Cosa sarà mai quel punto così bianco nel cielo stellato?

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Il "punto bianco" nel cielo

Cos’è quel puntino nel cielo? Chissà in quanti si siano fatti questa domanda nel notare come molto vicino alla luna ci sia un punto bianco simile ad una stella o ad un pianeta. Beh, il mistero è presto svelato. Senza utilizzare termini tecnici o scientifici in modo da rendere accessibile a chiunque la situazione, quel grosso punto bianco che assomiglia ad un corpo celeste, ma che non brucia come una stella, non è altro che la Stazione Spaziale Internazionale (ISS – International Space Station – foto) di proprietà della NASA. Grazie ad un progetto congiunto tra vari enti, la ISS è controllata dalla National Aereonautics and Space Administration (NASA), dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), dall’Agenzia Spaziale Russa (RKA), dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) e dall’Agenzia Spaziale Canadese (CSA), ha il compito di sviluppare e testare l’esplorazione spaziale avvalendosi di tecnologie utili per mantenere la vita di un equipaggio durante le missioni oltre l’orbita terrestre.
Ma non è tutto, la ISS è anche un speciale laboratorio di ricerca in ambiente di microgravità per esperimenti di biologia, chimica, fisica, medicina e fisiologia. Il progetto di costruzione iniziato nel 1998 e ultimato nel 2012, dovrebbe garantire l’operatività della stazione fino al 2020, ma molto probabilmente il lavoro della stazione verrà ampliato fino al 2028. Costata 100 miliardi di euro, la stazione ospita continuamente almeno due astronauti permettendogli di viaggiare a quasi 28.000 km/h completando quasi 16 orbite al giorno. La conquista dello spazio globale iniziato nel 1992 quando il presidente degli Stati Uniti d’America, George W. Bush, e il presidente russo Boris Eltsin coinvolsero varie agenzie spaziali per la creazione di una stazione congiunta, dal nome “Alpha”, in modo tale da fornire sistemi e veicoli spaziali per le missioni future sulla rotta verso la Luna e Marte. Una sorta di area di servizio spaziale per gli obiettivi che verranno. Attualmente è composta da ben 16 moduli pressurizzati dal volume di circa 1.000 metri cubi: Zarya, Unity, Zvezda, Destiny, Quest, Pirs, Harmony, Columbus, Kibo, Poisk, Tranquility, Cupola, Rassvet e Leonardo, tutti lanciati in orbita sia con lo Space Shuttle che con i razzi Proton o Soyuz. Alimentata da pannelli fotovoltaici da quasi 74.000 metri e con una superficie di 890 m2 , la stazione vanta una potenza elettrica da 120 kW. Presumibilmente, nonostante la grande emozione che lo spazio può regalare, la vita a bordo degli astronauti della missione Expedition non è affatto facile: l’ora legale utilizzata in UTC costringe l’equipaggio ad abbassare i pannelli dei vari oblò durante le ore diurne e ad aprirle nelle ore notturne per aiutarne l’ambientamento; esercizi fisici e un alimentazione programmata aiutano i responsabili a mantenersi in forma e adeguati alla dura vita spaziale.
Ciò nonostante, vari incidenti hanno coinvolto la stazione dal 1998 ad oggi costringendola ad un ingente ritardo nella costruzione e operatività: il primo dei gravi incidenti si verificò il 1 febbraio del 2003 quando lo Space Shuttle Columbia si disintegrò nei cieli del Texas durante la fase di rientro nell’atmosfera a causa di un pezzo di schiuma isolante caduta dal serbatoio andando ad impattare con l’ala sinistra. Un incidente che costò la vita a ben sette astronauti oltre che al fallimento dalla missione STS-107, la seconda sciagura dopo quella del Challenger nel 1986. Altri problemi si verificarono direttamente a bordo per motivi di condensa all’interno dei connettori elettrici; guasti ai tralicci dei pannelli solari e ai sistemi di raffreddamento. Questi incidenti scatenarono anche numerose critiche toccando argomenti quali i costi spropositati per esperimenti riproducibili anche in orbita terrestre e critiche sotto il profilo medico sottolineando il rischio di calcoli renali, ritmo cardiaco e gli effetti dei raggi cosmici sul sistema nervoso dovuto alla grande quantità di radiazioni assimilata dall’uomo in assenza di atmosfera terrestre (quasi 1 millisievert al giorno) elevando rischi di tumore o al sistema immunitario.

Nonostante tutto, la missione della ISS va avanti riportando mensilmente ogni esperimento effettuato così come qualche scatto sensazionale come l’Aurora Boreale vista dallo spazio (foto). Ma com’è possibile che la stazione sia visibile anche dalla Terra? I numeri sembrano enormi per i comuni terrestri, ma l’altitudine di galleggiamento compresa tra i 278 km e i 460 km e la superficie totale della struttura consente anche a chi piace tenere i piedi per terra il suo avvistamento. Altro che UFO o il meteorite stimato dai Maya, ciò che splende nel cielo non è altro che il frutto dell’avanzamento tecnologico creato dall’uomo.
 

Fabio D’Alpino