Il racconto: L'ultimo giorno

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Ritorna Krevigosky con una delle sue incursioni dai bassifondi dell’anima. Stavolta se la prende, giustamente, con la psicosi da maya, che magari, poverini, forse, non c’entrano nemmeno col cataclisma annunciato. È probabile però che i veri menagramo siamo noi, che con l’ipocrisia che ci contraddistingue, ci permettiamo di distruggere il nostro pianeta con le nostre stesse mani, e ci permettiamo poi di prendercela con qualcun altro, maya, alieno, demone o chicchessia. Allora sì, il racconto del nostro amico diventa un toccasana per la mente, per l’amor proprio di chi non si rassegna all’isteria di massa e al plagio dei falsi idoli, quelli di un benessere alienante e illusorio. Buona lettura
Ciro Teodonno
L’ultimo giorno (merdosi maya)
Quando Betty mi chiamò, non era ancora terminata la mia infernale giornata di lavoro. Appunto ero vicino alla fornace, ed il calore mi pizzicava finanche i peli del culo. Ero un uomo già stanco per la mia età, d’altronde chi persona intelligente poteva essere contento nelle mie condizioni? Eppure i deficienti che lo erano ci stavano e ne erano pure molti. Gente che preferiva stare a lavoro e ”divertirsi” coi compagni di sventura, anziché stare con le proprie donne. Ma io glielo dicevo sempre, erano semplicemente degli stupidi froci a cui mancava solo di incularsi fra di loro, fisicamente dico, perché in quando a fottersi per farsi belli col capo, quello già lo facevano. Come potevo essere felice della mia situazione, se ero un uomo che si alzava presto la mattina, nel meglio del sonno, frustato dal lavoro tutto il giorno, per arrivare poi alla sera che sei una vacca smunta che cammina su due zampe? Quando Betty mi chiamò dunque ero già quasi morto per quel giorno e certe volte la sera non avevo nemmeno voglia di sentire quello che aveva fatto durante il giorno. “Jack, corri a casa, fra poco qui cadrà tutto, presto corri, ho paura … “ e staccò subito il telefono. “Un alluvione? Ah, ecco, quello stronzo di Mike al piano di sopra ha lasciato il rubinetto della vasca aperto e sta per crollare il solaio? I demolitori del fabbricato accanto hanno tirato la palla d’acciaio per sbaglio dentro alla mia finestra?” mi chiesi, ma non sapevo che pensare. “I miei scritti!” mi ricordai all’improvviso, verranno sepolti vivi, insieme a Betty che morirà per sempre!”
Riprovai a chiamare, ma le linee del telefono ebbero proprio un problema quel giorno. Gli stronzi che lavoravano intorno a me, scontenti abbandonarono uno alla volta il proprio posto di lavoro e scapparono dalla fabbrica. “Dove andate zombie?” chiesi, ma nessuno mi rispondeva. Corsi fuori, ma tutto era intasato dal traffico, una donna saltò sul mio parabrezza terrorizzata a gambe aperte, brutto spettacolo, aveva una settantina d’anni.
“Quando arrivo a casa sarà troppo tardi” pensai, “ i miei scritti insieme alla merda del cemento, per sempre!”.
Ma arrivando sul vialetto del condominio, vidi Mike dalla sua finestra del cesso fumarsi un sigaro con gusto di nascosto dalla moglie. Glielo disse anche il prete “Un solo corpo, una sola anima, una sola mente”, ma lasciamo stare.
“Mike che fai alla finestra del cesso?” chiesi. “perché non ti fai i cazzi tuoi Jack” mi rispose credendo che lo stessi riprendendo per il sigaro. Mike aveva i polmoni come una spugnetta da bidè per tutte le volte che gliene avevano portato via un pezzo durante le operazioni subite.
“Mike per me puoi anche crepare, ma era solo per … lascia stare …”. Feci di corsa le scale, bussai, stavo per buttare giù la porta, quando Betty con la sua solita flemma venne ad aprire. “Cosa è successo? i miei scritti, la macchina da scrivere, i miei libri, i miei cd, la mia collezione di film porno … e poi, tu sei viva.’Cazzo è successo Betty?”.
“I maya, oggi, finirà tutto”.
“Dirò a Joseph all’angolo di non vendermi più quell’alcool giamaicano, ‘puttana di sua madre!”.
“No Jack, un popolo di tremila anni fa ha predetto che oggi sarà l’ultimo giorno per tutti, e volevo morire insieme a te!”.
“Che coraggio che hai Betty, e poi ti rendi conto, allarmarmi così, se non avessi il merito di avermi tirato fuori da quell’inferno almeno per oggi, ti farei un occhio nero!”.
“Ora visto che ci siamo, togliti le mutande e approfittiamo di questo giorno libero!”.
“Ma  Jack, ho paura, ci saranno le catastrofi, non so di che morte moriremo, diventeremo ossa incenerite …”.
“Togliti le mutande, che ti incenerisco io Betty! prima che ti ammazzi io per davvero”. E quando la convinsi, Mike suonò alla porta. “Jack, hai una bottiglia? Stiamo per morire e mia moglie mi ha concesso l’ultimo goccio”.
“Di a tua moglie, di andare a farsi fottere, e se pensa proprio che per lei sarà l’ultimo giorno, si trovi qualcuno che se la sbatta l’ultima volta, che ha perso anche troppo tempo con te, stronzo di un malato!”.
Ma quando gli rinchiusi la porta in faccia, poco dopo scese Grace, la moglie. “Ho detto che non mollo nessuna bottiglia Grace, mi dispiace, ma per l’ultima volta voglio ubriacarmi totalmente con tutto quello che di infiammabile ho in casa”.
“Ma io sono venuta per quello che hai detto a Mike, ed ecco, ho pensato che il più vicino uomo che mi piacerebbe scopare per l’ultima volta, sei tu Jack”.
“Oh Dio santo! merdosi maya, ma ‘cazzo vai dicendo Grace? se vuoi una bottiglia te la do, ma dopo togliti dai piedi!”.
“Voglio altro Jack, per troppo tempo Mike non è stato più all’altezza.”
“Invece di fumare sigari su sigari, poteva qualche volta farti fumare il suo sigaro quello stronzo”. Richiusi la porta, per la seconda volta e trovai Betty con le mutande abbassate in camera da letto. “Chi era Jack?”.
“Grace, voleva che le dessi una bottiglia”.
“Ho sentito Jack quello che ha detto, sei stato bravo a non farti fare, in tutti i sensi. Vieni, fra poco hanno detto che cadrà anche il cielo con tutti i suoi pianeti e le altre stelle!”.
“Apri le cosce Betty, che te le faccio vedere io le stelle!”.
Merdosi maya!
(Fonte foto: web)
Krevigosky