Enrico Caruso: analisi di una leggenda

PORTICI – Nell’ambito della manifestazione “Natale e dintorni” venerdì 14 dicembre una grande serata alla Sala Baciamano della Reggia, sede della prestigiosa Facoltà di Agraria: il recital dei tenori del Teatro di San Carlo “Enrico Caruso: analisi di una leggenda”.
Attraverso le arie e le romanze tipiche del repertorio di Caruso, i tenori Michele Maddaloni, Mario Todisco e Michele Polese, accompagnati al piano dal Maestro Ciro Ferrigno hanno accompagnato il pubblico in un viaggio alla riscoperta di un artista che, ad oltre centotrenta anni dalla sua morte, rimane vivo nel cuore della sua Napoli.
Una Napoli che non seppe purtroppo tributargli il giusto riconoscimento quand’era in vita, addolorandolo, ma che poi ha saputo farsi perdonare tenendolo come uno dei suoi figli più cari.
Ma non abbastanza: è proprio per questo che i tenori del San Carlo già da due anni portano in giro il recital, non si fermandosi al mito di Caruso, svelando l’uomo tenace rimasto comunque semplice.
La voce narrante di Maria Sorrentino ha guidato il viaggio nella vita breve ma intensa del grande tenore, da quando era scugnizzo in un quartiere povero a quando era semplice operaio, fino al successo sui palcoscenici di tutto il mondo, ai suoi amori, alle sue incisioni che ancora oggi permettono di ascoltare la sua voce come se il tempo non fosse passato.
Enrico Caruso: la sua drammatizzazione dei personaggi, i suoi “do di petto”, la sua maniera pulita di cantare le arie: è questo il recital “Enrico Caruso: analisi di una leggenda”.
A fine concerto, dopo la standing ovation del pubblico, i tre tenori  si sono fermati a chiacchierare con Lo Speaker.
Ha detto Michele Maddaloni: «Diciamo pure che per noi è facile cantare Caruso perché siamo napoletani e perciò abbiamo quell’impostazione, quel colore della voce tipicamente meridionali. Caruso è ineguagliabile: infatti siamo in tre per dedicargli un concerto, per esaltare la sua grandezza che purtroppo dai dischi non si riesce a percepire completamente.
Possiamo farcene un’idea solo considerando che il suo repertorio va da  “Il lamento di Federico” fino a “Il trovatore” e lo esegue con un modo di cantare completamente diverso per quell’epoca.
Caruso ha segnato un’epoca: questa è la sua grandezza. Non solo noi, ma tutti i tenori messi insieme riuscirebbero a dare al pubblico quello di cui era capace lui.
Quello che posso dire, è che noi ci divertiamo portando in giro questo concerto: è questo che trasmettiamo al pubblico, non tanto quella che era la grande arte di Caruso, ma quella che è la gioia che chi canta vuole dare al pubblico. Cantare divertendosi».
Michele Polese ha precisato: «Ci avviciniamo molto modestamente al repertorio del grande Caruso. Infatti non si arriverebbe mai a toccare i suoi livelli. Con questo recital vogliamo soprattutto avere la possibilità, attraverso la sua musica, di rivedere e proporre le cose come si facevano al suo tempo, con tanta importanza e tanto valore. Lo facciamo nel nostro piccolo, ma Caruso è una stella, è un punto di riferimento».
Mario Todisco ha concluso: «È già qualche anno che portiamo in giro questo progetto, ed è un modo per far sì che i giovani capiscano la musica di Caruso e riescano ad apprezzarla veramente. Se ne sente parlare tanto, ma in effetti pochi sanno chi era, cos’era veramente. È per questo che la voce di Maria Sorrentino racconta il suo vissuto.
Molto ignorano, ad esempio, che il  modo in cui cantiamo oggi è nato proprio col grande tenore: prima di lui cantavano solo i contraltisti e i sopranisti. Non c‘era questo timbro di voce che interpretava l’Opera: dopo di lui i ruoli sono stati scritti   proprio per i tenori, che hanno una voce più scura».

Tonia Ferraro