Ventennale della morte di Paolo Borsellino

Paolo Borsellino

In occasione del ventennale della strage mafiosa di via D’Amelio, nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, la Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania ha promosso un momento di riflessione presso la Stele della Memoria, opera dedicata a tutti gli innocenti uccisi per mano criminale collocata a Napoli nei giardini di via Cesario Console.
L’incontro, durante il quale è stata data lettura di una lettera di Agnese Borsellino scritta al marito Paolo (pubblicata nel volume “Paolo Borsellino”, a cura del giornalista Umberto Lucentini e dei familiari del giudice ucciso), è stato preceduto da una messa in memoria di Fabio De Pandi, il bambino ucciso durante un conflitto a fuoco tra clan rivali al Rione Traiano il 21 luglio 1991, celebrata dal vicepresidente della Fondazione Pol.i.s. e referente regionale di Libera don Tonino Palmese.
Sono intervenuti, tra gli altri, il procuratore aggiunto della DDA di Napoli Federico Cafiero de Raho, il questore Luigi Merolla, il comandante provinciale dei Carabinieri Marco Minicucci, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Riccardo Rapanotti, il maggiore Salvatore Sauco, Eduardo Battista della Polizia di Stato, il referente regionale di Libera don Tonino Palmese, il segretario generale della Fondazione Pol.i.s. Enrico Tedesco e una delegazione dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, guidata dal presidente del coordinamento regionale Lorenzo Clemente.
“Ci riconosciamo completamente nel dolore dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, che ci spinge a fare sempre di più e meglio. Lo Stato sarà sempre al loro fianco”, ha affermato Cafiero de Raho, mentre il questore Merolla ha portato i saluti del prefetto Andrea De Martino e rivolto un pensiero affettuoso a tutti i familiari delle vittime innocenti di criminalità, “qualsiasi sia la mano assassina che ha posto fine alla loro esistenza”.
Ha chiuso Lorenzo Clemente: “Ciò che ci dà la forza di andare avanti è la memoria dei nostri cari. Quello che è successo a noi non deve capitare più ad altri”.
Comunicato stampa