider, poi, appare incomprensibile.
Infatti il prof. Mastrolorenzo ha dichiarato: «Non esistono certezze, ecco quanto emerso dal dibattito pubblico “Valutazioni sulla pericolosità delle perforazioni a Bagnoli nella caldera attiva dei Campi Flegrei” organizzato dal Comitato Rischio Vulcanico dei Campi Flegrei». 
(Foto: web)