Una giornata in cantiere

La Greca, Caiazzo, MaioneC’erano tutti. Tutti coloro che in qualche modo sono legati al restauro del galoppatoio coperto di Palazzo Mascabruno. Maestranze, assessore, architetti, restauratori. Ognuno svolgeva il proprio ruolo con competenza.
Tra una polvere particolare, un misto di lavoro e di secoli, si respirava una grande passione, un forte orgoglio per quella meravigliosa struttura voluta da Ferdinando IV di Borbone.
Non è cosa da poco descrivere l’aria che aleggia nel cantiere: al di là dei dati tecnici, al di là dei materiali usati per recuperare e salvaguardare la magnifica opera d’ingegneria borbonica, è l’orgoglio la cosa che colpisce di più.
Il ritrovamento di tracce di vissuto quotidiano, le intuizioni nel ricostruire le parti mancanti, la probabile individuazione dell’uso originario di alcuni elementi: è questo che rende particolarmente fervido ed entusiastico il lavoro di quelle persone che si stanno dedicando al recupero del galoppatoio coperto, secondo per dimensioni solo a quello del castello austriaco di Schönbrun, costruito tre anni dopo di quello annesso alla Reggia borbonica di Portici ed inaugurato in occasione della visita a Vienna della coppia reale Ferdinando IV e Maria Carolina.
Un luogo surreale, una fucina di magia e di storia, dove Lo Speaker ha trascorso qualche ora con l’assessore all’Urbanistica del comune di Portici Stefania Caiazzo, l’addetto stampa Carmine Maione, l’architetto Gaetano Improta, dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Luigi Sanguigno, RUP (Responsabile Unico di Procedimento) del Comune di Portici, accompagnati dal direttore dei lavori architetto Ciro La Greca e dal capocantiere Antonio Liguori, con guide d’eccezione come il direttore Massimiliano Sampaolesi della ditta Giovanna Izzo Restauri, che segue i lavori per la copertura lignea, e il direttore Francesco Paribello della ditta Izzo Mario, che segue invece i lavori della parte edile.
vascello ingleseÈ stato come rivivere il passato, salire su quei ponteggi che riportano indietro di più di due secoli, come la scoperta sotto strati e strati d’intonaco del graffito di un vascello inglese, forse un omaggio alla forte presenza dei figli d’Albione nel Regno, o del disegno di un pentagramma con alcune note tracciato con una matita rossa in uso fino al 1806.
Per saperne di più Lo Speaker ha richiesto una consulenza musicologica al Maestro Leopoldo Fontanarosa, che ha precisato che il pentagramma « … sembra essere scritto da qualcuno che aveva i primissimi rudimenti della musica ma non da un musicista. All’inizio del rigo sembra non esserci la chiave, almeno che quella C non volesse indicare una chiave di basso, che però correttamente va scritta al contrario. Anche il tempo non è segnato ed il valore delle note non è coerente con una misura stabile. Le prime quattro note sono quattro sol semiminima che vanno ad indicare un 4/4. La seconda battuta dovrebbe essere anch’essa costituita da note che vanno a riempire i 4/4, invece sono quattro semicrome che riempiono un solo quarto. Le note sono fa, mi, re, mi. La terza e la quarta battuta si leggono male ma presentano lo stesso problema. Quindi penso si tratti solo di uno scarabocchio di qualcuno che voleva “giocare” con i rudimenti di musica acquisiti».Pentagramma
Il galoppatoio di Palazzo Mascabruno si estende su un’area di circa 600 m²; è un rarissimo esempio di maneggio coperto per l’addestramento dei cavalli.
I lavori iniziarono intorno al 1742 sotto la direzione dell’ingegnere camerale Tommaso Saluzzi; una struttura preesistente venne poi trasformata nelle Reali Scuderie con il maneggio coperto. Nel 1773 Ferdinando IV fondò la Real Fabbrica Ferdinandea di ceramiche di Capodimonte, in sostituzione di quella originariamente voluta da suo padre Carlo III, la cui produzione fu interrotta quando il sovrano lasciò Napoli per sedere sul trono di Spagna.
La prima sede della Real Fabbrica Ferdinandea per circa un anno e mezzo fu attiva a Portici, probabilmente proprio in quella struttura che poi venne trasformata in galoppatoio coperto. Nel breve periodo in cui funzionò, il grande ambiente della manifattura era provvisto di tre fornaci, di cui una grande e due piccole; il ritrovamento di un’antica piccola fornace in uno degli ambienti adibiti a servizi del galoppatoio, e non nelle scuderie, come sarebbe più logico, fa pensare che fosse una di quelle della Real Fabbrica di porcellane.DCIM100MEDIA
È un piccolo gioiello dimenticato, questo maneggio, dove un tempo i cavalleggeri borbonici si addestravano sul corsiero napolitano, una razza equina autoctona forte e affidabile in battaglia, vanto della cavalleria borbonica in tutt’Europa.
Il galoppatoio ha uno scalone interno di pregevole fattura che da quella che era l’arena porta al giardino; dall’importanza di questa struttura in piperno chiaro, quindi estremamente pregiato, si evince che non fosse una scala di servizio ma piuttosto l’ingresso riservato al re, che vi accedeva direttamente passando dal grande bosco di elci.
Dopo la bonifica preliminare del sito per ripristinare le condizioni igienico sanitarie, compresa la rimozione della copertura di lastre di amianto-cemento con smaltimento del materiale di risulta effettuato secondo le norme vigenti, sono state demolite le sovrastrutture risalenti a metà del ‘900. Dopo di che si è proceduto con il risanamento dall’umidità delle strutture lignee nonché alla disinfestazione e alla revisione delle murature.
Poi è cominciato il restauro vero e proprio delle pavimentazioni, degli elementi lapidei, delle strutture lignee, in particolare della capriata palladiana, originariamente celata da una tela di copertura.
La capriata, del tipo usato dal Palladio per le soffittature delle sue famose Ville Venete, è una grande opera d’ingegneria che ha sfidato i secoli: in uno degli angoli ha ceduto, ma nonostante tutto ha retto e continuerà a reggere chissà per quanto.
È un’opera talmente grandiosa che per scelta architettonica sarà lasciata a vista; anzi si sta pensando di ricreare quel camminamento che esisteva originariamente, non solo per effettuare la necessaria manutenzione, ma anche per dare la possibilità ai visitatori di osservare da vicino questa meraviglia.
capriata
I lavori previsti dalla programmazione PIU Europa Città di Portici Il restauro conservativo e la rifunzionalizzazione del cavalcatoio coperto nell’ambito del Sito Reale Borbonico termineranno presumibilmente tra poco più di un anno.
La sua rifunzionalizzazione – e lo si dice con un po’ di rammarico – non sarà mai più quella di maneggio equestre, ma sarà un struttura polifunzionale capace di dotare Portici di un grande spazio coperto, nel segno di una Città che da sempre ha intrecciato il suo tessuto sociale a Storia, Cultura e Arte.