Serie A: Aggancio Napoli! Milan e Inter risorgono

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Edinson Cavani esulta circondato dai compagni dopo il suo primo goal (foto: Reuters)

Alla fine si, il Napoli ha agganciato la Juventus in testa alla classifica e dimentica lo stop siciliano in casa del Catania. Straordinaria prova di forza del gruppo di Mazzarri che asfalta la diretta concorrente della Lazio giunta nel capoluogo campano con la spavalderia del proprio allenatore. Mattatore della serata il solito Edinson Cavani che ne combina di tutti i colori raggiungendo quota 72 reti con la maglia partenopea. Inizio di gara vibrante con le due squadre molto lunghe e pronte alle scorribande offensive. Salgono in cattedra prima Pandev, poi Hamsik e infine Cavani che scarica il destro dal limite dell’area per il goal del vantaggio grazie alla gentil deviazione di Ciani. Napoli scatenato e Lazio in netta difficoltà dimostrando la stragrande differenza tecnica tra le due squadre in campo. Paolo Cannavaro lancia perfettamente Cavani che, in posizione regolare, stoppa e spara un destro che piega le mani di Marchetti per il raddoppio. Nella ripresa, gli azzurri completano l’opera devastando le ultime speranze capitoline: prima Cavani rifila il tris, poi sciupa la possibilità del primo poker in carriera calciando in curva un calcio di rigore per fallo di Ciani su Insigne, subentrato al posto di Pandev e pronto a ricevere la staffetta dei numeri da capogiro. Tre a zero, risultato secco e per certi versi striminzito data la mole di gioco azzurra e le occasioni create. Ridimensionata la Lazio da possibile outsider a squadra normale. Una lezione per il tecnico serbo, bravo ma inesperto per il campionato italiano.
Aggancio al vertice. La vittoria rifilata alla Lazio porta il Napoli di Mazzarri a 13 punti, gli stessi della Juventus che nell’anticipo strappa un punto alla Fiorentina di Montella, bella e sprecona. Non la solita Juventus, ma una squadra in difficoltà con molti elementi boccheggianti per le prime fatiche di stagione. Spreconi i viola con varie occasioni gettate al vento soprattutto da Lijajc, Cuadrado e Roncaglia bravi a conquistarsi la possibilità di tiro ma sprovveduti nel non concretizzare a dovere.
Milano si rialza. Dopo la doppia battuta d’arresto, Milano torna a sorridere. L’Inter supera in trasferta il Chievo 2 a 0 e mette da parte le ansie dovute al Ko casalingo con il Siena: primo goal in maglia nerazzurra per l’uruguayano Alvaro Pereira che apre le danze nel primo tempo, ma è Cassano nella ripresa a chiudere il match sfruttando l’assist dell’ex Napoli Walter Gargano. Anche il Milan torna alla vittoria superando a San Siro 2 a 0 il decimato Cagliari ormai allo sbando dopo le follie relative allo stadio e alla sconfitta a tavolino con la Roma. Doppietta di El Sharaawy che diventa capocannoniere momentaneo per il gruppo di Allegri che, squalificato, ha assistito la partita dalla tribuna lasciando l’incombenza a Mauro Tassotti.
Le altre: Pari Roma, Palermo sempre più giù. Se il Cagliari va a fondo, il Palermo sembra persino fargli compagnia. I rosanero non godono della cura Gasperini e cadono a Pescara per la prima vittoria stagionale degli abruzzesi guidati da Giovanni Stroppa. Basta un goal dello slovacco Weiss per mandare a fondo un Palermo stralunato e in costante difficoltà capace di bruciare con Hernandez anche le poche occasioni costruite. Ennesimo pari interno per la Roma di Zeman bloccata 1 a 1 dalla Sampdoria di Ciro Ferrara. Le dichiarazioni dei due tecnici alla vigilia del match hanno elevato ulteriormente l’attesa culminata in una gara non proprio entusiasmante. Goal di Francesco Totti per il vantaggio giallorosso e pareggio blucerchiato di Gianni Munari sfrutta al massimo la papera in presa dell’olandese Stekelenburg. A Catania bastano venti minuti della ripresa per lo spettacolo: vantaggio atalantino con l’argentino Maxi Moralez, poi l’uno – due catanese firmato Spolli e Barrientos per una gara tutta a firma sudamericana. Finisce in parità per 1 a 1 anche la sfida tra Genoa e Parma: emiliani in vantaggio con un bel mancino volante di Alessandro Lucarelli, poi il pareggio di Borriello che trasforma un rigore per il suo secondo goal consecutivo in quattro giorni. Pari senza reti e senza emozioni tra Torino e Udinese.
Tra Fair Play e tremendi dubbi. Stadio San Paolo di Napoli, si gioca la gara di cartello tra Napoli e Lazio per valutare chi sarà la vera anti-Juve almeno per questo inizio di stagione. Due minuti di gioco e calcio d’angolo per la Lazio, il pallone scaricato nel mucchio del primo palo finisce in goal, ma fin da subito si nota che qualcosa non quadra. Klose non festeggia, ma i suoi compagni non fanno lo stesso; il Napoli protesta e lamenta un fallo di mano dell’attaccante tedesco. Dopo qualche minuto concitato, Miroslav Klose riferisce all’arbitro Banti del tocco di mano e il goal, inizialmente convalidato, viene revocato. Applausi a scena aperta e complimenti vivissimi per un campione come Miroslav Klose, 34enne attaccante tedesco, fuoriclasse nello sport e nella vita. Viva la sincerità verrebbe da dire, ma subito dopo la mente e gli occhi si posano su altre indicazioni contrapposte: disgusto nel vedere come mentre Klose cerca di avvicinarsi all’arbitro per confessare la mano galeotta, molti compagni della Lazio cercano di persuaderlo, di tirarlo via, di fargli confidare il fattaccio. Un comportamento antisportivo massimo che potrebbe godere persino dell’attenzione del giudice sportivo (anche se dubitiamo fermamente). Il secondo punto interrogativo è d’obbligo: al momento del colpo di mano, lì, vicino la porta, ad un metro se non meno dal fattaccio, c’è un direttore di gara, il giudice d’area, al secolo Damato di Barletta. Lui non vede a distanza di un metro, Banti neanche pur essendo poco più in la e se non fosse stato per la buona fede di Klose la Lazio si sarebbe trovata in vantaggio e contenta. Com’è possibile? Ad inizio campionato Braschi e Petrucci si dissero entusiasti dell’innovazione, l’inserimento di due giudici d’area, ma paradossalmente rispetto al campionato scorso gli errori sono aumentati del 30%. Qual’è il compito del giudice d’area è quasi un mistero: qualcuno vede rigori assurdi, altri non vedono a pochi passi irregolarità, altri ancora si limitano semplicemente al goal o non goal. Il problema evidenziato dalla vicenda è uno soltanto: in campo potrebbero esserci anche 30 direttori di gara, ma se lo stampo è questo, allora è davvero tutto inutile
 

Fabio D’Alpino