Visita guidata al Museo Nazionale tra storia e misteri

Museo-archeologico-NapoliDa cosa partire per evocare alla comitiva di amici che mi segue le misteriose atmosfere dei misteri del Museo Nazionale Archeologico di Napoli?
La sede di Palazzo Teresa di via Foria, l’antico edificio rosso racchiuso tra via Salvator Rosa e la salita di Capodimonte, è meta di una passeggiata tra secoli di storia, vicino com’è a Porta San Gennaro e le misteriose ed ovattate botteghe di antiquari e di librai napolitani di via Costantinopoli, i ruderi romani di piazza Bellini, le antiche magioni nobiliari e le chiese barocche, pervasi dalle melodie delle celebri musiche di Pergolesi, Mozart Beethoven che sgorgano dal Conservatorio di San Pietro a Majella …
Il Museo Nazionale è l’orgoglio della Città: vi si trova una delle più importanti raccolte di reperti archeologici del mondo.
La costruzione del suo grande edificio rosso fu voluta dal duca di Ossuna, viceré di Napoli nel 1585 sull’allora deserta collina di Santa Teresa, vicina alle porte di Napoli, con funzione di cavallerizza o caserma di cavalleria di linea vicereale; fu completata nel 1616 dall’architetto Domenico Fontana per conto del conte di Lemos, nuovo viceré, con la destinazione finale di Real Università degli Studi.
L’antico Ateneo di Napoli, fondato da Federico II di Svevia il 5 giugno 1224; aveva docenti per lo più frati domenicani. La sede precedente era a via Anticaglia, attuale via San Giuseppe dei Rufi, al largo Avellino, nel palazzo dei principi Caracciolo Avellino. Circa duecento anni dopo ebbe posto invece in tre stanze dell’ala destra della chiesa di San Domenico maggiore.
Tra i professori della celebre scuola napoletana ricordiamo i celebri San Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno e Giambattista Vico.
Quando Carlo III di Borbone diede inizio gli scavi archeologici di Ercolano, in un primo momento fece custodire i reperti rinvenuti nella Reggia estiva che aveva fatto erigere a Portici; successivamente iniziarono anche gli scavi di Pompei, Stabia, Oplonti e quelli dell’area flegrea, e i reperti cominciarono ad accumularsi.
Nel 1758 li depositò nella Reggia di Capodimonte, sistemati tra la quadreria, l’arazzeria e la preziosa collezione Farnese che re Carlo ereditò da sua madre Elisabetta; nel Palazzo degli Studi di via Foria era anche custodita la libreria farnesiana, la Biblioteca Reale e la raccolta di gemme, lascito dei granduchi de’ Medici.
Per dare viabilità al Palazzo della Real Università, i Borbone nel 1768 fecero lastricare via Foria, collegandola al Real Albergo de’ Poveri (1752) e poi al Real Orto Botanico (1782).
Precedentemente, dal 1734 al 1742, a Palazzo Teresa aveva avuto sede la caserma militare di Cavalleria di linea del Reggimento Dragoni a cavallo; nel 1743 venne trasferita a Palazzo Mascabruno di Portici e poi nella caserma adiacente la Reggia di Caserta e poi ancora a Nola, nel 1815.
Intanto, nel 1767 Ferdinando IV aveva sfrattato i Gesuiti dal Regno; dieci anni dopo sistemo l’Università nel loro ex palazzo del San Salvatore, vicino via Mezzocannone e le rampe del Pendino.
Fatto questo, fece restaurare Palazzo Teresa da Ferdinando Fuga, che modellò il corpo centrale aggiungendovi lo scalone interno con rampe e due ali e sopraelevò l’unico piano originario. Quindi vi furono trasferiti i reperti archeologici e le collezioni da Portici e da Capodimonte.
Ercole FarneseDavanti lo scalone centrale del piano terra re Ferdinando fece sistemare il gigantesco Ercole e il gruppo marmoreo detto Toro farnese, fece affrescare le volte delle sale dal Bardellino, consacrando l’intero edificio a Palladio di Era musis, cioè a Minerva, dea della sapienza.images (1)
Nel 1818 i lavori di sistemazione del Real Museo Archeologico vennero affidati all’architetto Pompeo Schiantarelli; i lavori di sistemazione e di ristrutturazione dell’edificio terminarono nel 1820, e altri reperti di Herculaneum, Stabiae, Pompeii, Oplontis da Portici sortati da soldati sfilarono trionfalmente verso Napoli su carri trainati da buoi, tra ali di folla accalcata nelle strade, assiepata a finestre e balconi o sui palchetti d’onore improvvisati nei vari casali e paesi. Un popolo incuriosito, divertito dall’inusuale spettacolo, orgogliosi di essere duosiciliani e di avere una storia tanto antica.
Nel 1831 al Museo fu sistemato anche l’affresco della battaglia di Dario proveniente da Pompei.battaglia_isso Fu l’apoteosi dell’Arte e la consacrazione dell’Archeologia.
Direttore del Museo fu dal 1815 al 1820 il canonico, scrittore e archeologo don Andrea de Iorio da Procida; poi l’incarico passò all’abate Angelo Scotto e a Giuseppe Fiorelli.
Nel 1852 gli uffici amministrativi del Museo vennero collegati al telegrafo elettrico borbonico nazionale delle Due Sicilie; la guardianìa dell’edificio era affidata alle Guardie nazionali armate.
Nel 1860 il museo diventò proprietà demaniale dello Stato italiano; continuò ad arricchirsi di reperti.
La Biblioteca già Farnese e poi detta di Maria Carolina e di Ferdinando IV, nel 1927 venne intitolata a Vittorio Emanuele e trasferita al Palazzo Reale di Napoli. Una volta liberato il primo piano e il salone centrale al piano terra del museo, vi si disposero le pitture pompeiane, al secondo piano la collezione vascolare e al pianoterra la collezione di ori e argenti e preziosi; al di sotto e sotto il piano terra si collocarono invece i reperti egizi.
Mi muovo nel Museo con il gruppo di amici in un silenzio ovattato, con luci bianche, ambienti ben soleggiati e giochi d’ombra, tra statue di marmo, affreschi, suppellettili di ogni genere, oggetti in argento e oro; la collezione dei bronzi, di cui 60 della sola Villa dei Misteri di Pompei.
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E i Misteri continuano …
Il palazzo del Museo fu miracolosamente risparmiato dai bombardamenti aerei del 1941-43, ben 150 … forse grazie alla protezione degli dei greci, romani, egizi, come voleva la leggenda popolare … Né subì rappresaglie tedesche nel 1944 … Occupato fino al 1948 dagli uffici militari e civili, fu rispettato anche dagli americani …
E questa è l’aura misteriosa che circonda il Museo Archeologico di Napoli; si racconta altresì che di notte girino per le sue sale tanti fantasmi di uomini e di donne di Pompeii, Herculaneum, Stabiae, Cuma, in specie vicino al grande busto di Giove; molti guardiani raccontano di mummie egizie che salgono al pianoterra nelle notti di luna piena e non molto tempo fece molto scalpore il supposto fantasma di una giovinetta avvistato da operai durante i lavori di restauro …
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È naturale, è fisiologico che tutto questo accada in luogo arcano, dove presente e passato si fondono per ritornare prepotentemente nella Città delle Sirene, di cui persino l’origine è mitologica …
Il Mistero, dove tra la magia di una natura rigogliosa ogni pietra trasuda storia, ha trovato casa a Napoli …

Michele Di Iorio