James Bond e la regina Elisabetta

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Lo scoop è riuscito: intervistare la Regina! In Inghilterra è qualcosa che non potrebbe succedere nella realtà… Ma con lo strumento della psicointervista, tutto è possibile…
«Maestà, vorrei focalizzarmi su un unico episodio della sua felice e lunga funzione regale, che le ha portato gioie e dolori, da lei sempre affrontati con quella superiorità d’animo che contraddistingue i regnanti dai comuni mortali …»
La Regina, seduta di fronte a me, appena annuisce, con quel volto immobile, su cui aleggia l’ombra del sorriso.
Avrà studiato, penso io, attentamente La Gioconda leonardesca: è uno schiudere le labbra in una specie di figurazione di sorriso, senza tempo, senza oggetto; né lo sguardo aiuta a decifrarlo: anch’esso blandamente concentrato su quello che le è intorno, sembra poggiarsi sul suo  interlocutore con una grazia, una benevolenza lontana, di chi non si può aspettare che bene dagli altri: specie dai suoi Sudditi.
Non so se, banalmente, è miope, che non si cura di portare occhiali e “ci marcia”, e quindi il suo vedere è indifferenziato, privo di asperità cromatiche e di linee definite; oppure se è una sua modalità naturale, o che si è studiata a lungo.
Anche su questo, come su molte altre cose che la riguardano personalmente e direttamente, sono domande che da lei non avranno mai risposte, né dirette, né indirette: il suo circondarsi di riserbo, è assoluto; e più di un osservatore l’ha definita una prassi con cui difende strenuamente lo spazio, sia pur limitato, della sua individualità di persona, rispetto al Ruolo di Sovrana di cui si sente totalmente investita, cui attende con cura puntigliosamente attenta.
Anche a costo di sembrare ai suoi sudditi distaccata e perfino non in grado di provare sentimenti; sudditi che pure la rispettano e, in quel modo sommesso e rispettoso, ancora oggi addirittura l’amano.
D’altra parte alla sua non verde età di 86 anni, splendidamente portati, ha fatto tesoro di eventi pubblici  epocali e privati dolorosi, dimostrando di essere in grado di reagire alle difficoltà e non lasciarsi (troppo) spiazzare dal nuovo: come in questo caso su cui andremo a parlare.
Però, noto, il suo è un modo di porsi che “incute silenzio”: sono come costretto a fare una pausa prima di procedere alla domanda che mi sta a cuore: « Maestà, come mai ha accettato di farsi riprendere con l’attore Daniel Craig in quello spot che lanciava le Olimpiadi di Londra 2012 ?».
Mi sbaglio, o è un accenno di sorriso vero che vibra per un istante sulle labbra prima di rispendere? e dice: «Fu il Gran Cerimoniere a proporcelo; là per là mi sembrava improprio; poi ci riflettei: perché no? James Bond è sicuramente inglese: anzi lo è in modo assoluto.
Credo che sia una delle poche icone di livello e prestigio internazionali rimaste della cultura del nostro paese; e l’attore, quel nostro suddito Daniel (Craig), ci parve persona ammodo: il suo comportamento fu più che lodevole.
Evidentemente, è un grande professionista, che subito comprese le Regole del buon stare al cospetto della sua Regina. Avemmo modo di vedere in anteprima l’ultimo, (“Skyfall”, n.d.r), prima che uscisse nelle sale del Regno: ci parve un po’ violento, ma si vedeva chiaramente come si fosse tentata una strada più psicologica nel dipingere i personaggi: infatti è un film più complesso».
«Ma che c‘entra l’Agente 007 con le Olimpiadi?”
La Regina per un attimo veloce, sembra regalmente stupita: come se a fare la domanda fosse un minus habens; sinceramente arrossii …
Ma lei si riprende subito: «Figliolo, stiamo del XXI Secolo: e come Regina del Commonwealth non posso che favorire tutto ciò che rafforza la presenza inglese nel mondo: le Olimpiadi sono un’opportunità impagabile, in questo senso … e pure James Bond, che ha ben 50 anni, al cinema».
«Eppure il film è prodotto anche dagli Usa …»
«È vero: ma la presenza produttiva finanziaria del nostro paese è preponderante.        E poi, come dicevamo, è talmente inglese da rasentare la caricatura: fin dal primo James Bond (Sean Connery), quel misto di eleganza formale, di coraggio, di decisionalità virile e intelligente e anche di romanticismo, sono tutti elementi così tipicamente del nostro paese …
Anche se il Connery ha espresso giudizi negativi sulla Corona (è simpatizzante del Nazionalismo scozzese), così come lo ha interpretato, lo riteniamo profondamente inglese.
Però anche Craig, benché in modi meno dolci di Pierce Brosnan, che è stato un vero gentleman, ha dato quella forza, che forse mancava al suo immediato predecessore, oggi necessaria se si vuol competere in questo mondo così multipolare … »
«Ma … Maestà: lei se li è visti tutti!»
Di nuovo quel sorriso leggero, a fior di labbra, condiscendente, ma vago ed elusivo: devo dire di gran fascino …
«Non  tutti: ne sono tanti: più di venti (25) – continua – Ho visto tutti quelli con Connery (i primi sei, l’ottavo e un altro dell’82); poi diversi di quelli degli altri : Roger Moore, era molto divertente, forse troppo …»
« Rilevo che li ha osservati con molta attenzione …»
« Mio giovane concittadino …(e qui prese una pausa significativa, come se stesse sorseggiando un immaginario tè), secondo lei, faccio venire a Corte un attore, se questi non rappresentasse qualcosa che va al di là della sua e della mia immagine? Lo crede veramente? ».
Il suo sguardo che improvvisamente si spegne, mi fa capire che l’intervista è finita.
Prendo congedo da lei, rinculando e inchinandomi.
Senza voltarle le spalle ….
(Fonte foto: web)

Francesco “Ciccio” Capozzi