11 Settembre: Undici anni dopo…

L'immagine simbolo dell'11 Settembre 2001 (foto: web)

11 Settembre 2001, undici anni dopo. L’America e il mondo intero commemorano quella data. Una data storica, un susseguirsi di eventi dalla drammaticità unica. Un giorno che segna per sempre la vita e gli avvenimenti di tutti. Undici anni dopo c’è ancora dolore e rabbia, ma anche polemiche, punti interrogativi e paura. Undici anni dopo, martedì, proprio come in quel 2001, andiamo a rivivere quel susseguirsi di orrori, analogie, mistiche e tenebrose coincidenze, fatti, misfatti e complotti per non dimenticare quei momenti che hanno segnato il mondo forse più della bomba atomica di Hiroshima.
I fatti e la cronologia. Ore 8 del mattino, il cielo è sereno e la temperatura gradevole. New York è già piena nelle loro strade tra pendolari, lavoratori e turisti. Una giornata come tutte le altre sembrerebbe. Molti arrivano in centro e prima di entrare negli uffici del World Trade Center (foto) si fermano per un caffè veloce, magari per leggere il giornale e organizzare la propria quotidianità. Tutto normale. Anche negli aeroporti americani tutto sembra essere come ogni giorno. Un via vai di gente pronta ad imbarcarsi per affari, per piacere o per chissà quale altro motivo. Il rombo degli aerei in partenza squarciano quella confusione creata dal vociare, dai carrelli e dagli annunci. Sono le ore 7 e 59 quando il volo AA11 parte dal Logan International Airport di Boston diretto a Los Angeles con 14 minuti di ritardo trasportando 81 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio, anche in questo non c’è nulla di strano. I cieli americani sono costantemente sorvolati da una quantità enorme di velivoli e qualche piccolo intoppo sulla tabella di marcia è più che comprensibile. Ore 8 e 13, il volo AA11 non risponde ai comandi del centro di Boston, ma la preoccupazione non sembra essere eccessiva, ma questo si che è strano in una giornata di estrema tranquillità. Alle ore 8 e 14, da Boston, parte il volo UA175 diretto a Los Angeles con 56 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio mentre alle ore 8 e 20 parte da Washington il volo AA77 con a bordo 58 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. Un minuto prima, un’assistente del volo AA11 chiama l’American Airlines e avverte la compagnia dell’avvenuto dirottamento. Alle ore 8 e 28, il centro di Boston notifica la direzione del volo AA11 dirottato verso New York. Alle ore 8 e 42 il volo UA93, un boeing 757, parte da Newark alla volta di San Francisco con 40 minuti di ritardo rispetto alle previsioni. Alle 8 e 46 due caccia F-16 si alzano in volo per raggiungere l’AA11, ma a trasponder spento sono costretti a raggiungere un taglio di cielo su Long Island in attesa di maggiori istruzioni. Quarantasei secondi dopo, il volo AA11 si schianta alla velocità di circa 490 miglia orarie (circa 790 km/h) fra il 94º e il 98º piano della Torre Nord del World Trade Center. Il velivolo entra quasi completamente intatto all’interno della Torre, raggiungendone il centro e tagliando letteralmente in due i sostegni in gesso di tutte e tre le trombe delle scale dell’edificio. Una tremenda onda d’urto scuote la Torre, mentre scoppia un violento incendio alimentato dal carburante che fuoriesce dal serbatoio dell’aereo.La forza dell’urto è così devastante che alcuni rottami trapassano da parte a parte il grattacielo. L’impatto del volo AA11 è stato ripreso separatamente da Jules e Gédéon Naudet, due registi francesi che in quel momento giravano un documentario sui vigili del fuoco di New York, e da Pavel Hlava, operatore ceco. Alle ore 8 e 49 arrivano le prime immagini televisive della Torre Nord in fiamme. La CNN non ha ancora chiare le dinamiche e riporta la notizia di un incidente. Intanto iniziano le prime fasi di evacuazioni mentre il panico comincia a farsi notare (foto). Alle 8 e 51 il volo UA175 cambia il codice del trasponder virando verso New York e non riserva più risposta al centro di Boston. Alle ore 8 e 56 anche il volo AA77 spegne il trasponder, ma i controllori di volo del centro di Indianapolis pensano ad un problema meccanico essendo ancora all’oscuro di quanto accaduto a New York. Alle ore 9 e 03 il volo United Airlines 175 si schianta ad una velocità di circa 590 miglia orarie (circa 950 km/h) fra il 78º e l’84º piano della Torre Sud del World Trade Center. Lo schianto è ripreso da varie troupes televisive, che trasmettono le immagini in diretta a milioni di