Viviani: Napoli da dentro Napoli

La strada di

A San Giorgio a Cremano, la sera del 29 Novembre,  nella  biblioteca di villa Bruno  ho assistito ad un omaggio ad un grande del teatro e della poesia e della canzone napoletana: Raffaele Viviani.
Una serata dal titolo La Strada a cura di Salvatore Gramaglia, con la partecipazione di artisti straordinari: Peppe Parisi, Margherita Moxedano e Simonetta D’Angelo, cantanti attori; con gli arrangiamenti musicali e canori di Paolo Aurino, i commenti di  Antonio Grazioli e con musica dal vivo con il pianoforte dello stesso Aurino, la chitarra battente di Luca Caiazzo e la chitarra classica di Raffaele Caiazzo.
Raffaele Viviani: il  poeta che ha rappresentato Napoli da dentro Napoli.
Nelle sue opere, questa mia città, l’artista l’ha rappresentata con maestria: con la leggerezza dell’arte e della poesia ha fotografato la città come un attento studioso di antropologia, restituendo una immagine tragica (nel senso più pieno e puro e antico del termine) della complessità della città, senza mai cadere nello stereotipo e nel luogo comune.
Siamo nella prima metà del novecento,  in particolare durante il ventennio fascista,  la poesia di Viviani metteva scomodamente a nudo le realtà più drammatiche della convivenza umana.
Rivolgo i miei ringraziamenti a Salvatore Gramaglia, per aver reso omaggio ad un grande di Napoli. I miei ringraziamenti perché  con la sua professionalità indiscussa,  condita dalla semplicità del suo essere, e dalla sua umiltà (nel senso più bello e nobile del termine) e dai primi commenti a delle domande che gli ho rivolto, forse non si è reso ancora conto della importanza della sua operazione in un periodo storico come il nostro.
Un periodo nel quale, sempre più spesso, gli artisti tendono ad autocelebrarsi senza dire niente, trasmettendo il vuoto, pensando solo al successo, al danaro, alla visibilità.
L’opera di Viviani dovrebbe essere presa da esempio, emblematica e paradigmatica, per tutti quelli che dicono di interessarsi di arte, poesia, teatro, musica.
L’artista, che ha tra le mani uno strumento potentissimo, la poesia, oggi più che mai  dovrebbe avere il dovere morale, politico, di rappresentare la realtà secondo il proprio punto di vista particolare, senza  nascondersi dietro stereotipi e cliché per fare cassa, e far tremare i poteri, tutti i poteri.
Quella di Viviani è la rappresentazione della realtà che io amo, è un maestro. La sua parola faceva tremare il regime ancor più di atti politici e terroristici, perché mostrava la realtà, nuda e cruda; e la realtà nuda e cruda, allora come oggi, il potere, tutti i poteri, tende sempre a nascondere.
Per il potere la gente dovrebbe essere, attraverso l’arte, solo rassicurata e non scossa: l’arte per il potere non deve far pensare, riflettere.
Allora, grazie a Gramaglia per questo suo omaggio ad un grande, che, secondo il mio modesto ed umile parere, va oltre il semplice «pensiero genuino ed autenticamente popolare» come lui  dice dell’opera di Viviani, la sua è un’opera politica, una ricerca antropologica, una restituzione di una realtà che la volontà di grandeur del regime dell’epoca tendeva a nascondere, e lui, con gli artisti che ha invitato a prendere parte a questo omaggio, è  riuscito ad interpretare e a trasmetterla magnificamente.

 Mario Scippa