Voci verdiane al San Carlo, secondo appuntamento

Voci-verdianeNAPOLI – Si è tenuto lo scorso 17 gennaio al MeMus, il Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo, presso il Palazzo Reale di Napoli, il secondo appuntamento del ciclo di incontri “Voci verdiane al San Carlo”, un progetto artistico a cura di Cecilia Gobbi e del direttore artistico del Teatro di San Carlo, Arturo De Vivo, teso a testimoniare l’importanza della presenza verdiana al Teatro San Carlo attraverso un focus sulle figure di grandi interpreti del suo repertorio.
Il progetto è nato dopo il  successo della mostra “Verdi a Napoli, Verdi al San Carlo”, dedicata a Giuseppe Verdi  ed inaugurata lo scorso 10 dicembre al MeMus.
Il secondo appuntamento dell’iniziativa, inaugurata il 10 gennaio, è stato incentrato sulla figura di Paolo Silveri, uno dei più grandi artisti lirici attivo sulla scena internazionale dalla metà degli anni ’40 fino alla fine degli anni ’60, attraverso gli intensi interventi della figlia Silvia Silveri e del dr. Stephan Poen, medico foniatra, baritono e pianista.
Il dottor Poen ha seguito il baritono  durante gran parte  della sua carriera di didatta oltre che di artista e ne ha ricostruito meticolosamente,  in una biografia dal titolo “Paolo Silveri. La sua arte nel tempo”, l’intero iter personale ed artistico, dalla nascita, avvenuta più di cento anni fa ad Ofena, in Abruzzo, all’approdo ad una carriera internazionale che ha visto proprio al teatro San Carlo momenti di grandissima importanza.
La presenza verdiana di Silveri al San Carlo è compresa cronologicamente tra il 1944 e il 1959. A Napoli  Silveri ha potuto seguire i momenti dell’occupazione americana insieme ad un gruppo straordinari di artisti che hanno contribuito alla rinascita musicale e culturale di questa città. Proprio il San Carlo lo ha presentato in una vetrina internazionale a Londra, che lo ha reso non soltanto l’idolo del pubblico ma anche il beniamino dell’alta società e della casa reale.
È  il Dottor Poen che generosamente presenta al pubblico in sala preziosi ricordi personali e vicende biografiche connesse alla vita e alla carriera artistica di Paolo Silveri:
«Per ovvie ragioni anagrafiche non ho potuto conoscere Verdi di persona ma posso dire di averlo conosciuto attraverso Silveri. Questo è stato possibile grazie ad una lunga contemplazione e meditazione su certi tratti caratteristici di Silveri, umanamente e artisticamente. È così che ho conosciuto il miracolo verdiano, nello stesso miracolo di vita che è stato Silveri. Ho avuto la fortuna di lavorare con lui in tutto il repertorio italiano e soprattutto verdiano; oltre alla tecnica ho mirato all’anima della musica grazie a Silveri, un contadino di origine abruzzese; egli ha compiuto una grande parabola di vita, da quel paese dove era cresciuto (Ofena) e dove ha combattuto la povertà, fino al suo trionfo da re sul palcoscenico della “Covent Garden” di Londra, beniamino del pubblico e della casa reale britannica, amico intimo della Regina madre di Inghilterra, madre dell’attuale regina, che presenziava alle sue recite, in quelle cene al Buckingham Palace dove quel contadino era ospite d’onore. Uno spirito che poteva in pochi minuti passare tra argomenti gravosi all’ironia sottile, animato da uno slancio entusiasta nel mangiare e nel bere. Il contadino di Ofena era diventato il re della scala, il protagonista dei suoi tempi ma la sua semplicità sempre ancorata nel realismo quotidiano, evidente in alcune sue fortunatissime interpretazioni. Esteticamente Silveri per gusto, garbo ed eleganza ed un suono vocale dalla forte fisicità è un eterno modello per l’eterno suo amore per la vita, per l’arte connessa con la vita, per la sincerità. Silveri era l’uomo dell’eterna misura nella sua eloquenza artistica, un uomo che ha svolto numerosi mestieri nella sua vita come il contadino, il pugile, il calciatore, il barbiere.  un uomo che sapeva che un giorno sarebbe diventato un grande artista ma ha vissuto ogni giorno della sua vita con una devozione e rispetto per l’uomo, facendo tesoro di qualunque esperienza della sua vita perciò lo spessore del suo temperamento traspare nelle sue interpretazioni perché questa forte accademia di vita gli ha consentito d essere sé stesso anche in teatro».
In seguito sono state riprodotte alcune arie tratte dalle opere verdiane alle quali Silveri ha partecipato da baritono: dalla Traviata al Don Carlo.
In conclusione il direttore, Arturo De Vivo, ha chiarito le finalità dell’intera iniziativa: «È un’ occasione importante per rendersi conto di come il San Carlo, casa di Verdi per molti anni, ha rappresentato e rappresenta un luogo di rielaborazione dello spirito verdiano di scoperta di nuove voci, di nuovi modi di ascoltare, di vedere e di rappresentare Verdi. E’ importante per noi che abbiamo la responsabilità di mantenere la memoria verdiana di questo teatro e punti di riferimento come Paolo Silveri aiutano a guardare nel futuro avendo sulle spalle il dolce peso della  memoria».

Francesca Mancini