persone in tutto il mondo. Frammenti dell’aereo fuoriescono dai lati est e nord dell’edificio e atterrano fino a sei isolati di distanza. Inizia una evacuazione di massa dei piani sottostanti la zona di impatto. Una delle scale resta intatta nonostante l’impatto, ma è inagibile per il troppo fumo. Molte persone salgono verso il tetto, nella vana speranza di essere salvati per via aerea. La CNN adesso titola: “America sotto attacco! Un secondo aereo si schianta nel World Trade Center“. Alle 9 e 13 i due caccia F-16 fermatisi a Long Island ricevono l’ordine di portarsi nei cieli di Manhattan. Alle 9 e 36 anche il volo UA93 cambia rotta e spegne tutte le comunicazioni, poco dopo altri due F-16 partono dalla base militare della Virginia per la difesa di Washington. Alle 9 e 37 il volo American Airlines 77 si schianta contro la facciata ovest del Pentagono ad una velocità di circa 528 miglia orarie (circa 850 km/h). L’aereo penetra a livello del piano terra e del primo piano e attraversa due anelli della struttura. Alcuni rottami arrivano a sfondare il terzo anello. L’area è però quasi deserta, perché composta da nuovi uffici ancora non occupati completamente. Il primo segnale d’allarme viene dato da Alan Wallace, un vigile del fuoco in servizio presso l’eliporto del Pentagono che assiste personalmente alle fasi dell’impatto. Tre dei quattro aerei dirottati hanno raggiunto il proprio obiettivo mentre il quarto velivolo, UA93, vola verso Washington a trasponder spento. Alle 9 e 40, Stati Uniti e Canada ordinano la chiusura dello spazio aereo ordinando ad ogni velivolo in volo di rientrare presso l’aeroporto più vicino.  Alle 9 e 45 alcuni passeggeri del volo UA93 organizzano una rivolta per riprendere il controllo dell’aereo avendo già saputo di quanto accaduto a New York e al Pentagono. Alle 9 e 59 la Torre Sud del World Trade Center collassa su sé stessa in diretta televisiva mondiale. Sono passati circa 56 minuti dall’impatto del volo UA175. I primi cedimenti nella struttura risalgono almeno alle 09:54. In un primo momento si pensa ad una nuova esplosione o ad un nuovo impatto. Moltissime persone che si trovano nell’area circostante vengono investite da una immensa nuvola di detriti e polvere. Quando la nuvola scompare, la torre è ridotta ad un cumulo di macerie. Alle 10 e 03 Il Volo United Airlines 93 si schianta a Shanksville (Pennsylvania), località a sud-est di Pittsburgh. In base a quanto ricostruito dalla scatola nera, lo schianto sarebbe da attribuire ai dirottatori stessi: per evitare che i passeggeri riuscissero ad entrare nella cabina di pilotaggio, i quattro terroristi hanno deciso deliberatamente di lanciare in picchiata il velivolo. Alle 10 e 28 anche la Torre Nord del World Trade Center collassa su sé stessa. Sono passati un’ora e 42 minuti dall’impatto del volo AA11. Nessuno degli occupanti della Torre al di sopra del 98º piano riesce a salvarsi. Nel crollo perdono la vita anche 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. Anche il Marriott Hotel, che si trovava alla base delle due torri, viene totalmente distrutto. Alle ore 11 e 56 viene dichiarato lo stato di massima allerta nei cieli al confine tra Stati Uniti e Messico, ma questo non comporta la chiusura dello spazio aereo. Alle ore 16 le maggiori testate nazionali riportano come sospettato numero uno degli attentati Osama Bin Laden e il gruppo terroristico di Al-Qaida. Alle 17 e 21 il WTC7, un edificio di 47 piani posizionato vicino alle Twin Towers, collassa completamente a causa dei danni strutturali subiti durante il collasso delle torri e a causa degli incendi che divampano da ore. Il crollo era iniziato alle 17:20:33, con il cedimento della Penthouse est. All’interno del grattacielo vi era il NYC Office of Emergency Management, un’agenzia della città di New York preposta alla gestione di emergenze e disastri. I vigili del fuoco, d’intesa con la società proprietaria dell’edificio, avevano deciso alcune ore prima di non tentare di salvare l’edificio per non rischiare altre vite umane. Quel giorno persero la
vita 2974, esclusi i diciannove dirottatori: 246 su quattro aeroplani (88 sul volo American Airlines 11, 59 sul volo United Airlines 175, 59 sull’American Airlines 77 e 40 sul volo United 93; non ci fu alcun superstite), 2603 a New York e 125 al Pentagono. Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi. Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono. Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.
