Sprint costiera amalfitana: lunedì via al sopralluogo per diventare riserva biosfera dell'Unesco.

Vista notturna di Positano perla della Costiera Amalfitana

Se dovesse andare tutto secondo i piani, la costiera amalfitana potrebbe diventare la nona riserva della biosfera riconosciuta dall’Unesco. La costa campana, infatti, dovrebbe ospitare tra lunedì e martedì prossimo in visita ufficiale il delegato del MAB Unesco e dirigente della Division of Ecological and Earth Sciences, Miguel Cluesener-Godt, per valutarne il territorio e giudicarlo secondo i requisiti richiesti.
Un balzo in avanti per la Campania e una delle sue aree più rinnomate al mondo ricca di fascino, storia e natura. Il delegato MAB (Man and Biosphere), infatti, si sposterà tra Amalfi, Ravello, Positano, Tiramonti e Scala per un sopralluogo fondamentale affinchè la costiera rientri in candidatura per il premio. A tal fine verranno valutati i criteri fondamentali per la conservazione dell’ecosistema e la sua biodiversità con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità locale comprendendo attività di ricerca, controllo, educazione e formazione.
Ad oggi, la rete mondiale di riserva della biosfera conta 580 riserve in 114 paese di tutto il mondo e 8 fra queste sono italiane di cui 2 di queste in Campania. Scopriamo le caratteristiche degli otto siti italiani già comprensivi di tale qualifica:
Nel 1977 divenne riserva il complesso forestale da 1170 ettari di Collemelluccio-Montedimezzo (foto) in Molise. Inizialmente di proprietà degli Angioini, l’area fu acquistata dai monaci Certosini di Napoli nel all’indomani di un grande incendio che ne distrusse buona parte di flora e fauna. Nel 1799 divenne patrimonio della Real Casa Borbonica e riserva di caccia in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici. Nel 1908, dopo l’unità d’Italia, il complesso fu affidato all’Amministrazione Forestale che ampliò la riserva con 291 ettari in unico complesso con l’aggiunta di 49 ettari di proprietà dell’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura.
Nello stesso anno fu aggergato anche il Monte Circeo (foto) al confine tra Lazio e Campania. Il Circeo, detto anche Monte Circello circondato dalla pianura pontina, richiama forti aneddoti storici e culturali oltre che ambiantali: Sulle sue pendici sono sorti diversi insediamenti di cui sopravvivono i resti di Circei nonché il centro storico di San Felice Circeo. Numerose anche le grotte, tra le quali la Grotta Guattari dove nel 1939 Alberto Carlo Blanc, paleontologo, vi rinvenì uno dei primi resti fossili dell’Uomo di Neanderthal. Secondo la leggenda, Ulisse sarebbe entrato in quella che oggi si chiama Cala dei Pescatori, sul lago di Paola, con la propria nave per poi rimanere vittima delle malìe della Maga Circe il cui profilo sarebbe oggi ancora visibile nella sagoma della montagna.
Nel 1979 toccò a Miramare (foto) di Trieste in Friuli Venezia-Giulia. Il sito prende il nome dal Castello di Miramare dove intorno si estende l’omonima riserva naturale marina per un estensione di 30 ettari più altre 49 aggiunte in un secondo momento per un colpo d’occhio straordinario
Nel 1997 divennero Riserva anche il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (foto), i primi della regione campana. Ben 181 mila e 48 ettari della provincia di Salerno compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 Comunità Montane e 80 Comuni. Divenuto Patrimonio dell’Umanità e dell’Unesco nel 1998 unitamente ai siti archeologici di Paestum e Velia, nel 2010 è diventato il primo Geoparco in Italia. Il vasto territorio del parco una grande pluralità di ambienti per 63 specie diverse di fauna:  tra i mammiferi sono presenti il Molosso di Cestoni, il lupo, la Lontra, la Coturnice, la Lepre appenninica, il Savi, l’Arvicola rossastra, o il Topo selvatico, il Topo dal collo giallo, e il Topo quercino. Queste sono anche le prede del Gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un’altra emergenza naturalistica di grande interesse. Non raro è il Ghiro. Numerosissimi i cinghiali, presenti anche i cervi, numerose specie di pipistrelli come il Miniottero, Vespertilio maggiore, Vespertilio di Capaccini e Vespertilio di Blyth. Tra l’avifauna sono diffusi i rapaci come l’Aquila reale, il