Villa d’Elbeouf tra passato e presente

DCIM100MEDIALo sguardo di Diana accarezza piano il mare, è perso lontano, verso la linea azzurra dove il cielo sposa l’orizzonte. I riccioli scuri sfuggono irriverenti all’alta acconciatura e giocano con il vento, e le braccia, ornate dai merletti dell’abito che indossa, sembrano volersi librare in alto come ali di gabbiani, che in quel momento, stridono contro il sole primaverile.
E’ giunta da poco a villa d’ Elbeouf come damigella della regina, che iniziata la ridente stagione ama trasferirsi qui da quando il marito ne ha ampliato la struttura facendo costruire il bagno, uno specchio di acqua di mare in cui tuffarsi in privato.
Anche a lei, insieme alle altre damigelle, è concesso fare il bagno con la sovrana: l’odore della salsedine le inebria le narici ed il tepore del sole le rilassa la mente e il corpo. Non esiste niente di più bello al mondo.
Ricorda le parole lusinghiere della madre: «È un onore per te e per la nostra famiglia che tu ricopra quest’incarico, vanne fiera».
Quando Diana  ha visto per la prima volta la dimora, è rimasta estasiata dalla sua raffinatezza e dalla sua bellezza. Sovente, con le altre damigelle, accompagna la regina in lunghe passeggiate nel parco che si apre, come un mondo magico ed appartato, nello spazio retrostante l’edificio.
In queste circostanze accade che, di nascosto, con la complicità delle compagne, colga fiori dalle forme più singolari e dai colori più intensi per giocare ad intrecciarli tra i suoi capelli e quelli delle amiche.
Questa sera a villa d’Elbeouf ci sarà un ballo di gala a cui tutta la nobiltà parteciperà. Diana ha aiutato la sovrana nella scelta dell’abito e nella preparazione dell’acconciatura e del trucco.
I maggiordomi hanno già disposto le lanterne, le cui luci accendono le vetrate eleganti delle finestre di un bagliore dorato e sulle balaustre delle terrazze:  specchiandosi nel mare, creano guizzi di fuoco.
Dalla loggia gli invitati potranno godere anche dell’imponente vista del Vesuvio che irrompe sulla lussuosa dimora come un gigante buono. Diana siede accanto alla monarca che con ricercata scioltezza saluta gli ospiti; sorride, come ogni damigella deve saper fare, e osserva con insolito stupore i sontuosi arazzi, gli affreschi che sembrano prendere vita dalle pareti, ricchi di colore e di poesia.
È rapita dal suono soave della musica che inebria l’aria e accompagna come una danza il battito dei ventagli delle nobildonne e il fruscio delle livree dei maggiordomi, che senza sosta offrono vino e leccornie ai commensali.
Le pregiate pavimentazioni contribuiscono a quel luccichio, e gli abiti delle dame, volteggianti nel ballo appena iniziato, sembrano tante corolle aperte dalle molteplici sfumature …
Diana si ridesta violentemente: ha sognato ad occhi aperti, come spesso le accade dinanzi a reperti d’epoca. È corsa in fretta non appena ha saputo dell’accaduto: i solai di un’ala di villa d’Elboeuf e un ampio pezzo della facciata interna sono crollati, trascinando giù anche il muro di contenimento, probabilmente a causa delle incessanti piogge che sono cadute su Portici negli ultimi giorni.
Sicuramente, pensa con amarezza Diana, anche a causa del degrado in cui la villa versa da tanto tempo …
La dimora borbonica, costruita nei primi anni del Settecento su disegno di Ferdinando Sanfelice, ha conosciuto negli anni altri crolli, saccheggi di pezzi pregiati e dei marmi delle balaustre.
La vista dei detriti che inondano i binari della stazione di Portici le ha fatto male all’animo: una nuova ferita, uno squarcio sanguinoso nella bellezza del patrimonio artistico e culturale di cui godrebbe la città, se non fosse tutto abbandonato, condannato dall’indifferenza delle associazioni preposte alla tutela, ai vani discorsi e alle vane promesse di politici di turno e ad interventi mai attuati, persi nei meandri di lunghi iter burocratici.
L’indifferenza: la sola colpevole di questo doloroso scempio. Lei è una giornalista di una rivista locale, ma a chiamarla lì, lo sa, è stato anche il suo cuore. Appena giunta ha constatato la presenza dei Vigili del Fuoco: il rovinoso crollo ha tranciato il cavo di alimentazione elettrica dei treni della linea ferroviaria Portici-Napoli – le hanno spiegato – quando i detriti sono caduti sui binari.
Secondo la comunicazione che ha appreso dalle Ferrovie dello Stato la circolazione sulla linea Napoli-Salerno è sospesa e « … non si registrano danni a viaggiatori o treni. I provvedimenti di circolazione alternativa saranno in vigore fino al nulla osta dei Vigili del Fuoco e delle strutture competenti che stanno provvedendo alle necessarie verifiche di stabilità delle costruzioni adiacenti».
Pertanto, in attesa della viabilità, la circolazione è cambiata adottando servizi sostitutivi: autobus che collegano Napoli Centrale e Salerno con fermate in tutte le stazioni, mentre i treni a lunga percorrenza sono rivolti verso la linea Monte del Vesuvio.
Diana non può fare a meno di sorridere ironicamente: ciò aggraverà i disagi sulle già difficili e precarie vie di transito e comunicazione della cittadina vesuviana.
Forse ciò che la ferisce di più è la vista delle ruspe che, raccogliendo i detriti, cancellano con dovizia gli ultimi ricordi che la villa custodiva nella sua anima, nella sua storia; cancellando le ultime immagini e i respiri che vissero quelle mura, soli testimoni di storie che non saranno mai raccontate.
A distoglierla dalle sue riflessioni è la voce del sindaco di Portici che vuole accertarsi che non ci siano feriti.
«Per fortuna nessun ferito – risponde Diana meccanicamente, continuando a guardare il lavoro instancabile delle ruspe – Nessun ferito, signor sindaco, tranne una delle più suggestive dimore di qualche secolo fa …»

 Tiziana Muselli