Napoli-Dnipro: San Paolo a rischio chiusura

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Lo stadio San Paolo di Napoli a rischio per il match di Europa League (Fonte Foto: web)

Napoli – Lo stadio San Paolo, storica sede delle partite interne del Napoli , è a rischio chiusura per la gara di Europa League in programma il prossimo 25 ottobre con gli ucraini del Dnipro.
Come riportato nell’edizione de “il Mattino”, il pericolo di giocare fuori le mura amiche è concreto: l’Uefa ha esortato il club ad eseguire alcuni lavori urgenti nell’ impianto di Fuorigrotta, per eliminare ogni tipo di pericolo derivante dal distacco di intonaci che ricoprono gli anelli inferiori e superiori dello stadio.
L’organo di controllo del calcio europeo ha avviato un procedimento monitorio nei confronti della società fissando al 22 ottobre 2012 il termine ultimo per comunicare le modalità con cui s’intenderà operare per risolvere la questione, dopodiché l’Uefa emetterà un procedimento definitivo, comunicando la concessione o meno al Napoli dell’ autorizzazione per giocare nell’impianto di casa.
Il processo di degrado ed i costi di gestione della struttura, sono state tra le cause che hanno portato più volte il San Paolo ad essere inagibile. Il problema del manto erboso, apparso in pessime condizioni durante la gara contro la Fiorentina, le precarie condizioni dei servizi igienici, dei sediolini e la mancanza di un tabellone luminoso, sono solo gli ultimi di una serie di problemi che accompagnano lo stadio cittadino da almeno 22 anni. Da ricordare particolarmente il drammatico nubifragio del 2001, che tra l’altro, provocò la morte di due persone e ingenti danni in tutta la città costringendo il Napoli a giocare i match casalinghi prima a Cava dei Tirreni e poi al Santa Colomba di Benevento.
Il presidente De Laurentiis ha più volte espresso il proprio disappunto verso il Comune di Napoli, proprietario dell’impianto con cui la società di calcio ha un accordo di gestione. Il patron azzurro, già nel 2005, aveva sottolineato l’importanza di un nuovo manto erboso in sostituzione di quello vecchio che, erroneamente poggiato su sabbia di mare e non di fiume, era causa di problemi di drenaggio dell’acqua in caso di pioggia.
Nel 2009, a causa di un deficit importante nelle casse comunali, la Giunta dell’allora sindaco Iervolino, aveva deciso per la vendita del San Paolo, successivamente, si era ipotizzata la costruzione di un nuovo impianto nella zona di Scampia, ma il progetto fu bocciato a causa della mancata assegnazione dei campionati europei di calcio del 2012. Vari sono stati i lavori eseguiti negli anni anche per adeguare il San Paolo alle direttive della legge Pisanu: installazione di tornelli, costruzione di zone di prefiltraggio, installazione di telecamere, alcune delle quali collegate direttamente alle stazioni di polizia.
Dei lavori richiesti dall’Uefa in questi giorni dovrà occuparsene il Comune di Napoli che, di tutta risposta, ha fatto sapere di prendere in consegna i lavori di adeguamento e messa in sicurezza solo dopo aver riscosso saldato il debito di 1.325.000 euro a carico della società partenopea.
Il progetto del Comune e della società di Aurelio De Laurentiis se costruire un nuovo impianto oppure effettuare un restyling alla struttura esistente, è da tempo nodo di discussione in attesa che la legge dello Stato italiano dia un sostanziale sostegno, e definitivo, al procedimento per la privatizzazione dei vari impianti calcistici tenendo in considerazione città e tifosi che meritano, a nostro avviso, una “casa” degna del loro blasone e della loro storia.
 

Antonello Chiaese