Biancone, il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale, il Gufo reale, l’Astore, il Falco pecchiaiolo, il Nibbio bruno e il Nibbio reale. Tra gli uccelli in generale, comuni sono il Picchio nero, il Picchio muratore, la Tottavilla, il Succiacapre, il Calandro, l’Averla piccola, la Ghiandaia marina, la Balia dal collare, e nei pressi dei corsi d’acqua il Martin Pescatore, il Merlo acquaiolo e il Corriere piccolo, oltre ad un nucleo svernante del raro Gabbiano corso. Anche la flora nelle sue 1800 specie vegetali e 25 habitat promuovono forte interesse grazie alla presenza di Betulle, Abete bianco e Bosso, il raro Giglio marino delle rupi costiere, l’endemica Statice salernitana, il Garofano delle rupi, la Centaurea, l’Iberide florida, la Campanula napoletana, esemplari di Bassia saxicola estremamente rara e presente solo sulle isole di Ischia e Stromboli, la Ginestra, il Ginepro fenicio, il Cisto di Montpellier, la Ginestra del Cilento, il Lentisco arbustivo, il Corbezzolo arbustivo, l’Erica, il Mirto, il Terebinto, il Cisto di Montpellier. Presenti anche foreste di quercia spinosa, Carrubo e Olivo selvatico e palme nane. Nelle aree boschive di latifoglie sono pesenti il leccete, il Cerri, il Roverelle, l’Aceri, il Platanus orientali, il Carpini Neri, Ornielli e Castagni. Al di sopra dei 1.000 m domina incontrastato il Faggio con il raro Crespino dell’Etna, e le Sassifraghe. Infine,nell’area protetta del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano sono presenti 254 specie di orchidee selvatiche delle 319 segnalate in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.
Oltre il Parco Nazionale del Cilento, sempre nel 1997, sono entrate a far parte della riserva anche il Monte Somma – Vesuvio  (foto) con le sue 612 specie appartenenti al mondo vegetale e 227 specie appartenenti a quello animale. Il parco richiama non solo l’ex vulcano Somma, ora spento e con una cinta craterica in buona parte demolita, ma anche quello attuale e riconosciuto a livello planetario: il Vesuvio. Il Parco si estende nei comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre Del Greco e Trecase. Anche il Miglio d’Oro, nello stesso anno, divenne riserva. L’ex strada regia delle Calabrie attraversa i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio, Barra, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco, è definito «d’oro» per la ricchezza storica e paesaggistica e la presenza di splendide ville vesuviane costruite a partire dal Settecento.
Nel 2003 fu la volta del Parco Nazionale Arcipelago Toscano (foto) in Toscana. Con una superficie di circa 17000 ettari a terra e 57000 in mare, il parco comprende tutte le maggiorni isole dell’arcipelago toscano come Elba, Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, Giglio (diventata ancor più famosa dopo la tragedia della nave da crociera), Giannustri, Palmaiola e Cerboli; isole minori come Formiche di Grosseto e alcuni scogli come Meloria nel Mar Ligure, all’Elba Formiche della Zanca, l’Ogliera, lo Scoglio della Triglia, l’Isola Corbella, le Isole Gemini, l’Isolotto d’Ortano, l’Isola dei Topi e lo Scoglietto di Portoferraio, al Giglio l’Isola della Cappa e le Scole. Il clima mediterraneo ed isolano sono i fattori principali per piante di sempreverdi e piante con foglie molto piccoli come le ginestre, le foreste di leccio, il corbezzolo, il lentisco, il ginepro fenicio, il mirto, le eriche, il rosmarino, la lavanda e i cisti. La fauna presenta esemplari di martore e conigli selvatici, vari uccelli migratori tra cui berte e gabbiani corsi mentre tra rettili e anfibi il venturone, il geco tirrenico, la raganella tirrenica, il discoglosso sardo e il sordone.
Infine, nel 2004, entrò a far parte delle riserva anche la Selva Pisana (foto) o Oasi Bosco di Cornacchia. Il Parco si estende per circa 89 ettari che ricadono su terreni di proprietà del Comune di Pisa e presenta le minori alterazioni da parte dell’uomo e degli animali con sottobosco perfettamente conservato spesso impenetrabile conservando pini, lecci, frassini e ontani immersi nell’acqua. Sono inoltre presenti numerosi canali d’acqua dolce e pozze circolari in cui è presente una vegetazione igrofila palustre legata alla presenza di acque superficiali stagnanti originatesi per affioramento della falda.
 

Fabio D’Alpino