Il decorso storico. Forse è la prima domanda saltata in mente un po’ a tutti: Com’è potuto accadere proprio agli Stati Uniti? Già, perchè sono bastate 5 ore per far cadere in pezzi la consapevolezza degli americani nel sentirsi invincibili nell’arte della guerra. Il paese più sofisticato al mondo per attrezzature e uomini, il paese più all’avanguardia nel campo militare ed esperto in tema di terrorismo beffato forse nel modo più semplice e crudo. La storia aveva già ampiamente segnalato come gli Stati Uniti siano stati in grado di prendere con estrema superficialità indizi su possibili attacchi, forse per eccesso di superbia, per quella consapevolezza di essere più forte e attrezzato. Improvvisamente, l’America si sentiva rispedita indietro nel tempo agli anni ’60 quando si trovò imbrigliata nella guerra del Vietnam e in balia degli armamenti tecnologici nell’URSS comunista. Eppure, la New York del 2001, per molti era la nuova  Pearl Harbor. Una sorta di sacrificio per iniziare una nuova guerra di vendetta perchè se la morte di una persona equivale ad una tragedia, la morte di quasi 3000 persone innocenti equivale ad una statistica. Impossibile conoscere tremila storie, tremila sentimenti e tremila sogni. Strano, poi, se si pensa come il cuore degli Stati Uniti e New York nella fattispecie siano stati già presi di mira dal terrorismo islamico: già nel 1992 un autobomba esplose nel parcheggio sotterraneo della Torre Nord causando numerose vittime. Quella vicenda portò ad intensificare i controlli terrestri, ma mai quelli aerei perchè ritenuta quasi inarrivabile sia per un fattore logico che per la presenza di un forte contingente dell’aereonautica. L’America si è ritrovata a piangere i propri caduti, le proprie vittime, ma allo stesso tempo si è stretta sempre di più in un spirito patriottico unico unendo tutto e tutti. La bandiera a stelle e strisce poste sulle macerie del WTC (foto) diventa una sorta di simbolo, un’icona per un paese caduto, ferito, ma mai abbattuto realmente almeno nel cuore e nell’anima.
Coincidenze e complotti. L’attacco dell’11 settembre divenne il più semplice dei pretesti per iniziare una nuova guerra, ma non di vendetta, bensì di conquista. L’America fu colpita nel cuore pulsante dell’economia, del turismo, dell’immagine di un paese avanzato e innovativo. Il dito fu subito puntato verso il terrorismo di Osama Bin Laden, ma pian piano il mirino si spostò dall’Afganistan all’Iraq di Saddam Hussein. Al centro c’erano interessi economici legati al greggio e la possibilità di eliminare uno scomodo concorrente. Già nel 1994, durante la guerra del golfo, gli Stati Uniti braccarono Saddam, ma improvvisamente decisero di non affondare il colpo definitivo, adesso era il momento. Il conflitto in Medi oriente fu inizialmente accolto con grande entusiasmo dal popolo statunitense. Bisognava fare giustizia e distruggere quei popoli che esultarono e festeggiarono quell’11 settembre, ma bastò poco per far capire agli americani che le cose erano ben diverse. Intanto iniziarono a venir fuori piccoli ma sostanziali dettagli su quel drammatico giorno che aprirono all’ipotesi complottista:  in primo luogo il Pentagono, il luogo più sorvegliato al mondo, il centro militare e strategico del paese colpito da un boeing in modo fin troppo strano. Il foro d’apertura non coincide, numerosi materiali rimasti intatti si vedono nelle foto scattate immediatamente dopo l’esplosione, nessun rottame riconducibile ad un aereo e, in più. un luogo monitorato da telecamere interne ed esterne che mostrano solo due frame: la tranquillità e l’esplosione. Nessun aereo, nessuna traccia di questo e in molti cominciarono a sospettare che sia stato un missile la causa di quel tipo d’impatto. Si passa alla questione del volo UA93: un Cessna, quel giorno, fotografò dall’alto il punto d’impatto dell’aereo prima di essere allontanato da un elicottero della polizia e in quelle foto ben poco era visibile. Un po’ per orgoglio, un po’ per interessi l’America preferisce credere alla ribellione dei passeggeri ( come nel film United 93 ndr) piuttosto che allo schianto, ma anche qui molti indizi portano più ad un esplosione che all’impatto con il suolo. Insomma, il volo UA93  sarebbe stato abbattuto dai caccia. Passiamo, infine, al WTC: qui i complottisti si sono letteralmente sbizzarriti parlando di esplosioni interne e controllate semplicemente per aver intravisto degli sfiati durante il crollo. Appunto, durante il crollo, perchè a vedere bene le immagini di una demolizione controllata sembra che l’esplosivo faccia il suo dovere prima del collasso e non contemporaneamente. Fatto sta che le coincidenze sono molteplici: esercitazioni in programma proprio quel giorno nonostante fossero da sempre impegnate nei mesi a seguire, i caccia impossibilitati ad intervenire, il crollo delle Torri proprio qualche tempo dopo la firma di una compagnia assicurativa, quei musulmani rispediti subito da Washington in medio oriente. Troppe coincidenze. La questione, però, è sempre la stessa: è possibile  creare una tragedia tanto elevata per questioni economiche e interessi personali? Perchè l’ipotesi del complotto sembra essere giustificato per il Pentagono e il volo UA93 mentre per il WTC non sembra essere del tutto convincente? L’ennesimo mistero del mondo, l’ennesimo caso irrisolto che non renderà mai giustizia a 3000 anime innocenti.
