"Oedipus" in scena al teatro "Il Primo" di Napoli

NAPOLI – La vicenda di Edipo approda sul palco del teatro “Il Primo”: fino a domenica 18 novembre, “Oedipus”, adattato e diretto da Gianluca Masone e Ilaria Paggio, sarà in scena nel salotto della prosa a Napoli. Il percorso drammaturgico di “Oedipus” è ispirato alla “Macchina infernale” di Jean Cocteau, e mette in evidenza, oltre agli atti di parricidio e incesto, il coraggio, la forza di un giovane il cui fato, però, non gli risparmia dolore.
Un coraggio, quello di Edipo, che lo conduce alla soluzione dell’enigma e alla morte della Sfinge, altra figura mitologica, che simboleggia i continui interrogativi dell’uomo, anch’esso avvolto nel mistero della propria esistenza.
«La vicenda di Edipo – spiega Masone – genera una sfida tra il destino, come fatalità prestabilita, e il caso, inteso come meccanismo dell’evento. È una sfida cui non è possibile sottrarsi, e che vede protagonisti, i tanti “Edipo” contemporanei che, con tenacia e caparbietà, si ostinano ad affrontare, restando, talvolta, vittime di nuove divinità, i cui presagi sono privi di fondamenti».
Edipo, l’eroe della mitologia greca, transita dalle pagine di Sofocle, Hugo von Hofmannsthal, Jean Cocteau e tanti altri, fino a giungere all’attualità dei nostri giorni. È un personaggio emblematico, avvolto nel mistero della propria esistenza. Un personaggio divenuto oggetto simbolico della teoria sviluppatasi con la psicanalisi che ha fatto della vicenda di Edipo un reale complesso, per spiegare fenomeni legati alla maturazione dell’essere umano.
In scena: Gianluca Masone nel ruolo di Tiresia, Ilaria Paggio di Giocasta, Francesco Campanile di Edipo, Alessia De Vito della Sfinge, Sabrina Fusco  di Anubi. La direzione artistica è affidata a Lucia Stefanelli Cervelli.
«Recitare per me – continua Masone – è soprattutto un “gioco” fatto con estrema serietà. Un “gioco” che ti permette di immergerti nella parte più profonda del tuo essere, facendoti cogliere gli aspetti più nascosti che l’attore mette poi a disposizione del personaggio. Colti gli aspetti, occorre “cucirli” tra essi, per creare quell’abito che è il personaggio, che l’attore indossa ogni sera all’apertura del sipario, creando una fusione emotiva con il pubblico».