Delirio Napoli! La vittoria in Coppa Italia chiude un ciclo

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Paolo Cannavaro alza la Coppa Italia

E’ finita come meglio non sarebbe potuta finire. La vittoria in Coppa Italia ha riacceso un clima di entusiasmo quasi perduto dopo l’ultimo turno di campionato che sentenziato l’addio alla Champions League. Napoli che alza la coppa nazionale per la quarta volta nella sua storia, pareggiando il conto con le vittorie della Sampdoria, in otto finali disputate. La prima volta fu nel lontano 1962, quando all’Olimpico di Roma, il Napoli di Bruno Pesaola (foto) impegnato nel torneo di Seri B, si aggiudicò il trofeo superando la Spal per 2 a 1, donando alla città anche il record di essere l’unico club ad aver vinto il trofeo nonostante la militanza in seconda serie conclusasi con un secondo posto e la promozione in massima serie. La corsa al trofeo iniziò con la vittoria ai rigori nella doppia sfida con l’Alessandria (la gara unica terminò in parità), poi la vittoria sulla Sampdoria sempre ai rigori nella doppia sfida; agli ottavi di finale, gli azzurri s’imposero a Torino per 2 a 0 sui granata e ai quarti eliminarono la Roma per 1 a 0 prima di vincere in semifinale con il Mantova per 2 a 1. Quel 21 Giugno 1962, poi, targò un primo pezzo di storia azzurra grazie alle marcature di Corelli e Ronzon divise dal momentaneo pareggio di Micheli.
Il bis fu sfiorato nel 1972 quando la Coppa Italia vedeva un format ben diverso da quello inizialmente adottato: sette gironi da cinque squadre su gara unica e le vincitrici di ogni gruppo passa al secondo turno con gare di andata e ritorno composto da due gironi di quattro squadre, più la detentrice del titolo, e le prime classificate si aggiudicano la finale; il Napoli di Zoff, Juliano, Improta, Altafini e Sormani guidato da Giuseppe Chiapparella (foto) viene inserito nel girone 3 con Palermo, Sorrento, Hellas Verona e Catanzaro. Tre vittorie e una sconfitta di misura con il Sorrento bastano per accedere al secondo turno sorteggiando gli azzurri nel Gruppo B con Fiorentina, Bologna e Lazio, ma, nonostante il girone complicato, i partenopei raggiungono la finale dopo due vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Il 5 Luglio 1972 allo stadio Olimpico la finale oppone il Napoli al Milan di Nereo Rocco terminata con il trionfo rossonero per 2 a 0. Due finali disputate, una vittoria e una sconfitta, ma quattro anni più tardi i partenopei ritrovano una finale di Coppa. Il Napoli di “Mister 2 miliardi” Beppe Savoldi (foto) inizia la cavalcata nel girone 3 con Palermo, Cesena, Foggia e Reggiana prima di fiondarsi al secondo turno nel Girone B con Fiorentina, Milan e Sampdoria. La finale del 29 Giugno 1976 mise di fronte il Napoli e l’Hellas Verona, stracciata con un perentorio 4 a 0 firmato da Braglia, Savoldi (2) e da un autorete di Ginulfi. Due anni più tardi è ancora finale di Coppa per il Napoli di Bruscolotti che dopo aver superato il primo turno nel Girone 6 con Palermo, Vicenza, Catanzaro e Avellino, e il secondo turno nel Gruppo B con Juventus, Milan e Taranto, si ritrovò di fronte l’8 giugno 1978 l’Inter di Baresi, Oriali e Altobelli guidata da Eugenio Bersellini. Seconda sconfitta con una milanese, stavolta per 2 a 1.
Per rivedere il Napoli in una finale di Coppa Italia bisogna saltare direttamente all’epoca di Maradona (foto) quando una città ancora emozionata dal primo Scudetto si aggiudicò anche la Coppa nazionale con l’Atalanta nel doppio scontro. Il formati intanto, era cambiato e dopo il promo turno da 6 club in 8 gironi, via alla fase ad eliminazione diretta. Il Napoli superò brillantemente il Girone 5 con Lazio, Cesena, Vicenza, Taranto e Spal, poi agli ottavi superò il Brescia con un doppio 3 a 0 e ai quarti eliminò facilmente il Bologna con i risultati di 3 a 0 e 4 a 2. Anche la semifinale fu superata senza troppi patemi battendo il Cagliari per due volte 1 a 0 e 4 a 1. La finale con l’Atalanta non rappresentò un grande ostacolo e gli azzurri alzarono la coppa per la terza volta dopo due vittorie per 1 a 0 e 3 a 0. Un’altra finale di Coppa Italia rivede gli azzurri protagonisti due anni dopo nel 1989 (foto): il Napoli della magia di Stoccarda vincitore in Coppa Uefa. Si ritorna alla doppia fase a gironi e la corsa iniziò nel Girone 7 superando Bari, Sambenedettese, Bologna, Barletta e Spezia, prima di vincere al secondo turno anche il Girone 2 con Lecce, Cesena e Modena; nei quarti di finale, gli azzurri di Ottavio Bianchi superarono il turno a fatica con l’Ascoli per poi eliminare in semifinale più agevolmente il Pisa. La finale oppose gli azzurri ai blucerchiati di Mancini, Vialli, Vierchowood, Pagliuca e Dossena: dopo la vittoria al San Paolo per 1 a 0, il Napoli fu travolto sul campo neutro di Cremona per 4 a 0 dicendo addio alla coppa.
Arrivano i primi anni bui post Maradona, il Napoli di Ferlaino viaggia nel dissesto finanziario e lo spettro del fallimento ormai alle porte, eppure ci fu un Napoli capace di raggiungere una finale di coppa nel 1997. Il format del torneo prevede turni ad eliminazione diretta su gare di andata e ritorno a partire dai quarti di finale. Il Napoli di Beto, Taglialatela, Andrè Cruz e Pecchia guidata da Gigi Simoni (foto) supera il Monza nel primo turno e il Pescara agli ottavi per poi eliminare la Lazio ai quarti di finale. La semifinale di quel torneo è ancora un piacevole ricordo per i tifosi partenopei per quel frullatore di emozioni nella sfida contro l’Inter: 1 a 1 a Milano e stesso risultato anche a Napoli raggiunto da un goal del brasiliano Beto nel finale. Ai rigori, Taglialatela fa esplodere il San Paolo trascinando gli azzurri alla finale contro il Vicenza di Guidolin, Zauli, Luiso e Otero. Anche la gara d’andata di quella finale fu dolce con la vittoria per 1 a 0 firmata Fabio Pecchia, ma la gara di ritorno sancì la drammatica sconfitta per 3 a 0 ai supplementari complice la totale confusione generata dal licenziamento del tecnico Simoni già in accordo per un suo futuro trasferimento all’Inter. Quella fu l’ultima volta che Napoli raggiunse l’atto finale di un torneo spesso oscurato dallo scarso interesse. Oggi, invece, il Napoli della rinascita targata Aurelio De Laurentiis alza nuovamente al cielo la coppa nazionale diventata simbolo di una città passionale costretta ad ingoiare bocconi amarissimi in questi ultimi dieci anni: speculazioni, fallimento, la Serie C e continui deplorevoli sfottò a sfondo razzista. Non sembra essere un caso, infine, che la vittoria finale sia arrivata contro l’imbattibile Juventus scudettata di Antonio Conte caduta, per la prima volta, proprio contro il Napoli. Un simbolo, quella coppa, così come resteranno, a mo di icona, le lacrime di Lavezzi al passo d’addio segnando la chiusura di un ciclo.
 

Fabio D’Alpino