Numeri e immagini. Che i fatti dell’11 settembre siano molto più credibili se identificati come progetto del demonio più che dell’uomo non c’è dubbio, ma se qualcosa sembra renderlo davvero tale allora la pelle d’oca viene su quasi spontanea. Numeri e immagini che svolgono per un incredibile sequenza di alchimie demoniache ricadute nei terribili momenti. Sul web, infatti, quasi fin da subito iniziò a girare un frame che riportava la sagoma di un demonio nel fumo scatenato dall’impatto del velivolo con la Torre Sud (foto). Un frame inquietante per la correlazione con i fatti, ma non è l’unico elementi a sconvolgere chi cerca il nesso tra occulto e profezie con gli avvenimenti: nel 1994 fu ritrovata un codice ad acquerello di Nostradamus datato 1629. La prima immagine che compare mostra una torre in fiamme (foto). Il legame è piuttosto forte visto che, a quel tempo, l’immagine della torre era simbolo di forza e prosperità e il fatto di ritrovarsi in fiamme aveva una significato molto forte. Quell’immagine fu subito accostata all’11 settembre sia per la visione stessa della torre in fiamme in relazione con le torri gemelle avvolte dal fuoco che per il significato intrinseco che emana: il cuore degli Stati Uniti, l’immagine economica sotto attacco nella morsa del fuoco. Immagini che spaventano, così come a spaventare sono anche i numeri e, nella fattispecie, il numero 11. Molte sono le coincidenze numeriche che portano a quella data: 11 settembre, New York è l’11° Stato ad aver aderito all’Unione, Il primo aereo schiantatosi contro le torri gemelle era il volo numero, il volo numero 11 portava 92 passeggeri. 9+2=11, il volo 77, che si schiantò anch’esso contro le Torri, aveva a bordo 65 persone. 6+5=11, la data 9/11 e’ uguale al numero dell’emergenza americano 911. 9+1+1=11, l’11 settembre e’ il giorno n. 254 nel calendario dell’anno. 2+5+4=11, le Torri Gemelle sembravano il numero 11, la torre meridionale (denominata WTC 2) fu la prima a crollare dopo un incendio di 56 minuti, 5+6=11, le vittime ufficiali degli attentati furono 2974, 2+9+7+4= 22. 11+11. Per non parlare dei fatti storici accaduti proprio l’11 settembre sia in campo sociale che religioso. Una serie di nessi che sconvolgono e che lasciano pensare sempre meno a semplici e pure coincidenze.
Polemiche undici anni dopo. In tutto questo tempo le polemiche non sono mai andate a spegnersi, anzi, continuano ad incentivarsi sempre di più. Oltre alle polemiche scatenata dai familiari delle vittime sulla responsabilità dell’amministrazione americana dell’epoca per “concorso in strage”, nuovo polemiche si alzano sempre di più anche per la commemorazione e il rispetto del luogo. Nel 2005, quattro anni dopo l’attacco, a Ground Zero furono sistemati due fari che proiettarono nei celi newyorkesi due ampi fasci di luce nell’esatta posizione delle torri gemelle (foto), fasci di luce che si riaccenderanno ancora poco prima del tramonto. Un modo semplice ed efficace per non dimenticare quel drammatico giorno, ma nel tempo si è voluto fare di più dando vita al National 9\11 Memorial and Museum di Ground Zero (foto), ma anche qui la protesta non accenna a fermarsi. “L’idea di una folla di turisti che scattano foto vicino alle fontane sorte sul perimetro delle Torri Gemelle o sorseggiano il loro caffè appoggiati ai pannelli in bronzo con incisi i nomi dei parenti e amici morti. Molte delle vittime non sono state ancora trovate, questo luogo è la loro tomba – ha spiegato Lauren Lent – Non mi piace vedere gente che gioca a frisbee, o pensare che questo diventerà un posto perfetto per uomini d’affari che verranno sotto gli alberi a consumare la loro pausa pranzo“. Le polemiche, però, non riguardano solo l’immagine e il ricordo del luogo, ma anche i vari aspetti economici di un plesso da un 1 miliardo di dollari che non trova ancora l’accordo tra Michael Bloomberg, Sindaco di New York, e il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo. Il Museo non sarà innaugurato prima del 2014
 

Fabio D’Alpino