E la Sicilia conquistò il Carroccio…

Federico II entra a Cremona con il Carroccio

La Padania e le loro origini celtiche;la Lega Nord la loro storia fittizia che prende il posto di un passato reale e concreto ormai chiuso a chiave in un cassetto. Ma se il passato aiuta a capire il presente e getta le base per interpretare il futuro, allora la tanto rinomata Padania ha davvero di che preoccuparsi. Il Nord superiore al Sud, avanzato, civile, invincibile resta una semplice utopia simile alla favola di Cappuccetto Rosso da raccontare ai lattanti per fargli credere che tali fantasie siano, o storielle, la pura realtà. Ebbene, sottolineato solo in parte la vera storia defraudata dell’età risorgimentale, ci si trova di fronte ad un altro pezzo di vita superata che mette a nudo come l’Italia settentrionale abbia ben poco da far invidia.
Siamo nel Medioevo e precisamente nel 1237, il Sacro Romano Impero di Federico II di Svevia vive momenti di concitata confusione dopo il tentativo di ribellione in Germania avanzato da suo figlio Enrico VII. La rivolta fu immediatamente repressa, ma ciò nonostante il tentativo di ribellione coinvolse anche i comuni della Lega Lombarda che, appoggiati dal papa Gregorio IX, rifiutava di riconoscerne il potere. Un atto di forza e di sfida lanciata all’Imperatore nonché Re del Regno di Sicilia, tant’è che Federico II decise di attraversare le Alpi per organizzare un nuovo fronte di repressione. Giunto a Verona con 2.000 cavalieri, rinvigoriti dalla presenza di soldati provenienti dai comuni alleati formati da padovani, trevigiani, trentini, vicentini e veronesi sotto il controllo di Ezzelino III, ma in seguito si aggiunsero truppe toscane di Gaboardo di Arnstein, 6.000 unità provenienti dal regno di Sicilia composte dagli arcieri saraceni e i ghibellini di Pavia, Modena, Cremona, Parma e Reggio per un totale di 15.000 uomini sul campo. L’Imperatore ordinò il saccheggio di Vicenza come segnale di potenza, ma la Lega Lombarda vantava comunque di un cospicuo numero di uomini guidati da Pietro Tiepolo, figlio del Doge di Venezia.
L’armata di Federico II sfruttò la resa di Mantova per guadagnare terreno, ma la resistenza di Montichiari e Goito rallentò l’avanzata permettendo alle truppe lombarde di spostarsi verso Brescia superando l’Oglio per poi attendere da una vantaggiosa posizione la contromossa dell’avversario. Arriva l’inverno nel novembre del 1237 e per ben quindici giorni i due eserciti restarono in attesa aspettando il momento giusto per compiere la prima mossa. E’ in questa situazione che l’attitudine alla guerra, compensata da una sana intelligenza, porta strategie vincenti:la Lega era consapevole della propria inferiorità nello scontro in campo aperto, ma la posizione di vantaggio sul campo costrinse Federico II ad attuare un piano di riserva altrettanto vincente. Così, l’Imperatore decise di spostare le proprie truppe verso il comune alleato di Cremona e, verso la fine dell’inverno, avrebbe spostato l’azione alle porte di Soncino.
Una semplice strategia di depistaggio visto che, effettivamente, le truppe imperiali non lasciarono realmente il proprio campo base ma rimasero in attesa sperando che prima o poi i soldati del “carroccio” diminuissero la propria attenzione. E così fu. Buona parte dell’esercito lombardo decise di fare rotta verso casa lasciando la propria posizione di Manerbio aldilà del fiume Oglio. I soldati bergamaschi, intanto, si appostarono a Cividate al Piano e con segnali di fumo comunicarono lo spostamento dell’avversario e nel pomeriggio del 27 novembre 1237 le truppe imperiali iniziarono la propria marcia verso Cortenuova. L’effetto sorpresa si rivelò un successo e l’armata lombarda, una volta attraversati Palazzolo e Pontoglio, furono sorpresi dalla cavalleria che sfruttarono appieno il momento di totale disorganizzazione delle truppe avversarie costringendoli alla fuga.
Quel pomeriggio, fu catturato anche Pietro Tiepolo mentre milanesi e piacentini cercavano di ripiegare verso il Carroccio in attesa di rinforzi. Federico II ordinò alle proprie truppe di dormire con le armature e nella notte tra il 27 e il 28 Novembre 1237, una volta entrato a Cortenuova, ordinò di partire all’inseguimento dei soldati fuggiaschi. Il podestà di Milano batté la ritirata lasciando sul campo bagagli ingombranti e persino il Carroccio, simbolo di guerra, svestito di vessilli e stendardi. Buona parte delle truppe lombarde furono massacrate dai bergamaschi mentre altri annegarono nel fiume Oglio durante la piena.
La guerra si rivelò un massacro perla LegaLombardache contò ben 10.000 perdite sul campo. Federico II entrò trionfalmente a Cremona il 1° Dicembre 1237 mostrando, come trofeo di guerra, il Carroccio trainato da un elefante bardato a festa e sul quale c’era legato Pietro Tiepolo. Quest’ultimo, fu in seguito rinchiuso in diverse prigioni della Puglia prima di essere messo al patibolo mentre il Carroccio fu inviato, accompagnato da una massiva, al Pontefice attestando non solo la vittoria nello scontro ma anche la grande potenza del proprio esercito.
Raccontare questo pezzo di storia agli attuali condottieri della Lega Nord sarebbe certamente fin troppo zelante: la grande potenza proclamata oggi non è altro che la fotocopia dell’inconsistenza militare di allora. E il Nord si abbassò ancora una volta ai veri vincitori…
 

Fabio D’Alpino