Anima d'artista: Massimo Santamaria

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Opera di Massimo Santamaria

Massimo, quando consideri finito un tuo lavoro?                        
«Un lavoro lo considero finito solo quando sento che ha un’anima finché non sento questo seme di vita non mollo. È  chiaro che è la mia anima che da una particella si moltiplica si reinventa in altra forma, in una nuova forma».
L’artista, l’anima.
Ho conosciuto tantissimi anni fa Massimo Santamaria, artista napoletano che  vive e lavora a Parma da tanti anni; eravamo ragazzi, pieni di entusiasmo e creatività.
L’entusiasmo e la creatività hanno continuato ad essere la caratteristica fondamentale della sua personalità.
Una personalità complessa, ricca. Un modo di concepire l’arte senza alcun vincolo di stile o di linguaggi.
È un artista che non segue le mode che fa arte per il puro piacere di esprimere e realizzare con la materia, sempre diversa, la forma che sente dentro vivere e pulsare di sé.
Si sentono e si leggono tante parole gonfie di retorica quando si parla di arte e di artisti che, spesso, servono solo ad esaltare prodotti commerciali senza alcuna qualità formale ed emozionale.
Santamaria è un eclettico artista. Passa dalla pittura alla scultura, alla costruzione di marchingegni meccanici, alla scoperta di materie pittoriche nuove, con la stessa intensità emotiva e serietà di un bambino che scopre il mondo ad ogni sua minima esperienza.
I titoli che da alle sue opere sono poesia ed evocano universi borgesiani.
In Tango, Il bacio di Nietzsche, Donna con serpe, Attesa tango, Gitana, Cassetto dei desideri, Lo specchio del pubblico, Dove giacciono gli amori finiti, Orgia, terra, Vento di tango, Tango blu, Impronte, Un cuore in poltrone, e tanti altri, tantissimi altri.
Ho in mente una scacchiera da lui realizzata qualche anno fa: un piccolo, grande capolavoro d’arte.
È la rappresentazione della vita e della morte. Una chiara citazione della scacchiera di Bergman. Anche se lui mi ha confessato di non aver mai visto il Settimo Sigillo.
È realizzata in ceramica dipinta con smalti polimerizzati. Ogni singolo pezzo meriterebbe una analisi formale, stilistica. Ogni singolo pezzo della scacchiera è una chiara citazione ai grandi maestri del passato, ci sono i Prigioni di Michelangelo, così come le storie e i personaggi e i labirinti di Borges.
C’è la visione surreale dei sogni più puri ed incontaminati di Dalì, così come il gusto della sperimentazione di nuovi materiali e delle reazioni chimiche che alla cottura modificano la forma e il colore dei singoli pezzi.
Quella scacchiera è come una sintesi della sua opera, della sua poetica, che è in perfetta armonia e continuità con i classici dell’arte italiana, dal rinascimento ad oggi, ed è proiettata nel futuro.
Massimo Santamaria è un artista Postmoderno per eccellenza.
È  eclettico, frammentario, non ha dogmi e verità assolute.
È alla continua ricerca della forma che possa esprime quella particella della sua anima facendola vivere, fino all’infinito, in quel labirinto di specchi che è la sua personalità.
In tutte le sue opere, sculture o pitture che siano,  vivo quasi sempre la stessa sensazione. Vedo la materia  plasmata. Le mani, le sue mani, che affondano, cercano. In alcune di esse si leggono ancora le impronte delle dita. Dita sensibili alla forma.
Nelle sue opere si sente un cuore pulsante. Si legge il grande potere alchemico dell’arte che fa diventare la materia inerte una vita, con un’anima.

Mario Scippa