Unipan, il pane della legalità

SAN SEBASTIANO AL VESUVIO – Sembrano davvero lontani i tempi dei 1100 forni illegali chiusi e dei sequestri quotidiani in tutta la provincia di Napoli, nei giorni in cui la lotta alla panificazione ed alla distribuzione abusiva del pane in Campania faceva registrare uno dei suoi colpi più duri inflitti all’illegalità.
Una battaglia che oggi è quasi totalmente caduta nell’oblio, nonostante una legge regionale imponga l’obbligo della tracciabilità e dell’imbustamento del pane, ad eccezione di quello acquistato subito dopo essere stato sfornato, nei forni autorizzati. «Attualmente – ha spiegato Francesco Emilio Borrelli, ex assessore provinciale all’Agricoltura, da anni in prima linea contro i panificatori abusivi – l’applicazione della legge è molto discrezionale e, soprattutto, mancano i controlli sul territorio. Occorre ricreare una task-force tra istituzioni ed associazioni capace di riportare la questione in primo piano».
«Oggi la terza generazione dei nostri figli soffre di celiachia – ha detto Mimmo Filosa presidente dell’Unipan, il consorzio nazionale che riunisce i panificatori campani che hanno detto “no” all’esercizio illegale della propria professione – e mangia pane fatto con grano privo di vitamine ed altri nutrienti. Innumerevoli sono, inoltre, i casi di forni che utilizzano legno trattato e, quindi, nocivo come quello ricavato da pedane o, addirittura, da bare».
Ed è stato proprio il suo panificio Doc di San Sebastiano al Vesuvio, la sede della penultima tappa della tre giorni dedicata alle buone pratiche del riuso dei beni confiscati, promossa dal Parlamento Europeo e dalla Fondazione Polis della Regione Campania. «Occorre sostenere l’Unipan – ha affermato Gianni Pittella, vicepresidente vicario del PE – e favorirne la conquista del mercato, intensificando i controlli sul territorio per contrastare il perpetrarsi e l’ulteriore diffusione di pratiche illegali e favorendo circuiti produttivi sani».
«Entro fine anno – gli ha fatto eco Enrico Tedesco, segretario generale di Polis – dai 2 ai10 ettaridi ciascuno dei terreni confiscati sarà coltivato con grano campano, in modo da sostenerne la produttività e valorizzarne il forte valore sociale di contrasto alla camorra».
Dunque, una speranza per il consorzio Unipan, tra l’altro promotore del progetto per l’acquisto del grano dalle terre confiscate alla camorra in modo da tutelare il consumatore e valorizzare l’artigianato con un prodotto sano e di elevata qualità. «Contatterò personalmente – ha  concluso Pittella – gli organi territoriali competenti per segnalare loro una situazione fattasi nuovamente d’emergenza, visto l’attuale aumento del mercato illegale del pane che si registra, in particolare, nelle due province di Napoli e Caserta».

Assia Filosa