Vivere in una casa discarica

rinchiusaNAPOLI – Per otto lunghi anni solo un phon a disposizione di Chiara per potersi riscaldare dal freddo. Niente gas per cucinare. Nessuna goccia d’acqua dal rubinetto per lavarsi.
Denutrita, sola e accovacciata tra un cumulo di rifiuti.
Queste le disumane condizioni in cui la giovane trentaseienne era costretta a vivere dalla madre, professoressa settantenne in pensione.
Qualche giorno fa è la chiamata di una persona che pure non abita nel palazzo di via Caldieri  a spingere la polizia nella stanza-lager per farla liberare.
Denunciati per favoreggiamento il portiere, l’amministratore di condominio e la sorella della madre aguzzina, da anni sua coinquilina nella vicina via Omodeo.
Ha già ottenuto gli arresti domiciliari l’ex insegnante di francese che dal carcere di Pozzuoli si difende: «Poteva uscire quando voleva, ma non aveva alcuna intenzione di farlo. Non avrei mai fatto del male a Chiara. Ora chi baderà a lei?»
Queste le assurde parole. Come assurda è la realtà odierna del Vomero, così scissa dal corpo della città.
«Solo case su case,catrame e cemento …», come recita la canzone di Celentano.                   Condomini spersonalizzati, senza storia, perché la maggior parte costruiti sulla carta a una velocità vertiginosa. Cancellati dalla speculazione edilizia giardini, cinema, piazze dove poter socializzare, che se esistono sono di natura “leggermente” diversa.
Si chiamano “piazze” del consumismo: un susseguirsi inarrestabile, nonostante la crisi, di negozi di cellulari, prodotti hitech, saloni estetici e supermercati. Lontana un miglio la vita del casale contadino sulla bella collina di Napoli.Eppure non sono passati molti anni.
Com’è possibile tante famiglie si siano chiuse nella totale indifferenza, pur avvertendo il cattivo odore proveniente dall’appartamento di Chiara?
Solo buongiorno e buonasera accompagnati da piccole frasi di circostanza. Questo è l’atteggiamento perbenista di chi risiede nella vecchia isola felice, mascherato da rispetto verso il condomino incontrato nell’androne o in ascensore, buona educazione, discrezione. In fondo, è semplicemente riservata, la gente del luogo.
Dunque al Vomero,vince il consumismo, ma in modo direttamente proporzionale all’egoismo. Peccato.
Chissà, se Chiara avesse abitato in un quartiere del centro storico di Napoli?… Forse i vicini di casa non l’avrebbero lasciata sola.

                                                                                                                            Nina Panariello