Vitriol: the dark side of the film

«Dentro un diario c’è sempre una storia e dentro un’immagine ce ne possono essere molte altre» (tratto dalla prefazione di Giovanni Mazzitelli)
Dietro ogni buona storia che si rispetti c’è sempre quella della sua gestazione, e questo vale per film, romanzi ed opere d’arte.
Il diario di bordo dell’autore è un autentico patrimonio, utile per comprendere la storia e per incanalarsi nel flusso dei pensieri e delle aspettative di chi la scrive.
Nel caso del film “Vitriol”, in uscita nelle sale il 15 novembre , dietro ciò che appare sul grande schermo c’è un abisso sotterraneo di vita che scorre nelle pagine di “Vitriol – Il Diario Segreto” (Edizioni Eracle) di Giovanni Mazzitelli, sceneggiatore del film.
Da questo breve resoconto dei giorni trascorsi sul set del film, s’intravede tutta la vitalità dell’autore e il dinamismo di giorni caotici alle prese con macchine, attori, tecnici e pizze fredde trangugiate in fretta tra una ripresa e l’altra.
Un’energia vitale e giovane si propaga dalle dita dello scrittore coinvolgendo con il suo carico di gestualità, di azioni e di esclamazioni intercalari, il lettore, che assume una prospettiva non sua, un non suo ruolo, un’altra identità.
È l’identità del ragazzo ventisettenne che scrive, che apre il suo mondo popolato di ricordi, di bizzarri aneddoti, di dettagli sulla lavorazione cinematografica al lettore-spettatore.
La scansione cronologica assume una prospettiva avventurosa: si passa dal momento in cui l’eroe protagonista viene incaricato di scrivere la sceneggiatura al momento in cui non c’è altro da fare che aspettare con ansia la prima.
La narrazione è agile e scivola con leggerezza da aneddoto in aneddoto, con l’estrema conseguenza di suscitare nel lettore la voglia di vivere un’analoga esperienza, con le relative emozioni e le picaresche peripezie.
Il diario segreto spalanca al pubblico la porta del backstage ritraendo gli aspetti più esemplari dei vari personaggi che popolano il dietro le quinte: da Francesco De Falco, regista scrupoloso e piuttosto ansioso, soprattutto quando subisce gli scherzi della troupe, ai volontari sul set, animati dall’irriducibile passione che deriva dalla consapevolezza di star collaborando alla creazione di qualcosa di importante: un piccolo passo nel grande universo del cinema.
Il diario è intriso di cinematografia, con riferimenti a grandi film d’autore come Donnie Brasco e Pulp Fiction.
Scorre come una sceneggiatura, indugiando su particolari accessori, che rendono più facile l’empatia con il lettore: quello che si ritrova improvvisamente appoggiato alla ringhiera di un balcone che affaccia sui Quartieri Spagnoli, ipnotizzato dalle parole folkloristiche delle signore del vicinato, o quello che si ritrova chiuso in un cimitero dopo le riprese senza via d’uscita se non quella di scavalcare.
Trovano spazio in queste pagine attimi di incertezze e turbamenti come la paura di non finire la lavorazione entro la data prestabilita o anche ricordi di infanzia e storie di genealogia familiare.
Il tutto filtrato attraverso la forma letteraria più autentica e spontanea: quella diaristica, che mette a nudo l’immagine dello scrittore e la sua storia più segreta.
(Foto: copertina del libro)

Francesca Mancini